Stefanio Fedeli: differenze tra le versioni

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Nel [[1940]] nacque il secondogenito, Jacopo, e poco tempo dopo egli assunse il comando di una squadriglia di caccia [[Fiat C.R.42|Fiat C.R.42 Falco]] di stanza ad [[Assab]]. Nel giugno di quell'anno l'Italia entrò in [[Seconda guerra mondiale|guerra]] contro la [[Gran Bretagna]] e la [[Francia]], e l'Africa Orientale Italiana, circondata da colonie britanniche, fu ben presto messa a dura prova dalla potenza avversaria. La base di Assab era un facile obbiettivo della [[Royal Air Force]] inglese e fu bombardata più volte. Stefanio Fedeli si comportò con il sangue freddo e il coraggio che lo avevano contraddistinto nel primo conflitto mondiale.
Nel mese di settembre fu decorato sul campo con la [[Croce di guerra al valor militare]],<ref group=N>"L'Altezza Reale il Duca d'Aosta Comandante superiore delle F.F.A.A. dell'A.O.I. con decreto in data 10 settembre ha concesso la Croce di Guerra al Valor Militare sul campo al Colonnello AA Pilota Stefanio Fedeli perché: ''Comandante di base operativa e logistica di grande importanza dislocata in clima torrido esposta continuamente a bombardamenti notturni e diurni, dava prova di mirabile resistenza, sangue freddo e serenità esponendosi personalmente alle offese avversarie per dirigere sgombri di mole imponente e di interesse vitale per l'Arma. Al suo personale era costante esempio di sereno coraggio e sprezzo del pericolo. Assab 11 giugno-29 luglio 1940''. Al vivo compiacimento dell'Eccellenza Comandante che desidera sia espresso al Colonnello Fedeli, aggiungo il mio personale. Il Comandante del Settore Aeronautico Nord
Generale di BA Pietro Piacentini".</ref> e quando la base fu definitivamente distrutta fu inviato come comandante presso l'Aeroporto di [[Gura (Eritrea)]], a circa mille chilometri dalla costa eritrea.
 
Le squadriglie degli obsoleti caccia C.R.42 furono ben presto annientate, ed egli stesso nella primavera [[1941]], scarseggiando i piloti, fu abbattuto dalla caccia britannica durante una missione. Lanciatosi con il [[paracadute]] fu mitragliato dall'apparecchio avversario rimanendo ferito alle gambe. Raccolto e portato a [[Dembidollo]] dove il generale [[Pietro Gazzera]] tentò un'ultima disperata resistenza contro i britannici e i [[Belgio|belgi]]. Dopo la resa del viceré Amedeo di Savoia sull'[[Amba Alagi]] nel maggio di quell'anno, curato a Dembidollo con il poco materiale disponibile, partecipò all'organizzazione della difesa e in assenza di apparecchi fu costretto a combattere con il [[Carcano Mod. 91|moschetto]] alla mano.