Lucio Giulio Urso Serviano: differenze tra le versioni

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Urso Serviano, in considerazione dell'alto rango rivestito e dell'amicizia che da sempre lo legava a Traiano, coltivava fondate speranze per la successione al trono di imperatore quale sucessore di Traiano anche se, questi, pareva favorire il nipote Adriano. Quando Nerva morì, il 27 gennaio 98, Adriano si mise in viaggio per la Germania allo scopo di portare a Traiano, lì dislocato con le sue legioni, la notizia della sua adozione fatta dall'Imperatore Nerva prima della morte. Urso Serviano, in corsa anch'esso per una possibile successione, cercò di precedere Adriano quale messaggero della buona novella senza però riuscire a coronare con successo il suo tentativo che, nelle sue aspettative, poteva costituire la base di partenza su cui consolidare nel tempo il già forte legame esistente con Traiano al fine di indurlo a considerare, egli stesso, il possibile successore.
 
Tutto ciò non si realizzò in quanto, alla fine, Traiano optò per il nipote Adriano il quale l'11 Agosto del 117, ascese al trono di imperatore. Tuttavia và detto che, cessata la fase di contrapposizione, i rapporti che Urso Serviano ebbe con Adriano, prima e dopo la sua incoronazione, rimasero eccellenti fino al punto da meritarsi la massima stima e considerazione che si concretizzò, nel [[134]], con un terzo [[console (storia romana)|consolato]] (carica che, dopo di lui, non fu mai più concessa per la terza volta a membri non appartenenti alla famiglia imperiale) ottenuto da Adriano in aggiunta a quelli già precedentemente concessi da TraianoDomiziano (nel [[90|90)]], come suffetto, e nelda Traiano ([[102]]) grazie alla grandissa influenza che ebbe, anche su di esso (e di cui pare ne abbia usato nobilmente<ref>{{Cita libro|titolo=E. Q. Visconti, Iconografia Romana, Milano, 1818, p. 292|editore=|p=}}</ref>) che egli ebbe anche su di esso, durante il suo illuminato regno. Fu così che, nell'arco di tutta la sua lunga carriera da [[senato romano|senatore,]] Urso mantenne uno stretto legame con gli imperatori Traiano ad Adriano risultando in tal modo una figura preminente in quel periodo nel quale riuscì a divenire una voce particolarmente influente ed ascoltata dai due dei più prestigiosi imperatori dell'Impero Romano.
 
A dimostrazione di ciò basti pensare quanto fosse ricercato il suo punto di vista e le sue opinioni su problematiche di assoluta importanza per la gestione politica dell’impero come quelle costituite dal rapporto tra stato e religione affrontato da Adriano in uno dei sui viaggi in Egitto da dove, rendendolo partecipe di ciò che aveva riscontrato, scrisse al console Urso Serviano una lettera<ref>{{Cita libro|autore=Flavio Vopisco|titolo=Storia Augusta, VIII - Vita di Saturnino|editore=|p=}}</ref> attraverso la quale esponeva le proprie riflessioni riguardo il culto di [[Serapide]] adorato, a suo dire, dai cristiani, dagli ebrei e da tutti gli altri popoli.