Antonino Faà di Bruno (attore): differenze tra le versioni

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Quando andò in pensione, congedato col rango di [[generale di brigata]] dei [[granatiere|granatieri]], nel [[1964]], cominciò una fortunata carriera da [[attore]] [[cinema]]tografico, che intraprese per puro diletto: [[Carlo Lizzani]] lo chiamò per interpretare una piccola parte nel [[film]] ''[[La vita agra (film)|La vita agra]]'', a cui seguono ''[[Porcile (film)|Porcile]]'' ([[1969]]) di [[Pier Paolo Pasolini]], ''[[Amarcord]]'' ([[1973]]) di [[Federico Fellini]] e ''[[Come una rosa al naso]]'' ([[1976]]) di [[Franco Rossi (regista)|Franco Rossi]]. Tuttavia, i ruoli che lo fecero assurgere a mito della [[commedia all'italiana]] furono quello del militare in pensione e golpista Ribaud in ''[[Vogliamo i colonnelli]]'' del 1973 di [[Mario Monicelli]] e quello del [[Duca Conte Piercarlo Ing. Semenzara]], personaggio presente ne ''[[Il secondo tragico Fantozzi]]'' ([[1976]]) di [[Luciano Salce]].
 
Uomo di notevole statura, (era alto 1,96), dalla [[voce]] [[baritono|baritonale]] e ben impostata, dai lineamenti marcati e particolarmente aristocratici, Faà di Bruno fu un [[Attore caratterista|caratterista]] perfetto per ruoli di personaggi dell'alta [[nobiltà]], cui aderì con innegabile abilità e mestiere. Accanto alle numerose partecipazioni [[cinema]]tografiche, che fece sino alla fine dei suoi giorni, Antonino Faà di Bruno amava trascorrere la maggior parte del suo tempo nella dimora di campagna di famiglia, ad [[Istia d'Ombrone]], [[Grosseto]], fuori dai clamori e dalla vita pubblica.
 
Morì il 3 maggio 1981, all'età di 70 anni, per complicazioni dovute a un [[trauma cranico]], che si era procurato venendo urtato da un [[autobus]]<ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1050_01_1981_0106_0024_18419610/ Articolo su La Stampa]</ref>. Solo qualche mese prima, aveva finito di girare il suo ultimo [[film]], ''[[Una vacanza bestiale]]'' ([[1980]]) di [[Carlo Vanzina]]. La sua ultima apparizione fu nella terza puntata del film tv ''[[Il minestrone]]'' ([[1981]]) di [[Sergio Citti]]. Fratello dello [[scrittore]] e [[giornalista]] Gianluigi Faà di Bruno, lasciò la moglie Anna Maria Andreini e le due figlie adottive Camilla e Costanza, già sposate all'epoca dei fatti. Il suo nome tornò agli onori della cronaca alcuni mesi dopo la sua scomparsa, quando la moglie Anna Maria denunciò una colossale [[truffa]] pluri-milionaria di cui il marito sarebbe stato vittima pochissimo tempo prima della morte<ref>[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,23/articleid,1055_01_1981_0248_0037_15249728/ Articolo su La Stampa]</ref>.
 
== Onorificenze ==