Stiffelio: differenze tra le versioni

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L'opera affronta il tema, per l'epoca assai spinoso, dell'[[adulterio]], per di più ai danni di un pastore [[Chiesa protestante|protestante]], e termina con un insolito [[lieto fine]]. Lo scarso successo e le modifiche a cui le censure locali sottoponevano l'opera (nel 1851 l'opera fu rappresentata a [[Firenze]] con il titolo ''Guglielmo Wellingrode'' e il protagonista trasformato in un primo ministro tedesco) spinsero Verdi a modificare radicalmente l'opera, aggiungendo il quarto atto e retrodatando l'azione al [[medioevo]].
 
Il 13 gennaio [[1852]] andò in scena la prima rappresentazione di Stiffelio al [[Gran Teatro La Fenice]] di [[Venezia]]. La nuova versione, messa in scena con il titolo di ''[[Aroldo (opera)|Aroldo]]'' il 16 agosto del [[1857]] al [[Teatro Amintore Galli|Teatro Nuovo]] di [[Rimini]], ottenne un successo appena maggiore ed è oggi generalmente giudicata inferiore dalla critica. Solo verso la fine degli anni Sessanta la sua esecuzione integrale è divenuta possibile, grazie al ritrovamento di due apografi in partitura completa (uno ''Stiffelio'' e un ''Guglielmo Wellingrode'') presso la biblioteca del [[Conservatorio]] di [[Napoli]]. La prima moderna di ''Stiffelio'' ebbe luogo al [[Teatro Regio (Parma)|Teatro Regio]] di [[Parma]] il 26 dicembre [[1968]], nella revisione di [[Rubin Profeta]] e sotto direzione di [[Peter Maag]]. Il 20 dicembre [[1985]], al [[Gran Teatro la Fenice]] di [[Venezia]], ebbe luogo una storica ripresa di entrambe le opere. Da allora ''Stiffelio'' è al centro di una riabilitazione critica e riappare con regolarità, se non frequentemente, nelle stagioni dei teatri d'opera.
 
Nella parabola artistica di Verdi, ''Stiffelio'' è oggi considerato il punto di svolta dalla concezione epica e tragica del periodo giovanile ai melodramma borghesi della piena maturità. Tanto l'ambientazione quasi contemporanea quanto il rapporto complesso e doloroso tra la protagonista femminile e l'autorità paterna preannunciano ''[[La traviata]]''. Per contro, la lucida e asciutta essenzialità del disegno drammaturgico e della sua delineazione musicale, intensa ma povera di sottolineature patetiche, rimanda altrettanto chiaramente a ''[[Rigoletto]]'', l'opera immediatamente successiva. Una delle ragioni dell'insuccesso ottocentesco di ''Stiffelio'' va probabilmente ricercata proprio nella sua scarsa "melodrammaticità".