Storia dell'alfabeto arabo: differenze tra le versioni

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Anche la mancanza di vocali all'interno della scrittura araba generava non pochi problemi: ad esempio la sequenza consonantica ''ktb'' poteva significare sia ''kataba'' (''lui scrisse'') che ''kutiba'' (''fu scritto''). Più tardi, per questo motivo, vennero aggiunti i segni grafici rappresentanti le vocali e la ''[[hamza]]''. Questa aggiunta si localizza temporalmente nella seconda metà del [[VI secolo]], orientativamente nello stesso periodo in cui gli alfabeti siriaco ed ebraico subivano un processo di [[vocalizzazione]]. Inizialmente i simboli che rappresentavano le vocali erano dei punti rossi, posti sopra (''a''), sotto (''i'') o sulla linea (''u''). Tale sistema si pensa sia stato commissionato dal governatore dell'[[Iraq]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf]]. Tuttavia tale sistema poteva essere confuso con il sistema di distinzione tra le varie lettere, anch'esso costituito da punti: per questo motivo un secolo dopo (nel [[786]] ad opera di [[al-Farahidi]]) venne adottato il sistema moderno, anche se gli Arabi, per evidente ''[['asabiyya|ʿaṣabiyya]]'', attribuiscono al poeta [[Abu l-Aswad al-Du'ali]] il merito dell'apposizione delle vocali al testo coranico.
 
Quando furono aggiunte altre lettere aggiuntive, esse assumevano la posizione nella sequenza alfabetica (e quindi il valore nella numerazione ''abjad'') della lettera di cui rappresentavano una variante. Ad esempio la ''[[tāʼtāʾ marbūṭa]]'' prese il valore della ''[[tāʾ]]''. Allo stesso tempo, i segni grafici non avevano alcun valore: ad esempio la ''[[shadda]]'' (che indica il raddoppio di consonante) non faceva contare la consonante su cui era posta come doppia.
 
Alcune convenzioni nacquero anche a causa delle differenze tra la parlata utilizzata nel Corano (propria delle zone attorno alla [[La Mecca|Mecca]], da cui veniva il profeta [[Maometto]]) e l'arabo classico: