Stanisław Szulmiński: differenze tra le versioni

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|Attività = presbitero
|Nazionalità = polacco
|PostNazionalità = , appartenente alla [[Società dell'apostolato cattolico]] della [[Chiesa cattolica in Ucraina]]. Vittima delle persecuzioni sovietiche, è considerato dalla Chiesa un martire per la fede<ref name = mar>{{cita web|url=https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=pl&u=http://pl.catholicmartyrs.org/index.php%3Fmod%3Dpages%26page%3Dshulminskyarticle&prev=search|titolo=Stanislaw Szulminski, martire per la fede e la riconciliazione|data=|pubblicazione=I nuovi martiri cattolici|accesso=22 giugno 2018}}</ref> ed è [[servo di Dio]]
}}
 
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Nel 1937 fondò, con l'obiettivo di favorire la riconciliazione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, una associazione per il futuro apostolato in [[Unione Sovietica]]: ''L'apostolato della riconciliazione''.<ref name = mar/> In poco più di un anno l'associazione era formata da un centinaio di persone. Durante la [[Seconda guerra mondiale]] fu inviato in [[Ucraina]] e, dopo l'incorporazione del territorio con la [[Repubblica Socialista Sovietica Ucraina]] il 24 ottobre 1939, fu arrestato e accusato di spionaggio. Il 21 agosto 1940 fu condannato a 5 anni di [[gulag]] trascorsi nel campo di Uchta. Nonostante il divieto, esercitò di nascosto le funzioni sacerdotali. Nell'agosto 1941 ottenne l'amnistia ma decise di rimanere.<ref name = mar/> Morì nel gulag tre mesi più tardi, il 27 novembre 1941.
 
Nel 2003 la [[Santa Sede]] concesse il ''nihil obstat'' all'apertura dell'inchiesta diocesana per la causa di [[beatificazione]] iniziata il 333 maggio dello stesso anno a San Pietroburgo dalla Conferenza episcopale della Federazione russa insieme a quelle di altri 15 martiri. Nel ruolo di postulatore Henryk Kietinski che lo definì "l'apostolo della riconciliazione".
 
== Note ==