Il termine talibita si riferisce a quella parte del movimento alide che discendeva direttamente dal Abū Ṭālib, lo zio paterno che fu il secondo tutore del nipote, il profeta Maometto, e che fu il suo strenuo protettore fino all'epoca della sua morte nel 619.

I talibiti erano quindi la discendenza diretta, innanzi tutto di ʿAlī - sia attraverso la figlia del Profeta, Fatima bint Muhammad, sia attraverso una delle sue altre mogli da lui sposate[1] dopo la morte di Fatima nel 632 - ma anche dei fratelli: Tālib, ʿAqīl e Jaʿfar.

Non erano di conseguenza talibiti, pur essendo inizialmente filo-alidi, gli Abbasidi, discendenti dall'altro zio di Maometto, al-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib, e la prole degli altri zii paterni di Maometto (per i quali si veda l'Albero genealogico di Maometto).

Nell'epopea sciita i talibiti costituiscono la parte più pura e degna di lode dell'intera Ahl al-Bayt.

  1. ^ Ad esempio Muhammad, detto Ibn al-Hanafiyya, in quanto generatogli da una donna dei B. Hanifa, o ʿUmar, figlio avuto da Umm Habīb bt. Rabīʿa, dei B. Taghlib.

Bibliografia

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  • Musʿab b. ʿAbd Allāh al-Zubayrī, Kitāb nasab Quraysh (Il libro genealogico dei Quraysh), (ed.) E. Lévi-Provençal, Il Cairo, Dār al-maʿrif, 1951.
  • Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo) - Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, 2003
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