Gelosia (film 1942): differenze tra le versioni

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{{Film
|titolo italiano = Gelosia
|titolo originale = Gelosia
|paese = [[Italia]]
|anno uscita = [[1942]]
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|regista = [[Ferdinando Maria Poggioli]]
|soggetto = [[Luigi Capuana]]
|sceneggiatore = [[Sergio Amidei]], [[Angelo Besozzi]], [[Vitaliano Brancati]], [[GiacomoSandro De BenedettiGhenzi]] (non accreditato), [[SandroGino Carlo GhenziSensani]], [[GinoGiacomo CarloDe SensaniBenedetti]] (non accreditato)
|produttore = [[Sandro Ghenzi]]
|casa produzione = [[Cines]], [[Universalcine]]
|casa distribuzione italiana = [[Ente Nazionalenazionale Industrieindustrie Cinematografichecinematografiche|E.N.I.C.ENIC]]
|attori =
*[[Roldano Lupi]]: Antonio di Roccaverdina
*[[Luisa Ferida]]: Agrippina Solmo
*[[Ruggero Ruggeri]]: Dondon Silvio
*[[Elena Zareschi]]: Zosima Munoz
*[[Elvira Betrone]]: Carmelina Munoz
*[[Wanda Capodaglio]]: Santina di Lagomorto
*[[Franco Coop]]: Dondon Aquilante Guzzardi
*[[Bella Starace Sainati]]: Mammamamma Grazia
*[[Angelo Dessy]]: Neli Casaccio
*[[Anna Arena]]: Agata Casaccio
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|effetti speciali =
|musicista = [[Enzo Masetti]]
|costumista = [[Gino Carlo Sensani]]
|scenografo = [[Gastone Simonetti]]
}}
 
'''''Gelosia''''' è un [[film]] del [[1942]], diretto da [[Ferdinando Maria Poggioli]], tratto dal romanzo ''[[Il marchese di Roccaverdina]]'' di [[Luigi Capuana]]. Nel [[1953]] il regista [[Pietro Germi]] ne ha realizzato un [[Gelosia (film 1953)|remake omonimo]].
 
== Produzione ==
* Il film fu realizzato negli studi Pisorno di Tirrenia.
* Il film uscì nelle sale il [[25 dicembre]] [[1942]], ma il visto della censura risale al [[3 febbraio]] [[1943]] (v.c. n. 31813 del 03.02.43)
* Sui titoli di testa non è presente lo sceneggiatore [[Giacomo Debenedetti]] per ragioni razziali.
* [[Gino Carlo Sensani]], oltre a creare i costumi, partecipò alla sceneggiatura del film.
* Nel [[1953]] il regista [[Pietro Germi]] ne realizzerà un [[Gelosia (film 1953)|remake omonimo]].
 
== Trama ==
Sicilia, fine 1865. Il marchese di Roccaverdina ama riamato la bella contadina Agrippina, ma non può sposarla per ragioni di ceto sociale. Per non rinunciare a lei, decide di darla in moglie a un suo fattore, facendo però giurare ad entrambi che il matrimonio non sarà mai consumato. Pochi mesi dopo il fattore viene ucciso da un colpo di fucile e i sospetti ricadono su un altro contadino, che viene condannato all'ergastolo. L'autore del delitto è in realtà il marchese, divorato dalla gelosia e spinto dal sospetto che i due non avessero tenuto fede al giuramento. Il marchese confessa al parroco la sua colpa e questi gli promette l'assoluzione a patto che si costituisca e faccia liberare l'innocente. Ma il marchese, accecato dall'orgoglio, rifiuta il consiglio e spera di dimenticare e di redimersi sposando una nobildonna che lo ama ma che ben presto si accorgerà di essere stata sposata senza amore. Il marchese, sconvolto e divenuto folle, muore nella solitudine.
 
== StampaProduzione ==
Il film fu realizzato negli studi [[Pisorno]] di [[Tirrenia]]. Alla sceneggiatura hanno partecipato anche [[Giacomo Debenedetti]], non accreditato a causa delle [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]], e [[Gino Carlo Sensani]], il costumista del film.
* "La Sicilia è un paese profondo, incandescente, vergine, generoso con i sentimenti a fior di terra e di pelle, con il sole che brucia, con il silenzio che martella nelle grandi, sconfinate distese della provincia. Poggioli[…] meriterebbe dieci con lode solo per l'ambientazione perfetta che ha saputo dare al dramma. Ma che punto dovremmo dargli per il dramma? Questo infatti è denso, chiuso, profondo ed è portato avanti sino allo scoppio finale, con sopraffina abilità, con un senso di verità allucinante.” (Mino Doletti, "Film" n.3, 16 gennaio 1943).
 
== Distribuzione ==
* Il film uscì nelle sale il [[25 dicembre]] [[1942]], ma il visto della censura risale al [[3 febbraio]] [[1943]] (v.c. n. 31813 del 03).02.43)
 
== Critica ==
* "La Sicilia è un paese profondo, incandescente, vergine, generoso con i sentimenti a fior di terra e di pelle, con il sole che brucia, con il silenzio che martella nelle grandi, sconfinate distese della provincia. Poggioli [...] meriterebbe dieci con lode solo per l'ambientazione perfetta che ha saputo dare al dramma. Ma che punto dovremmo dargli per il dramma? Questo infatti è denso, chiuso, profondo ed è portato avanti sino allo scoppio finale, con sopraffina abilità, con un senso di verità allucinante." ([[Mino Doletti]], "''Film"'', n. 3, 16 gennaio 1943).
 
== Collegamenti esterni ==