Lucio Marcio Filippo (console 91 a.C.): differenze tra le versioni

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==Biografia==
La sua strenua opposizione alle riforme di [[Marco Livio Druso (tribuno)|Marco Livio Druso]] durante il suo consolato del 91 a.C., in difesa della "politica collusionista" della classe dirigente con i capi publicani, fu strumentale allo scoppio della disastrosa [[guerra sociale]] (''bellum Italicum''). Questo avrebbe dovuto renderlo un mariano naturale durante le violente guerre politiche e civili degli anni 80 a.C., e ha fatto bene sotto il governo mariano, ricoprendo l'alta carica. Ma egli era più individualista e sopravvissuto che impegnato per qualsiasi causa, e approfittò dell'amnistia politica offerta da [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] nell'83 a. C. per cambiare le parti, insieme ad altri mariani di importanza successiva, come [[Marco Emilio Lepido]] (circa 78 a.C.) e [[Marco Giunio Bruto il vecchio]] (83 a.C.), P. Cethegus, e Pompeo Magno.
 
Lucio Marcio Filippo aveva appoggiato il vincitore della guerra civile, e godetto di una speciale eminenza nel decennio auccessivo come uno dei pochi sopravvissuti tra gli uomini di rango consolare e come oratore preminente di Roma dalla morte di [[Marco Antonio Oratore]] (fine 87 a.C.). Dopo la morte di Silla (78 a.C.), svolse un ruolo chiave nella repressione della ribellione lepidana (78-77 a. C.).