Spartaco: differenze tra le versioni

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Il Senato romano inviò, in rapida successione, due pretori (prima [[Gaio Claudio Glabro]] e poi [[Publio Varinio]]) in [[Campania (provincia romana)|Campania]] con l'ordine di reprimere la rivolta. Glabro arruolò, letteralmente strada facendo, una legione raccogliticcia di 3.000 unità circa, composta da uomini inesperti e non addestrati. Essendo una spedizione di repressione di brigantaggio e cattura di schiavi fuggitivi non particolarmente "onorevole" dal punto di vista militare per i legionari, i quali non avrebbero neppure avuto la prospettiva di fare bottino di guerra (trattandosi in termini moderni di un'operazione di polizia militare interna), vennero arruolati per lo più uomini di basso livello.
 
Glabro cinse d'assedio la posizione sulla quale si erano asserragliati Spartaco e i suoi, accampandosi, senza peraltro fortificare il castrum, all'imbocco dell'unico sentiero percorribile per salire il [[Monte Somma]]. I ribelli intrecciarono delle corde utilizzando tralci di vite selvatica che crescevano spontaneamente presso il loro bivacco e, approfittando dell'oscurità si calarono da una parete rocciosa non sorvegliata, aggirando l'accerchiamento senza che le sentinelle romane se ne accorgessero e riuscendo addirittura a circondare l'accampamento romano. Forti dell'effetto sorpresa, l'attaccarono, sterminando gran parte dei legionari, mentre i sopravvissuti si davano a una precipitosa fuga in quella che viene denominata [[Battaglia del Vesuvio (73 a.C.)|battaglia del Vesuvio]]. L'eco di questo successo militare, ottenuto grazie all'esperienza militare di Spartaco e alla sua sagacia tattica, fece accorrere tra le sue file un enorme numero di schiavi fuggitivi, pastori e contadini poveri dei dintorni del Vesuvio, sicché la cinta d'assedio posta intorno al [[Vesuvio|vulcano]] fu spezzata e più legioni romane finirono per essere successivamente e nettamente sconfitte in Campania. Secondo lo storico romano [[Floro]], oltre alle armi sottratte ai romani, i ribelli provvidero al proprio armamento fondendo il ferro delle catene spezzate degli schiavi per forgiare spade e dardi.
 
Tra gli elementi che probabilmente polarizzarono attorno alla figura del condottiero trace i sentimenti di rivolta di moltissimi schiavi della penisola italica vi furono le modalità con le quali Spartaco e i suoi organizzarono la comunità: il bottino di ogni razzìa veniva redistribuito in parti rigorosamente uguali per tutti; all'interno della comunità era proibito per chiunque il possesso e la circolazione di oro e argento, che dovevano essere interamente scambiati con i mercanti per ottenere il ferro e il bronzo necessari a forgiare nuove armi; tutti gli schiavi fuggitivi e quelli liberati nel corso degli attacchi alle ville rustiche romane, che fossero donne, anziani o bambini, venivano accolti nella comunità e, nei limiti delle risorse disponibili sfamati, mentre a tutti gli uomini abili veniva fornito un addestramento militare. Queste modalità organizzative, e lo stesso fatto di aver cercato di organizzare una comunità di dimensioni considerevoli e composta da gruppi di etnìa eterogenea rendono perlomeno dubbio che il proposito di Spartaco e degli schiavi ribelli potesse essere puramente e semplicemente quello di fuggire dall'Italia per raggiungere le proprie terre d'origine. Per raggiungere questo scopo con maggiori probabilità di successo sarebbe stato con ogni evidenza più logico che gli schiavi si dividessero sin dall'inizio per esfiltrare dalla penisola alla spicciolata. Gli schiavi ribelli invece formarono un esercito che fu in grado di sconfiggere almeno nove volte gli eserciti romani inviati a reprimerli.
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[[File:Spartaco a Rosarno graffito Torino via Valperga Caluso.jpg|thumb|''Spartaco a Rosarno'': graffito a Torino che collega la figura di Spartaco con gli [[Rosarno#Scontri di Rosarno|scontri di Rosarno del 2010]]]]
Il romanziere e garibaldino [[Raffaello Giovagnoli]] pubblica, nel [[1873]], il romanzo ''Spartaco'' come tributo all'eroismo garibaldino, e il romanzo stesso è stampato con una lettera di [[Garibaldi]] in prefazione, che si definisce un [[liberto]] e termina auspicando un futuro in cui non ci saranno né gladiatori né padroni.<ref>cfr pag 40 Maria Wyke ''Projecting the past: ancient Rome, cinema, and history'', Routledge, 1997.</ref> La sua figura ispirò romanzi, film, opere artistiche e alcune personalità politiche quali [[Rosa Luxemburg]] e [[Karl Liebknecht]] che nel [[1916|1919]] fondarono la [[Lega Spartachista|Lega di Spartaco]] e che vennero definiti appunto "spartachisti".
 
Un graphic novel italiano di 190 pagine scritto e illustrato da James Fantauzzi narra la biografia del gladiatore basandosi quasi completamente sulle fonti classiche<ref name=":0">{{Cita libro|autore=James Fantauzzi|titolo=Spartacus, l'eroe della libertà|anno=2012|editore=Phasar Editori|città=Roma|p=|pp=190|ISBN=978-88-6358-168-3}}</ref>. La [[società polisportiva]] russa [[Spartak Moskva]] (così come altre società sportive e stadi del [[blocco comunista]]) prende il nome dal gladiatore trace (Spartak è il nome in russo di Spartaco). Inoltre anche una stazione della [[metropolitana di Mosca]] è denominata [[Spartak (metropolitana di Mosca)|Spartak]].
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* ''[[Spartacus (serie televisiva)|Spartacus]]'', serie televisiva statunitense ([[2010]]-[[2013]]).
* ''[[Spartacus - Gli dei dell'arena]]'', miniserie televisiva statunitense, (prequel) ([[2011]]).
 
== Saggistica ==
 
* [[Aldo Schiavone]], ''Spartaco: le armi e l'uomo'', Torino, Einaudi, 2011.
* Mario Dogliani, ''Spartaco. La ribellione degli schiavi'', Milano, Dalai Editore, 2002.
* Theresa Urbainczyk, ''Spartaco'', Bologna, Il Mulino, 2015.
* [[Barry Strauss]], ''La guerra di Spartaco'', Roma-Bari, Laterza, 2009.
 
== Opere letterarie ==
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* [[Aldo Schiavone]], ''Spartaco. Le armi e l'uomo'', Einaudi, Torino 2011.
* Mauro Marcialis, ''Spartaco. Il gladiatore'', Oscar Mondadori, Milano 2012.
* Theresa Urbainczyk, ''Spartaco'', Bologna, Il Mulino, 2015.
 
;Letteratura per ragazzi