Anton Webern: differenze tra le versioni

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Per molti anni, Webern scrisse pezzi liberamente [[atonalità|atonali]], molto simili ai primi lavori atonali di Schoenberg. I ''Drei Geistliche Volkslieder'' (''Tre canti popolari spirituali'', [[1925]]) furono il suo primo lavoro basato sulla [[dodecafonia|"tecnica dei dodici suoni"]] codificata da Schoenberg; Webern la usò ed approfondì in tutti i suoi lavori seguenti. Il ''Trio d'archi'' (1927) fu il primo lavoro puramente strumentale con questa tecnica (le altre opere erano [[Canzone (musica)|canzoni]]), che inoltre veniva per la prima volta utilizzata nell'ambito di una forma musicale tradizionale.
 
Le serie ideate da Webern sono spesso strutturate in modo intricato e le [[Altezza (suono)|altezze]] sono raggruppate in cellule, ad esempio, quattro gruppi di tre, che sono variazioni l'uno dell'altro (per esempio, il secondo gruppo di quattro è il retrogrado trasposto del primo, o l'inverso del terzo), instaurando forti interrelazioni e invarianze, e favorendo l'economia di mezzi compositivi. Queste accortezze conferiscono ai lavori di Webern una grande unità "tematica": talvolta l'elaborazione consiste nellonel distribuire la melopea attraverso le diverse voci strumentali.
 
Le ultime opere di Webern indicano uno sviluppo dello stile in senso radicale. Le due ''[[Cantate]]'' op. 29 e op. 31, per esempio, fanno uso di un [[ensemble (musica)|ensemble]] e non di un'[[orchestra]] tradizionalmente intesa, durano più dei lavori precedenti (pur essendo sempre molto concentrate e raccolte: la Cantata n. 1 circa nove minuti; la n. 2 circa sedici) e sono connotate da un contrappunto più denso, pur usando serie più semplici, prive delle organizzazioni modulari interne tipiche dei suoi lavori intermedi.