Pietro Koch: differenze tra le versioni

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{{citazione|In nome di S.A.R. Umberto di Savoia, principe di Piemonte, luogotenente generale del Regno, l'Alta Corte di Giustizia, nel procedimento a carico di Pietro Koch di Rinaldo, dichiara Pietro Koch colpevole del reato di cui all'art. 5 del D.L. 27 luglio 1944, n°159 in relazione all'art. 51 del Codice Penale Militare di guerra. In conseguenza, visti gli articoli suddetti, condanna Pietro Koch alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena.|Dalla sentenza del collegio giudicante agli atti del processo Koch}}
 
Vista la fama del personaggio, le autorità ritennero opportuno documentare l'esecuzione con una ripresa filmata . Regista d'eccezione fuvolle essere Luchino Visconti che a sua volta da koch era stato arrestato e torturato.
===La fine della banda===
Alcuni componenti della banda furono giustiziati nei giorni successivi al 25 aprile: [[Armando Tela]] il 22 maggio, [[Augusto Trinca Armati]] il 18 maggio, [[Vito Videtta]] il 29 aprile. Gli altri furono in maggioranza condannati a pene detentive e ritornarono in libertà nei primi [[Anni 1950|anni cinquanta]], come il sacerdote [[Epaminonda Troya]]<ref>Il monaco benedettino, collaboratore anche di [[Mario Carità]], si dice, usasse «coprire le urla dei torturati suonando canzonette napoletane al pianoforte» (Diego Meldi, op. cit. pag. 178)</ref>. La Cerri venne scagionata dalle accuse e scarcerata da [[Carcere di Regina Coeli|Regina Coeli]] il 16 marzo [[1946]], dopo aver diviso la cella con la [[collaborazionismo|collaborazionista]] [[Religione ebraica|ebrea]] [[Celeste Di Porto]].<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/ottobre/28/ebrea_che_vendeva_gli_ebrei_co_0_9410287806.shtml ''Celeste Di Porto'']. Corriere della Sera. articolo. Archivio storico.</ref> [[Osvaldo Valenti]] venne fucilato il 30 aprile a Milano assieme alla compagna [[Luisa Ferida]], che sarà poi giudicata estranea post-mortem. [[Mauro De Mauro]] ebbe imputazioni per la [[strage delle Fosse Ardeatine]], ma fu assolto e divenne un noto giornalista, fino al suo omicidio per opera della [[mafia siciliana]] nel [[1970]]. Daisy Marchi, che Koch cercò di scagionare dai crimini (poiché aveva lasciato la banda dopo la fine della relazione con lui)<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/agosto/22/Koch_sua_banda_specialista_torture_co_0_9408226518.shtml ''Koch e la sua banda specialista in torture'']</ref>, passò un brevissimo periodo in prigione, tentando di farsi passare per una partigiana, e poi venne liberata senza accuse<ref>Marco Gasparini, Claudio Razeto, ''1945 - Il giorno dopo la Liberazione'', 2015, [https://books.google.it/books?id=_j5rCAAAQBAJ&pg=PT63&dq=daisy+marchi&hl=it&sa=X&ei=5e6GVc2SJYW9UbLRg9gJ&ved=0CCUQ6AEwAQ#v=onepage&q=daisy%20marchi&f=false estratto]</ref>; è morta da anonima pensionata a Roma nel [[2013]].<ref>[http://www.infodefunti.it/dusnella-marchi Dusnella Marchi - Necrologio e sepoltura]</ref> Alba Cimini (morta a [[Napoli]] nel 1952, a 34 anni) liberata dopo aver scritto una lettera a [[Mussolini]] dopo il primo arresto e arrestata di nuovo nel dopoguerra<ref>{{Cita|Griner}}, 2000. Fughe, catture e condanne pag. 298</ref>, non subì condanne, nonostante l'accertato coinvolgimento<ref>{{Cita|Griner}}, 2000. Appendice pag. 348</ref>. Marcella Stopponi e altri beneficiarono dell'[[amnistia Togliatti]] che cancellò i loro reati e le relative condanne.<ref>Mimmo Franzinelli, ''L'amnistia Togliatti: 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti'', Mondadori, 2006, pag. 234</ref> [[María Denis]], che frequentò Koch solo per far liberare Visconti, risultò estranea ad ogni coinvolgimento e venne liberata.