Mosè Maimonide: differenze tra le versioni

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Ho cambiato una concordanza verbale...abbiano rovinato la vita, mutato in abbia rovinato la vita.
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In Egitto egli poté portare a compimento nel 1168 la prima versione del ''Mishneh Torah'' e, a seguito di numerosi eventi luttuosi che colpirono anche la sua famiglia, finire lo studio della medicina. Secondo la tradizione, è nel 1171 che assunse il ruolo di ''nagid'' (guida)<ref name="Nag"/> della locale comunità ebraica. Negli stessi anni compose anche opere minori di carattere dottrinario e nel 1180 ca. concluse definitivamente il ''Mishneh'', nella forma che possiede tutt'oggi, e dieci anni dopo '''''[[La guida dei perplessi]]'''''.
 
[[File:Maimonides house in Fes.JPG|thumb|left|upright=0.9|La casa di Maimonide a [[FesFès]], [[Marocco]]]]
L'ultimo ventennio di Maimonide si dimostrò essere il più fecondo dal punto di vista della produzione letteraria e nei successi della carriera: dimostrò il suo attaccamento alla professione medica compilando alcuni trattati in lingua araba su diversi argomenti, dall'igiene ai veleni, e diventando attorno al 1185 medico personale del [[visir]] al-Qādī al-Fāḍil al-Baysāmī, ministro per l'Egitto di [[Saladino]] (''Ṣalāh al-Dīn''). I suoi trattati divennero influenti per generazioni di medici. Conosceva la medicina [[Antica Grecia|greca]] e [[cultura araba|araba]], e seguiva i principi della [[teoria umorale]] nella tradizione di [[Galeno]], senza però accettare ciecamente autorità passate ma usando invece il proprio senso di osservazione e la propria vasta esperienza.<ref name=rosner>{{Cita pubblicazione| url=www.aecom.yu.edu/uploadedFiles/EJBM/19Rosner125.pdf |autore=Fred Rosner |titolo=The Life o Moses Maimonides, a Prominent Medieval Physician |rivista=Einstein Quart J Biol Med |anno=2002 | volume = 19 |numero = 3 |pp=125–128 }}</ref> Nei suoi scritti medici Maimonide non cercava di esplorare nuove idee, bensì di interpretare opere autorevoli già esistenti nel campo, in modo da renderle accettabili.<ref name=frank>{{Cita pubblicazione |autore=Julia Bess Frank |titolo=Moses Maimonides: rabbi or medicine |rivista=The Yale Journal of Biology and Medicine |anno=1981 |volume=54 |pp=79–88 |pmid=7018097 |numero=1 |pmc=2595894}}</ref> Nelle sue interazioni coi pazienti, dimostrava attributi che oggigiorno verrebbero chiamati consapevolezza interculturale e rispetto per l'autonomia del paziente.<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Gesundheit B., Or R., Gamliel C., Rosner F., Steinberg A. |titolo=Treatment of depression by Maimonides (1138–1204): Rabbi, Physician, and Philosopher |rivista=Am J Psychiatry |data=aprile 2008 |volume=165 |numero=4 |pp=425–428 | url=https://www.researchgate.net/publication/5470599_Treatment_of_Depression_by_Maimonides_1138-1204_Rabbi_Physician_and_Philosopher |doi=10.1176/appi.ajp.2007.07101575 |pmid=18381913 }}</ref> Sebbene scrivesse frequentemente del suo desiderio di solitudine per potersi avvicinare sempre di più a Dio e approfondire le sue riflessioni – elementi considerati essenziali per un'esperienza profetica secondo la sua filosofia - dedicò quasi tutto il suo tempo alla cura degli altri.<ref>[[Abraham Joshua Heschel]], ''Maimonides'' (New York, Farrar Strauss, 1982), Cap. 15, "Meditation on God," pp. 157–162, e anche pp. 178–180, 184–185, 204 e segg. Vedi anche Isadore Twersky (ed.), ''A Maimonides Reader'' (New York, Behrman House, 1972), che inizia la sua "Introduzione" con i seguenti commenti, p. 1: "La biografia di Maimonide fa subito pensare ad un grande paradosso. Filosofo di temperamento e ideologia, devoto zelante alla vita contemplativa, descrivendo eloquentemente e desiderando la serenità della solitudine e l'esuberanza spirituale della meditazione, ciò nonostante condusse una vita inesorabilmente attiva, che regolarmente lo portava sull'orlo dell'esaurimento".</ref> In una famosa lettera, Maimonide descrive la sua routine quotidiana: dopo avere visitato il palazzo del Sultano, arrivava a casa stanco e affamato, e trovava "anticamere piene di [[gentili]] ed ebrei ... allora li visitavo e scrivevo ricette per curare le loro afflizioni ... fino a sera ... e diventavo estremamente debole."<ref>''Responsa Pe'er HaDor'', p. 143.</ref> Continua poi a scrivere in questa lettera che anche di [[Shabbat]] riceveva membri della comunità.