Carmine Crocco: differenze tra le versioni

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[[File:General Josep Borges.jpg|left|thumb|upright|Josè Borjes]]
[[File:Augustin De Langlais.jpg|thumb|upright|Augustin De Langlais]]
Crocco tornò sui suoi passi quando il governo borbonico in esilio sembrò aver finalmente inviato sostegni alla sua torma. Il 22 ottobre [[1861]], per ordine del generale borbonico [[Tommaso Clary]], arrivò il generale catalano [[JosèJosé Borjes]], veterano delle guerre [[carlismo|carliste]], che incontrò Crocco nel bosco di [[Lagopesole]]. Il generale, reduce dal fallimentare tentativo di animare la reazione in [[Calabria]], tentò di riuscirci in terra lucana, sperando di trovare nel capomassa rionerese un valido aiuto per compiere l'impresa.
 
Borjes voleva trasformare la sua banda in un esercito regolare, adottando disciplina e precise tattiche militari; inoltre programmò di assoggettare i centri minori, dar loro nuovi ordinamenti di governo e arruolare nuove reclute per poter conquistare [[Potenza (Italia)|Potenza]], ritenendo così di porre fine all'autorità sabauda in Basilicata. Crocco era diffidente: trovò il generale solamente con 17 uomini e non nutrì alcuna fiducia nei suoi confronti sin dall'inizio, temendo che Borjes volesse sottrargli il comando dei propri territori.<ref>{{cita|Del Zio|p. 143}}.</ref> Inoltre era contrario alla strategia del militare catalano, ritenendo inutili gli attacchi ai centri abitati e considerava come unica alternativa possibile una guerriglia per colpire i galantuomini che avevano aderito al nuovo regime.<ref>Pedio, ''Brigantaggio meridionale'', Capone, 1997, p.82</ref> Il capo dei briganti, riconoscendo in Borjes un esperto di guerra, accettò l'alleanza ma, nonostante tutto, i loro rapporti non saranno mai armoniosi.