Impero Maurya: differenze tra le versioni

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I sovrani Maurya, di bassa estrazione sociale, per sottrarsi all'influenza [[brāhmaṇa]] si convertirono alle nuove fedi: Chandragupta, fondatore della dinastia, si convertì al [[giainismo]]; suo nipote, Ashoka, si proclamò ''[[cakravartin]]'', favorevole al [[buddhismo]]. Sotto i sovrani Maurya si assistette al momento più alto di diffusione del buddhismo indiano che, restando per lo più un fenomeno legato alle élite e al romitaggio, fu estraneo alle grandi masse popolari, tanto che decadde ([[II secolo a.C.]]) con la fine della dinastia.
 
La prima unione indiana durò 50 anni: conquistata da Candragupta e Bindusara, consolidata sotto il paternalismo imperiale di Ashoka, la cui tolleranza verso le genti di ogni credo, lingua o livello di sviluppo seppe fare proprie le realtà del pluralismo del subcontinente indiano<ref>{{cita libro | autore=Stanley Wolpert| wkautore= | editore=Bompiani | anno=2000 | titolo=Storia dell'India | pp=63-67-73}}</ref>. La disintegrazione avvenne sull'onda delle invasioni da nord, le defezioni da sud e le dispute per la successione. L'ultimo re della dinastia, [[Brihadratha]], fu assassinato per mano del generale Pushyamitra Shunga intorno al [[185 a.C.]]
 
== L'organizzazione statale ==