Disfida di Barletta: differenze tra le versioni
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== La disfida ==
=== Causa e preparazione
[[File:Barletta monumento disfida apr06 02.jpg|thumb|Particolare del Monumento alla Disfida a [[Barletta]].]]
{{Citazione|Del gran capitaneo in [[Barletta]] nell'anno del Signore 1503 fu la gran vittoria et proprie in anno sexte indictionis D. Belisarius Galimbertus de Barolo<ref name=cattedrale>{{Cita web|url=http://www.disfidadibarletta.net/italiano/lacattedrale.php|titolo=La Cattedrale|editore=disfidadibarletta.net|accesso=10 ottobre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121113081626/http://www.disfidadibarletta.net/italiano/lacattedrale.php|dataarchivio=13 novembre 2012}}</ref>|Belisario Galimberto da Barletta}}
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Il 15 gennaio [[1503]], i prigionieri furono invitati ad un banchetto indetto da Consalvo da Cordova in una cantina locale (oggi chiamata ''Cantina della Sfida''). Durante l'incontro, la Motte contestò il valore dei combattenti italiani, accusandoli di codardia. Lo spagnolo Íñigo López de Ayala difese invece con forza gli italiani, affermando che i soldati che ebbe sotto il suo comando potevano essere comparati ai francesi quanto a valore.<ref name=Roscoe7>{{Cita|Roscoe}}, pag. 7.</ref><ref>{{Cita|Anonimo}}, pagg. 7-9.</ref>
Si decise così di risolvere la disputa con
[[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]] e [[Fabrizio I Colonna|Fabrizio Colonna]] si occuparono di costruire la "squadra" italiana, contattando i più forti combattenti del tempo. Capitano dei tredici cavalieri italiani sarebbe stato [[Ettore Fieramosca]], che si occupò dello scambio di missive con la controparte francese, Guy la Motte.<ref>L'intero carteggio fra Fieramosca e la Motte è riportato in {{Cita|Anonimo}}, pagg. 13-48.</ref>
I cavalieri italiani e spagnoli pernottarono ad [[Andria]], nella cui [[Cattedrale di Andria|Cattedrale]] Fieramosca e gli altri seguirono la messa d'augurio il giorno
=== I partecipanti ===
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[[Jean d'Auton]], tuttavia, afferma che gli italiani si avvalsero di uno stratagemma: anziché caricare, arretrarono fino ai limiti del campo di battaglia e aprirono dei varchi nelle proprie file per far fuoriuscire dall'area alcuni cavalieri francesi, riuscendo con alcuni di loro nel tentativo.<ref>{{Cita|d'Auton}}, pag. 282.</ref> Il vescovo [[Paolo Giovio]] riporta che i cavalieri italiani rimasero fermi sulle loro posizioni con le lance abbassate, in attesa della carica francese.<ref>{{Cita|Giovio}}, pag. 96.</ref>
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