Utente:Aramis74/Sandbox

Si immagini l'esempio di un falegname che richieda 1.500€ + IVA per la realizzazione di una cucina e proponga uno sconto di 200€ per non emettere fattura.

Come ulteriore semplificazione ipotizziamo una tassazione IRPEF fissa del 25% che è la media tra i 2 scaglioni più diffusi.

Per facilità di calcolo usiamo l'IVA al 20%

Il cliente è un dipendente con uno stipendio lordo mensile di 2.000€ e netto di 1.500€

Nel seguente scenario simuleremo quanto metterebbero in tasca il cliente dipendente, il falegname e lo Stato nel caso si scegliesse il pagamento in nero scontato a 1.300 €

senza fattura Cliente Falegname Stato
ricavo iniziale 2.000 € 1.300 €
spese deducibili 0 €
lordo 2.000 €
IRPEF 25% -500 € 500 €
netto 1.500 € 1.300 €
spese indeducibili -1.300 €
metto in tasca 200 € 1.300 € 500 €

Il cliente riceve dall'azienda uno stipendio lordo di 2.000 €. Avendo scelto il pagamento in nero, non può scaricare nulla, gli verranno trattenute in busta 500 € di IRPEF. Per cui riceve uno stipendio netto di 1.500€ con cui pagare il falegname 1.300 €.

In tasca rimarranno al cliente 200 €. Il falegname, non avendo pagato alcuna tassa, riceverà 1.300 € pulite. Lo Stato metterà in tasca 500 € di IRPEF.

Se il cliente chiedesse la fattura al falegname, quindi decidesse di pagare a prezzo pieno 1.500 + IVA, otterremmo:

con fattura Cliente Falegname Stato
ricavo iniziale 2.000 € 1.500 €
spese deducibili 1.500 €
lordo 500 € 1.500 €
IRPEF 25% -125 € -375 € 500 €
netto 375 € 1.125 €
spese indeducibili -300 € di IVA 300 €
metto in tasca 75 € 1.125 € 800 €

Come possiamo vedere, richiedendo il pagamento con fattura, il cliente scarica dal suo stipendio lordo di 2.000 € i 1.500 € di spese del falegname, pagando un IRPEF di soli 125€

Tuttavia deve ancora farsi carico dell'IVA, che di fatto annulla tutto il risparmio. Il cliente esce perdente e si ritrova in tasca solo 75€

Anche il falegname esce perdente, che pagando l'IRPEF mette in tasca solo 1.125 €

L'unico vincente è lo Stato che ha guadagnato da entrambi, portando a casa ben 800 €

Apparentemente il contrasto di interessi non funziona

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I sostenitori del contrasto di interessi asseriscono che l'esempio sopra riportato è fuorviante, perché nel momento in cui l'IVA viene esclusa dalle spese deducibili, non può essere considerato contrasto di interessi, perché è impossibile scaricare completamente le spese sostenute.

L'unico modo per contrastare l'evasione è abolire l'IVA (o comunque ridurla drasticamente) e aumentare l'IRPEF

Riprendiamo l'esempio del falegname, in cui simuleremo ciò che i sostenitori definiscono il vero contrasto di interessi:

IVA 0% spostata all'interno dell'IRPEF

IRPEF 45% (ha assorbito l'IVA)

senza fattura Cliente Falegname Stato
ricavo iniziale 2.000 € 1.300 €
spese deducibili 0 €
lordo 2.000 €
IRPEF 45% -900 € 900 €
netto 1.100 € 1.300 €
spese indeducibili -1.300 €
metto in tasca -200 € 1.300 € 900 €

Il cliente riceve dall'azienda uno stipendio lordo di 2.000 €. Avendo scelto il pagamento in nero, non può scaricare nulla, gli verranno trattenute in busta 900 € di IRPEF. Per cui riceve uno stipendio netto di 1.100€ con cui pagare il falegname 1.300 €.

Al cliente non rimarrà in tasca niente. Anzi dovrà prendere dai propri risparmi altri 200 €. Quindi il contrasto ha funzionato. Pagare in nero diventa costoso.

Il falegname, non avendo pagato alcuna tassa, riceverà 1.300 € pulite. Lo Stato metterà in tasca 900 € di IRPEF.

Anche per lo Stato il vero contrasto d'interessi ha portato beneficio. Ha aumentato le sue entrate anche col pagamento senza fattura.

Se il cliente chiedesse la fattura al falegname, quindi decidesse di pagare a prezzo pieno 1.500, otterremmo:

con fattura Cliente Falegname Stato
ricavo iniziale 2.000 € 1.500 €
spese deducibili 1.500 €
lordo 500 € 1.500 €
IRPEF 45% -225 € -675 € 900 €
netto 275 € 825 €
spese indeducibili
metto in tasca 275 € 825 € 900 €

Richiedendo la fattura, il cliente mette in tasca ben 275 € Pertanto ha interesse a richiederla

Si noti come lo Stato, sia con fattura che senza, metta in tasca sempre 900 €

Il falegname è costretto a pagare le tasse.


Generazione 1.500 Euro

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Esaminiamo come funzionerebbe il contrasto di interessi sulle fasce più deboli. Apparentemente un IRPEF così alto sembrerebbe esagerato per i più poveri.

Riprendiamo l'esempio del falegname, questa volta nei panni del povero. Ha ricavato 1.500€, ma per vivere li spende quasi tutti:

500€ per il mangiare

200€ di divertimento

500€ di affitto

IRPEF 45%

con fattura Falegname mangiare divertimento affitto Stato
ricavo iniziale 1.500 € 500 € 200 € 500 €
spese deducibili 1.200 €
lordo 300 € 500 € 200 € 500 €
IRPEF 45% -135 € -225 € -90 € -225 € 675 €
metto in tasca 165 € 275 € 110 € 275 € 675 €

Dato che è possibile scaricare tutte le spese, il lordo su cui pagare le tasse è molto basso. Anche con un IRPEF così alto, le fasce più deboli vengono protette


IVA vs IRPEF

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IRPEF è un'imposta diretta: viene pagata dal fornitore (il falegname che vende un mobile)

IVA è un'imposta indiretta: viene pagata dal cliente (che acquista il mobile)

Sul piano dell'equità sono preferibili le imposte dirette (IRPEF) che, commisurandosi alla ricchezza posseduta, si adeguano meglio alla capacità contributiva del soggetto.

Al contrario le imposte indirette come l'IVA sono poco solidali, perché tassano tutti allo stesso modo, anche i poveri, gli anziani, i bambini e chi non ha un lavoro. Sono più facili da riscuotere, perché inglobate nel prezzo finale. Ad esempio, quando si acquista un prodotto al supermercato.

Quando avviene una compravendita, lo Stato tassa entrambi gli attori, sia il fornitore (falegname), che il cliente.

Nella seguente tabella, analizzeremo i vari tipi di pagamento, segnando "win", quando la parte ha un guadagno e "lose" quando ha una perdita. Otteniamo queste condizioni:

pagamento fornitore (IRPEF) cliente (IVA) Stato
con fattura classica IVA + IRPEF lose lose win
in nero senza IVA e senza IRPEF win win lose
contrasto d'interessi senza IRPEF win lose win
contrasto d'interessi senza IVA lose win win

Se il falegname non pagasse tasse (IRPEF), non avrebbe ragione per dimenticarsi la fattura, perché tanto a pagare le tasse sarebbe solo il cliente con l'IVA. Ma questo potrebbe comunque trovare un fornitore più clemente, che non fatturi, pur di prendere il lavoro. Questa logica non può funzionare

Viceversa se il cliente non fosse tassato durante l'acquisto (IVA) potrebbe richiedere la fattura con serenità, perché tanto a pagare le tasse sarebbe solo il fornitore. Inoltre, potendo detrarre la spesa, sarebbe incentivato a farlo.

Il contrasto di interessi senza IVA fa leva proprio su questo principio, lo Stato:

  • diventa amico del cliente abolendo l'IVA
  • spinge il cliente a richiedere fattura, consentendogli di scaricare la spesa
  • stimola a spendere di più per abbassare il proprio imponibile, stimolando la crescita di nuovi posti di lavoro

Su quest'ultimo punto fautori e detrattori sono in contrasto. I detrattori sostengono che non sarebbe maggiormente tassato chi più guadagna, ma chi più risparmia e meno consuma, ovvero coloro che hanno stili di vita più sobri, e questo avrebbe anche conseguenze etiche ed ambientali inaccettabili.

I fautori invece sostengono che è molto meno etico tassare tutti indistintamente con l'IVA. Inoltre il 71% dell'economia italiana è ricoperto dal terziario, come ad esempio i servizi offerti da banche,assicurazioni,massaggiatori,colf. Lavori che hanno un basso impatto sull'ambiente.

E' possibile eliminare l'IVA ?

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Tutti i paesi dell’UE devono applicare a beni e servizi l'IVA non inferiore al 15 %.

La direttiva prevede alcune deroghe dalle norme standard sull'IVA per i paesi dell’UE, ad esempio per prevenire determinati tipi di evasione fiscale. Ci sono inoltre regimi speciali dell’IVA ideati per ridurre gli oneri burocratici, ad esempio per le piccole imprese e per gli agricoltori.

Detrattori e fautori sono in disaccordo anche su quest punto. I detrattori sostengono che la restituzione dell’Iva, non sembra compatibile con le regole europee, piuttosto rigide nel pretendere dagli Stati membri la esatta riscossione delle imposte dovute.

I fautori sostengono che è possibile invocare le deroghe previste dalla Direttiva per semplificare la riscossione (solo IRPEF al 45%) e/o per evitare evasioni o elusioni fiscali (contrasto d'interessi senza iva)

I detrattori sostengono che l’Amministrazione si troverebbe a dover controllare la documentazione sottostante a molti milioni di dichiarazioni presentate da contribuenti che potrebbero essere tentati di “fare la cresta” sugli acquisti effettuati. Come l’esperienza empirica insegna, poi, l’Agenzia non è riuscita in passato a controllare nemmeno le imprese edilizie di ristrutturazione che pure erano state pagate con bonifico bancario dal cliente che aveva chiesto la deduzione delle spese di ristrutturazione, figuriamoci se riuscirebbe a controllare analiticamente tutti coloro che hanno emesso uno scontrino o una ricevuta pagata col bancomat.

I fautori sostengono che bisogna concentrarsi sull'informatizzare la comunicazione tra chi emette scontrino / fattura con lo Stato. Si pensi ad esempio alle farmacie che richiedono il codice fiscale,prima di stampare lo scontrino. Lo Stato dovrebbe attingere a quei dati elettronicamente e inserirli automaticamente nel modello precompilato 730, senza che il cittadino debba preoccuparsi di conservarli o abbia la possibilità di fare la cresta.

Prima bisogna informatizzare lo Stato

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Il malfunzionamento della Pubblica amministrazione (Pa) italiana continua ad avere un impatto molto negativo sull’economia italiana, frenandone la ripresa.

E sebbene la comparazione presenti tutta una serie di limiti, possiamo in linea di massima affermare chel’incapacità, gli sprechi e la cattiva gestione della macchina dello Stato hanno una dimensione economica superiore al mancato gettito riconducibile all’evasione fiscale presente in Italia.

A ricordarlo è l’Ufficio studi della CGIA che, per prima cosa, ha raccolto ed elencato le principali inefficienze della nostra macchina pubblica e i conseguenti effetti economici che queste criticità producono sul sistema economico italiano.

QUI IL RAPPORTO COMPLETO