Realismo (letteratura): differenze tra le versioni

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===Il realismo ottocentesco e la ricerca della verosimiglianza===
Il bisogno di raccontare ispirandosi al mondo reale ha avuto ovviamente un riflesso sulle tecniche narrative. Dapprima gli scrittori fecero ricorso a quel procedimento, ereditato dai poemi epici, dai romanzi e dalle novelle dell'antichità classica e medievale, che la moderna [[narratologia]] ha denominato "focalizzazione zero". In particolare, nella narrativa ottocentesca a impostazione realistica il narratore "onnisciente" ha in genere la funzione di raccontare una storia avvincente, inventata ma allo stesso tempo verosimile, tale cioè da riflettere su modi, personaggi ed eventi che possono trovare riscontro con la realtà. L'adozione del narratore onnisciente è inoltre congeniale all'intento pedagogico di molti autori realisti ottocenteschi, quali [[Lev Tolstoj]], [[Honoré de Balzac]], [[Charles Dickens]], [[Benito Pérez Galdós]]. [[Gustave Flaubert]] diede vita, con [[Madame Bovary]] (1857), a un nuovo modo di scrivere e di concepire l'arte, sia per il carattere antiromantico sia per l'oggettività con cui veniva indagata la psicologia dei personaggi. Questo tipo di narratore, infatti, non impegna il lettore in uno sforzo di comprensione di ciò che gli viene narrato ma, anzi, gli rende agevole la lettura, lo guida nella corretta interpretazione della storia (che raramente presenta margini di ambiguità), gli presenta i personaggi, gli svela i retroscena di taluni fatti grazie alla tecnica dell'[[analessi]] (flashback), o gliene anticipa i futuri sviluppi tramite la [[prolessi]] (anticipazioni).
 
==Voci correlate==