Marmo di Carrara: differenze tra le versioni

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[[File:Fabbricazione di mortai, quadrette e balaustre di marmo nelle cave, Massa 1810 ca - san dl SAN IMG-00002965.jpg|thumb|Operai nelle cave intenti alla fabbricazione di mortai, quadrette e balaustre di marmo. <br>Disegno a penna e acquerello di Saverio Salvioni, Massa, 1810 ca.]]
 
L'attività estrattiva vera e propria si sviluppò a partire dall'epoca romana, e conobbe il maggiore sviluppo sotto [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] (48-44 a.C.). L’esportazione, che avveniva tramite il porto di [[Luna (colonia romana)|Luni]] (ragion per cui il marmo delle Alpi Apuane è detto, in archeologia, marmo lunense), assunse allora un’entità tale da rifornire le maestranze preposte alla costruzione delle maggiori costruzioni pubbliche di Roma e di numerose dimore patrizie. Delle cave più antiche, distribuite nei bacini di [[Torano (Carrara)|Torano]], [[Miseglia]] e [[Colonnata (Carrara)|Colonnata]], non resta molto, poiché l’attività estrattiva protrattasi nei secoli ha causato la loro progressiva distruzione. In tal modo, cave come quella di Polvaccio e Mandria (Torano) e Canalgrande (Miseglia) sono andate perdute. Sono, invece, ancora integre le cave di La Tagliata (Miseglia) e Fossacava (Colonnata)<ref>Sulle antiche cave lunensi vedere soprattutto E. Dolci, "La localizzazione ed il rilevamento delle cave lunensi", in ''Quaderni del Centro Studi lunensi''</ref>.
 
I [[Roma (città antica)|Romani]] svilupparono l'attività estrattiva vera e propria, e a partire dall'epoca di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] (48-44 a.C.) riforniva di blocchi di marmo bianco le maggiori costruzioni pubbliche di [[Roma]] e numerose dimore [[Patrizio (storia romana)|patrizie]].