Strage di Marzabotto: differenze tra le versioni

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Capo dell'operazione fu nominato il maggiore<ref>SS-Sturmbannführer.</ref> [[Walter Reder]], comandante del 16º battaglione esplorante corazzato (''Panzeraufklärungsabteilung'') della [[16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS|16. SS-Panzergrenadier-Division ''Reichsführer SS'']], sospettato a suo tempo di essere uno tra gli assassini del cancelliere austriaco [[Engelbert Dollfuss]]. La mattina del 29 settembre, prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste guidati da repubblichini, comprendenti sia [[Schutzstaffel|SS]] che soldati della [[Wehrmacht]], accerchiarono e rastrellarono una vasta area di territorio compresa tra le valli del [[Setta (fiume)|Setta]] e del [[Reno (fiume italiano)|Reno]], utilizzando anche armamenti pesanti. «Quindi – ricorda lo scrittore bolognese [[Federico Zardi]] – dalle frazioni di Pànico, di Vado, di Quercia, di Grizzana, di [[Pioppe di Salvaro]] e della periferia del capoluogo le truppe si mossero all'assalto delle abitazioni, delle cascine, delle scuole», e fecero terra bruciata di tutto e di tutti.
 
Nella frazione di Casaglia di Monte Sole la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, don [[Ubaldo Marchioni]], e tre anziani, rei di aver eseguito troppo lentamente l'ordine di uscire. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 197 vittime, di 29 famiglie diverse tra le quali 52 bambini<ref>{{Cita news|autore=[[Ettore Mo]]|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/30/Con_gli_scampati_nel_cimitero_co_9_040930041.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110717104446/http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/30/Con_gli_scampati_nel_cimitero_co_9_040930041.shtml|titolo=Con gli scampati nel cimitero della strage|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=30|mese=09|anno=2004|accesso=31 gennaio 2010|urlmorto=sì|dataarchivio=17 luglio 2011}}</ref>. Fu l'inizio della strage: ogni località, ogni frazione, ogni casolare fu setacciato dai soldati nazisti e non fu risparmiato nessuno. Nella frazione di Caprara vengono uccise 107 persone, di cui 24 bambini. Poco lontano da Caprara i tedeschi individuarono diversi casolari da dove rastrellarono 282 persone, tra loro 58 bambini e due suore. Furono tutti uccisi a colpi di mitra.Nella frazione di Cerpiano altre 49 persone, tra cui 24 donne e 19 bambini, subirono la stessa sorte. Dal massacro si salvarono solo una maestra e due bambini.Altre 103 persone furono uccise dai tedeschi lungo la strada per la frazione di Creva. In quest'ultima furono uccise 81 persone, tra gli uomini (48) anche due sacerdoti.<ref></ref> La violenza dell'eccidio fu inusitata: alcuni bambini furono gettati vivi tra le fiamme, dei neonati in braccio alle loro mamme furono decapitati e alla fine dell'inverno fu ritrovato sotto la neve il corpo decapitato del parroco [[Giovanni Fornasini]].
 
Fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, dopo sei giorni di violenze, il numero delle vittime civili si presentava spaventoso: circa 770 morti. Le voci che immediatamente cominciarono a circolare relative all'eccidio furono negate dalle autorità [[Fascismo|fasciste]] della zona e dalla stampa locale (''[[Il Resto del Carlino]]'')<ref>«Le solite voci incontrollate, prodotto tipico di galoppanti fantasie in tempo di guerra, assicuravano fino a ieri che nel corso di una operazione di polizia contro una banda di fuorilegge, ben centocinquanta fra donne, vecchi e bambini erano stati fucilati da truppe germaniche di rastrellamento nel comune di Marzabotto... Siamo dunque di fronte a una nuova manovra dei soliti incoscienti destinata a cadere nel ridicolo perché chiunque avesse voluto interpellare un qualsiasi onesto abitante di Marzabotto o, quanto meno, qualche persona reduce da quei luoghi, avrebbe appreso l'autentica versione dei fatti» (''Il Resto del Carlino'', 11 ottobre [[1944]], come riportato in {{Cita libro