Claudio Rutilio Namaziano: differenze tra le versioni
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È un componimento in [[distico elegiaco|distici elegiaci]], giuntoci incompleto: si interrompe infatti al sessantottesimo verso del secondo libro con l'arrivo del protagonista a [[Luna (colonia romana)|Luni]]; ma nel 1973 la paleografa Mirella Ferrari ha ritrovato un nuovo breve frammento<ref>M. Ferrari, ''Frammenti ignoti di Rutilio Namaziano'', in «Italia Medioevale e Umanistica», XVI (1973), pp. 15-30.</ref> che descrive la continuazione del viaggio fino ad [[Albenga]]. L'opera, ricca di osservazioni topografiche e citazioni di classici latini e greci, fu scoperta nel 1493 nel [[Abbazia di San Colombano|monastero bobiense di San Colombano]]. L'editio princeps fu pubblicata da [[Giovan Battista Pio]] nel 1520<ref>''Claudius Rutilius poeta priscus De laudibus Urbis, Etruriae, et Italiae'', Bononiae, in aedibus Hieronymi de Benedictis bonon., 1520.</ref>.
Il poema inizia con il viaggio di Rutilio da [[Roma]], di cui descrive la decadenza non solo morale, specialmente per quanto riguarda la politica imperiale e senatoria, ma anche del popolo. Da una parte l'imperatore sembra vivere una esistenza a parte dalla vita pubblica, mentre i senatori sono dediti a gozzoviglie e arricchimento. Il popolo romano è profondamente provato dagli influssi migratori del nord [[Europa]], specialmente i [[Goti]], che hanno sempre fatto più pressione su Roma dalla invasione di [[Alarico]]. Tale sfregio a Roma, come descrive Rutilio, fa apparire il clima molto vicino a una catastrofe imminente, mentre le strade e gli edifici pubblici non sono più sicuri. Alla descrizione della decadenza, si oppongono ricordi appassionati e lontani della grandezza dell'Urbe. Il viaggio si sposta nella periferia romana, verso la [[Tuscia]], dove Rutilio è costretto a partire a causa dell'inagibilità delle strade e dei ponti, specialmente riguardo al degrado della [[via
=== ''Querolus sive Aulularia''===
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