Lingua occitana: differenze tra le versioni

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=== Lingua letteraria unificata ===
 
Tra l'XI e il XIII secolo, esiste una lingua letteraria chiamata dai [[trovatori]] con il nome generico di « langue romane » o « roman » per distinguerla dal latino. Gli autori moderni la chiamano ''koiné'' - similmente alla ''[[koinékoinè]]'' greca, una forma di greco relativamente unificato sotto il periodo ellenistico ([[300 a.C.]] - [[300 d.C.]]), anche se questa lingua era, più di quanto spesso si potrebbe pensare, regionalmente diversificata. A partire dal XIX secolo l'ipotesi dominante lanciata da Camille Chabanneau nel 1876 era che la « langue romane » utilizzata dai trovatori si basava sul dialetto [[limosino]]. La presenza di alcuni dei primi trovatori originari del Limosino e della Guascogna alla corte di [[Guglielmo X di Aquitania|Guglielmo X]] (1126-[[1137]]), figlio del primo trovatore [[Guglielmo IX d'Aquitania|Guglielmo IX]], spiega la diffusione di questa lingua letteraria in seno al [[ducato d'Aquitania]]. La futura Linguadoca (''Languedoc'') e la Provenza conosceranno i trovatori solo nella seconda metà del XII secolo. L'altra ipotesi avanzata di un'origine [[Poitou|poitevina]] si fonda sull'idea che il dialetto poitevino parlato alla corte di [[Guglielmo IX d'Aquitania|Guglielmo IX di Poitiers]] facesse parte della lingua d'oc e che il prestigio del duca avrebbe permesso in seguito la diffusione di questa lingua in tutto il territorio trobadorico. L'ultima ipotesi apparsa negli anni [[1950|'50]] considera la lingua letteraria come una lingua classica forgiata a partire dai testi trovati nell'occitano centrale, regione dove sono stati conservati i documenti più antichi scritti nelle lingue d'oc risalenti all'XI secolo.
 
[[Pierre Bec]], studioso dei trovatori indica che dal 1967 {{Citazione|È del resto difficile valutare questa lingua con precisione dato che non conosciamo che una pallida copia, quella che gli scribi hanno voluto trasmetterci nei diversi manoscritti. Se il substrato dialettale esiste, è spesso quello del copista che si manifesta a sua insaputa. E quindi, molto spesso, regna l'arbitrio più assoluto: a intervalli nel verso, si presenta questa o quella parola, non solo con un'altra grafia, ma con un fonetismo appartenente a un dialetto assolutamente diverso. E che dire ancora se si confrontano, in uno stesso testo, le diverse lezioni tramandate dai manoscritti ! È impossibile valutare esattamente in quale lingua siano state scritte le poesie dei trovatori.<ref>{{Fr}} Pierre Bec, ''La langue occitane'', Paris, 1967, p. 70-71</ref>}}
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* Dall'XI al XIII secolo: Apogeo della poesia lirica occitana.
* 1229 e 1232: [[Giacomo I d'Aragona|Jaume I El Conqueridor]] (Giacomo I il Conquistatore), originario della [[Signoria di Montpellier]], conquista le isole di Maiorca e Ibiza e strappa Valenza ai musulmani almohadi. Il catalano, non diversificato ancora dall'occitano medievale, rimpiazza l'arabo come lingua ufficiale.
* Dal XII al XIV secolo, influenza importante della letteratura occitana ([[koinékoinè]]) e dei trovatori sul catalano.
* 1240: Apparizione del termine ''provenzale'' che fa riferimento al grande territorio romano chiamato ''Provincia Romana'' comprendente la Provenza e la Linguadoca<ref>SCHLIEBEN-LANGE Brigitte (1991): "Okzitanisch: Grammatikographie und Lexikographie", Lexikon der Romanistichen Linguistik V, 2: 105-126 (p. 111)</ref><ref name="ucm" />.
* 1271: Primi testi in latino indicanti il termine ''occitano'': sotto le forme ''occitanus'' e ''lingua occitana'', simultaneamente al territorio chiamato ''Occitania''<ref name="ucm">LODGE R. A. (1993) Francese, dal dialetto a standard, Londra / New York: Routledge, p. 96 — Cité dans: [http://www.ucm.es/BUCM/revistas/fll/11339527/articulos/CFIT9797110253A.PDF MULJACIC Žarko (1997) “Perché i glottonimi linguaggio italiano, lingua italiana (e sim.) appaiono per indicare ‘oggetti' reali e non soltanto auspicati molto più tardi di altri termini analoghi che si riferiscono a varie lingue gallo e ibero-romanze?”, Cuadernos de filología italiana 4: 253-264] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100307085933/http://www.ucm.es/BUCM/revistas/fll/11339527/articulos/CFIT9797110253A.PDF |data=7 marzo 2010 }}</ref>.