Postumanesimo: differenze tra le versioni

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{{fF|filosofiascuole e correnti filosofiche|maggio 2017|carenza di fonti per la gran parte delle affermazioni}}
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'''Postumanesimo''' è un [[neologismo]]<ref>Michele Brambilla, ''Corriere della Sera'', 8 giugno 1996, p. 29 </ref> creato per definire una corrente di pensiero che fa riferimento a diversi ambiti del sapere come la [[filosofia]], l'[[informatica]] e particolarmente le [[biotecnologie]] che vengono concepite come in grado di trasformare fisicamente e mentalmente l’uomo in qualcosa di nuovo, un essere [[ibrido]], umano e non umano.
 
Il postumanesimo ha un testo programmatico, ''The Posthuman Manifesto''<ref>[http://www.kainos.it/numero6/emergenze/emergenze-pepperell-it.html Robert Pepperell, ''Manifesto del postumano. Capire come il mondo cambia è cambiare il mondo'']</ref> tratto da un libro di Robert Pepperell, ''The Posthuman Condition: Consciousness Beyond the Brain''.<ref>{{Cita web|url=http://www.artonweb.it/artemoderna/artedopo60/articolo28.htm|titolo=Arte dopo gli anni '60|cognome=Torselli|nome=Vilma|sito=Artonweb punti di vista sull'arte|data=3/04/2007}}</ref>
 
=== La prospettiva postumanista ===
La visione postumanista prevede una rivisitazione degli schemi interpretativi di stampo umanistico nel momento in cui i progressi dell’informatica e delle biotecnologie arrivano a cambiare la natura umana. Il progresso scientifico si propone di raggiungere nuove dimensioni oltre i confini naturali dell’uomo, di modificare lo sviluppo dell’umanità futura.<ref name=":0">< /ref> Ciò significa che i naturali tratti umani si integrano con quelli non umani giungendo alla creazione d'individui ibridi con nuove capacità fisiche e cognitive. L’uomo trarrà vantaggio da questa trasformazione assumendo nuove peculiarità e capacità, come sconfiggere l’invecchiamento e migliorare le proprie condizioni di salute se compromesse.
 
Questo radicale cambiamento insito nelle potenzialità tecnologiche frutto dell’uomo impatta sulle precedenti tradizioni umanistiche: per la prima volta la specie umana evolverebbe in una specie trasformata dalla tecnologia e quindi vista da buona parte della comunità con diffidenza e timore. L’uomo si congiungerà con la tecnologia a livello biologico, perderà la propria unicità in virtù di una pluralità che si afferma nei due sensi:<ref name=":0">< /ref>
#riconoscimento di uno statuto assegnato alla diversità, che non è considerata una devianza o un rumore ma il principio stesso dell'essere;
#ammissione di un policentrismo [[ontologia|ontologico]] dove qualunque tentativo di assegnare un centro gravitazionale e una misura di approssimazione viene a decadere. L'ammissione di uno statuto alla diversità cambia il modo di leggere sia l'identità che l'alterità, dando luogo a quell'immagine pluriversale che sta alla base del postumanesimo.<ref name=":0">{{cita libro | Roberto | Marchesini | Il Tramonto dell'uomo: la prospettiva post-umanista| edizioni Dedalo | Bari}} </ref>
L’umanità entra in contatto con una tecnologia capace di adattarsi al corpo dell’uomo. Essa oggi non rappresenta più solo uno strumento esterno di miglioramento delle condizioni di vita e del benessere generale, ma diventa parte stessa dell’uomo. L’identità dell’uomo si appresta a mutare, a cambiare, a divergere dai tratti essenziali e unici che finora l’avevano caratterizzata. I cambiamenti generati da questa trasformazione metterebbero in discussione il comportamento dell’uomo, creando un dibattito etico fra chi sostiene che sia giusto un cambiamento di tale portata, e che possa aiutare l'uomo a progredire nella civiltà e chi invece lo interpreta come sbagliato, dannoso, insano.
 
==== Interfacce Ibride: supersensi e sistemi cyborg ====
 
La tecnologia che entra a fare parte del corpo umano cambia il modo di rapportarsi con l'esterno. L'attività sensoriale è affiancata dalla mediazione della tecnologia, che costituisce una nuova interfaccia sul mondo. L'introduzione di nanotecnologie e informatica ibrida nell'organismo cambia la normale percezione e cognizione delle cose e del mondo. L'unione del corpo umano con la tecnologia realizzata all'interno dell'organismo pone le basi per la nascita d'individui, dotati di nuovi attributi e capacità. L'uomo e la modificazione delle sue caratteristiche psico-fisiche diventano oggetto di manipolazione diretta e rendono necessaria una rivalutazione del concetto di uomo, sotto diversi profili, umanistici, filosofici e biologici.<ref name=":0">< /ref>
 
La capacità dell'uomo di innestare in sé stesso elementi inorganici di natura tecnologica ne può cambiare radicalmente l'aspetto interiore ed esteriore, trasformandolo in un cyborg. Questa nuova forma ibrida sostituisce la visione umanista dell'uomo e apre una serie di nuove questioni filosofiche concernenti l'etica e la natura umana.<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=Eugenio Viola|titolo=Post Human: esperienze e questioni di critica d'arte|rivista=|volume=|numero=}}</ref>
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Il pensiero post-umanista, in sostanza, inventa un nuovo modo di celebrare il corpo, trasformandolo da interprete a contenitore: un corpo che può connettersi al mondo attraverso l'interfaccia tecnologica (de Kerckhove), un corpo-vestito che può assumere tutte le identità possibili (Le Breton), un corpo-teatro (Marchesini) che accoglie l'alterità. Il corpo si ripropone prepotentemente sulla scena, dunque, non più per essere indagato dal punto di vista dei suoi significati e dei suoi usi sociali, come alle origini della Body Art, ma offrendosi come luogo più complesso e ambiguo, in continua trasformazione.
 
I linguaggi di quest'arte sono la performance ma anche un misto tra teatro, installazione, cinema, musica, arti visive, danza e culture popolari. Proprio questa combinazione di forme di diversa produzione artistica ha aperto la possibilità di nuove espressioni d'arte contemporanee non limitate dalla tradizione e dalle convenzioni. Si giunge così all'arte Post-Human nata negli anni "90 da Jeffrey Deitch in occasione di un suo evento espositivo sul tema della devianza dal naturale, dell'integrazione fra biologico e artificiale, esprimendosi sia a livello visivo che letterario come genere di fantascienza.
 
Per l'artista post-human, l'opera d'arte coincide con la ricostruzione del corpo, cambiato nella sua identità organica essenziale in un processo che coinvolge arte, scienza e tecnologia, e che ha come scopo una trasformazione genetica, un nuovo corpo, una nuova identità, una nuova mentalità. Lo scenario che gli artisti post-human immaginano è caratterizzato dal fatto che sono le nuove tecnologie a definire e a costruire il corpo. Non regna più una visione religiosa, e morale. L'organismo umano rimane al centro dell'intenzione creativa ed esplorativa dell'artista che si concentra su come rappresentarlo. Si assiste a una graduale emersione del corpo come oggetto di analisi, interpretazione e rivalutazione artistica. Un corpo contaminato, trasformato dalla tecnologia necessita di una nuova rappresentazione. Le tecnologie adattabili all'organismo diventano i simboli di un corpo occupato che funziona come spazio su cui sperimentare e andare oltre l'organicità per giungere a un'unione con la tecnologia. Sarà dunque necessario rappresentare il corpo come un'entità ibrida, nuova che si evolve non più in maniera biologica-naturale ma tecnologica-artificiale. La tecnologia diventa il mezzo con cui l'uomo riesce ad andare oltre se stesso e i propri limiti organici, espandendo lo spazio dell'esperienza e cominciando a costruire la strada verso nuove capacità. Si aprono le frontiere per la ricerca di un nuovo tipo di corpo che vada oltre il biologico e agisca anche in un nuovo spazio virtuale.
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* {{cita libro| Teresa | Macrì | Il corpo postorganico | 2006 | Costa e Nolan | Genova }}
* {{cita libro| Pier Luca | Marzo | La natura tecnica del tempo: l'epoca del post-umano tra storia e vita quotidiana | 2012 | Mimesis | Milano}}
* {{cita libro| Giorgio| Tintino | Tra umano e postumano. Disintegrazione e riscatto della persona. Dalla questione della tecnica alla tecnica della questione | 2015 | Franco Angeli | Milano }}
 
== Voci correlate ==