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MALGA MONTARIONE

MALGA MONTARIONE: UN PATRIMONIO DEL PARCO DELLA LESSINIA


UN PAESAGGIO INCANTEVOLE E RICCO DI STORIA

A 520 metri di quota, sopra a Ossenigo, nel Comune di Dolcè, vi è una località ricca di storia: si tratta di “MALGA MONTARIONE”, situata nel cuore del Parco della Lessinia, ai piedi di Rocca Pia e del Corno d’Aquilio. E’ un luogo incantato con alberi secolari, piccoli ruscelli che scendono a valle, laghetti naturali e un ambiente rimasto fermo nei secoli che consigliamo a tutti di visitare. Ci si può arrivare a piedi, con partenza dalla Chiesetta di Sant’Andrea e in 40 minuti di cammino, lungo una strada sterrata ma ben curata: è il sentiero n.250, una via ben conosciuta dagli escursionisti che permette di risalire fino al Corno d’Aquilio e rappresenta uno dei percorsi più belli ed emozionanti presenti nel territorio della Val d’Adige e della Lessinia. Il Comune di Dolcè, negli anni è riuscito a far installare dei tavoli e panchine, nei pressi del caseggiato principale, dove è possibile sostare e ammirare la natura. Parte della struttura, è aperta tutto l’anno ed è possibile entrare nella casa, dalla porta principale, per ripararsi o per pranzare. Al suo interno è presente una grande insegna che racconta la storia della Malga, attualmente di proprietà della Regione e in gestione a Veneto Agricoltura; mentre sulla tavolata centrale che accoglie i viaggiatori, vi è una piccola agenda, dove è possibile scrivere un commento, ricordare il proprio passaggio o più semplicemente trasmettere il proprio pensiero in quel momento.

L’invito per tutti, è a visitare questa bellissima località, per ammirare il paesaggio da cartolina e assaporare un momento di ristoro.


MALGA MONTARIONE

Il territorio comunale di Dolcè, in Val d’Adige, ha tra le sue ricchezze la presenza di una località storica denominata “Malga Montarione”, all’interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia. Le aree sono di proprietà del demanio Regionale e sono in gestione a Veneto Agricoltura.

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MONTARIONE E LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Durante la seconda guerra Mondiale, la Malga Montarione, aveva ospitato gli sfollati di Ossenigo durante i bombardamenti del 1944. Tutt’oggi nel 2020, alcuni anziani del paese, hanno un ricordo lucido della guerra e dei momenti vissuti da bambini nella casa di Montarione e in particolare nella stalla, luogo di rifugio che si trova a fianco al caseggiato principale. La strage del 6 novembre 1944 “al Capitello”, coinvolse alcune famiglie residenti a Ossenigo che si erano trasferite stabilmente da diversi mesi a Montarione e che solo in quel singolo giorno erano scese a valle, fino a Ossenigo, per una visita a chi era rimasto in paese o per recuperare qualche bene in abitazione. Quel giorno gli fù fatale.


LA STORIA NEL XVIII SECOLO

La zona di Montarione si trovava lungo una delle principali vie di contrabbando di merci che dalla Vallagarina conduceva alla Lessinia. Nel XVIII secolo, il confine tra l’Impero Austro Ungarico ed il Regno Napoleonico d’Italia, segnava condizioni di vita molto differenti. I dazi doganali francesi, mettevano a dura prova le popolazioni, a differenza di quello che accadeva poco più in là del confine. Così i contrabbandieri, durante la notte, percorrevano le valli trasportando, con i muli, tabacco, salgemma e pani di zucchero che venivano scambiati con i cereali, che in Vallagarina scarseggiavano; in tal modo veniva dato sostegno alle famiglie. In seguito alla caduta di Napoleone la situazione politica ed economica non cambiò molto e il contrabbando rimase una importante fonte di sostentamento per una buona parte della popolazione. Benchè fosse ufficialmente illegale, questo traffico di merci era tacitamente consentito dalla Guardia di Finanza che controllava più spesso le zone dove non sarebbe passato nessun carico di merce.


LE TRINCEE

Su Malga Montarione, che si trova al confine con il Trentino, sono visibili tutt’ora numerose trincee a cielo aperto, a testimonianza delle guerre combattute sull’alto piano.


CONFINE DI STATO: PRESENZA DEI CIPPI

Anche nei pressi di Località Montarione, essendo stato confine di Stato, sono presenti i cippi confinari. L’attuale confine regionale tra Provincia Autonoma di Trento e Provincia di Verona, che attraversa i contrafforti montuosi del Monte Baldo e della Lessinia, è stato per secoli un complesso e conteso confine di Stato. Per delimitare in modo preciso tale limite venne indetto nel 1750 un apposito congresso presso Rovereto, cui parteciparono esponenti del Casato d’Austria e della Repubblica di Venezia, più alcuni rappresentanti delle comunità locali; da tale incontro e numerosi successivi sopralluoghi scaturì nel 1753 il Trattato di Rovereto, con il quale si andava a delimitare definitivamente il confine tra i due paesi, seguendo come principio quello del riconoscimento delle proprietà private veronesi e trentine, da un lato prevalentemente appannaggio di famiglie nobili cittadine e enti religiosi, dall’altro riferite alle comunità di Ala e Avio. Il documento prevedeva inoltre la delimitazione attraverso l’apposizione sul terreno di numerosi cippi confinari, operazione che iniziò già a partire dal 1754. I cippi confinari furono realizzati utilizzando blocchi di Rosso Ammonitico veronese, roccia calcarea dalle cromie variabili dal bianco al rosa e al rosso estratta prevalentemente in loco; le grandi pietre, inserite nel terreno senza l’utilizzo di materiale cementizio, riportavano l’anno di posa, un codice numerico progressivo e l’indicazione dei rispettivi territori, salvo in alcuni casi prevedere la raffigurazione dell’aquila asburgica e del leone di San Marco. Sono tutt’ora presenti, nei pressi delle aree di confine e da Malga Montarione, è possibile identificare alcuni cippi.


RESTAURI

Malga Montarione è stata interessata nel tempo da numerosi interventi e restauri, nel primo ventennio del 1900 Giuseppe Borghetti ha provveduto a rendere utilizzabile la malga; la struttura era provvista di stalla e letamaio oltre all’edificio principale. Nonostante la buona posizione e la viabilità favorevole, la funzione silvo-pastorale di Malga Montarione è stata parzialmente messa a frutto. Sottoposta a sfalcio regolare del prato – pascolo e utilizzata come struttura di residenza, non è mai stata interessata dalla presenza stanziale di mandrie. Il principale problema della malga è infatti l’assenza di acqua che impedisce la cura adeguata del bestiame. Nell’800 e ‘900 la malga era sicuramente abitata da allevatori.


PARCO REGIONALE E MALGHE DEL COMUNE DI DOLCE’

Montarione insieme a Malga Campo e Pradasacco sono i tre fiori all’occhiello del Comune di Dolcè, sia sul piano ambientale che paesaggistico. All’interno del territorio del Parco della Lessinia, queste località sono “unità silvo pastorali” strettamente collegate alla presenza di prato – pascoli e di edifici adibiti al ricovero del personale ed eventualmente del bestiame, alla lavorazione del latte ed alla conservazione del prodotto.

Le malghe sono il luogo dove durante il periodo estivo viene praticato l’allevamento dei bovini tramite l’alpeggio ed allo stesso tempo, dove il latte viene lavorato per essere trasformato in burro e formaggio.

Oggi, a causa delle diverse condizioni economiche, il ruolo della malga è profondamente cambiato e l’importanza che la struttura poteva aver avuto in passato per l’economia locale è molto diminuita. Di conseguenza si registra una graduale contrazione di gestioni costanti dal territorio delle malghe. La mancanza di cure culturali e pascoli provoca la colonizzazione dei luoghi inizialmente da parte di erbe infestanti e successivamente da essenze arbustive ed arboree: se proseguirà l’abbandono delle aree pascolive seguirà il progressivo avanzare del bosco.


LA STORIA DEL “CASTELLO” DI OSSENIGO

Molte fonti storiche raccontano della presenza di un Castello a Ossenigo che alcuni hanno ipotizzato sia stato costruito a Montarione, sopra a Ossenigo nel MedioEvo. Il Castello di origine longobarda, conferma un primo segno della sua presenza nel 1202. Tra i proprietari del Castello vi è stata a lungo, la famiglia veronese dei Turrisendo e la conferma dell’esistenza del Castello, coincide con l’investitura di Tebaldo di Turrisendo a vassallo dall’Episcopato di Trento, con Vescovo Corrado da Beseno.

Nel 1211, il Podestà di Verona, Conte S.Bonifacio inviò Ricciardo, suo successore, a distruggere il Castello. Ci sono diverse versioni, sulle motivazioni che spinsero ad ordinare la distruzione del Castello: alcune fonti sostengono che il Signore del Castello di Ossenigo, dava asilo a dei briganti che borseggiavano i passanti, altre invece sostengono che il rivale di Ottone IV (Federico II di Svevia) doveva passare per la Val d’Adige, per raggiungere la Germania e il Castello di Ossenigo era un grosso impedimento. Così oltre al Castello distrutto, Tebaldo di Turrisendo, perse anche i possedimenti di Ossenigo che arrivavano quasi fino ad Ala (compreso S.Leonardo che era stata eretta una piccola Chiesa e un ospedale dai monaci Crociferi). Il Castello di Ossenigo risulta essere stato successivamente ricostruito: il figlio di Turrisendo, il 9 gennaio 1240 permise che una guarnigione di Tedeschi occupasse il Castello (convinto da Ezzelino III da romano) per pacificarsi con il nuovo imperatore Federico II di Svevia. Alcuni ricercatori storici ipotizzano che il Castello venga identificato con l'attuale Palazzo Raineri e nei caseggiati laterali, presenti tuttora in centro storico del piccolo borgo di Ossenigo. “Casa Marchi”, in centro paese a Ossenigo, è chiaramente del 1200-1300, quindi d'epoca coincide con i fatti di Ribaldo Turrisendo e sembra ipotizzabile facesse parte delle mura del Castello.


CENNI STORICI SU OTTONE IV A OSSENIGO

Ottone IV di Brunswick è stato Re di Germania dal 1198 e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1209. Proprio nell’anno 1209, ci sono più fonti storiche che confermano la permanenza di Ottone IV a Ossenigo, per far riposare le sue truppe, durante il suo viaggio dalla Germania, verso la pianura padana.

Ottone IV si era quindi fermato a Ossenigo, alla Corte di Tebaldo di Turrisendo? Ottone stava certamente scendendo dalla Germania, per farsi incoronare dal Papa Innocenzo III Imperatore d’Italia. Durante quei giorni sappiamo con certezza che ci fù il tentativo messo in atto da Ottone IV di riunire, al suo cospetto i principali signori del Veneto e Romagna: Ezzelino il Monaco, Azzo VI d'Este, Signore di Ferrara, Salinguerra, suo rivale. Ottone IV, prima di scendere a Roma, cerca di portarli alla pace.


LA FIABA DEI GIGANTI PRESENTI A MONTARIONE, TRA LEGGENDA E FANTASIA.

Nella frazione di Ossenigo, gli anziani del luogo, si tramandano una leggenda che riguarda la località di Montarione, a metà tra fiaba e fantasia, che racconta l’incontro di alcuni ragazzi del paese, con tre “giganti”, alti più di tre metri, vestiti con colori sgargianti che correvano velocemente, da una parte all’altra della vallata, quasi a sfiorare la terra, tra i prati e sui pascoli verdi, verso la montagna, e contemporaneamente apparivano e scomparivano alcune mucche e un asino, come difronte ad un incantesimo. I ragazzi dopo l’avvistamento, fuggirono dalla località e tornarono ciascuno nelle proprie abitazioni. Non sono mai stati creduti. Il racconto dei giovani di Ossenigo che erano andati sulla località per raccogliere la legna e portare gli animali al pascolo, risale ai primi del ‘900 ed è stato per anni oggetto di storie leggendarie e racconti di fantasia tramandati nella piccola frazione: è stata un’allucinazione collettiva dovuta alla fame? O pura invenzione dei tre giovani? Il mistero è rimasto. Ed è rimasta la leggenda dei Giganti che popolavano la montagna sotto il Corno d’Aquilio, ritornava spesso nelle storie raccontate tra le famiglie riunite davanti al focolaio. Chi abita a Ossenigo, sicuramente l’ha sentita raccontare dai propri nonni.


MONTARIONE E LESSINIA: CAMMINARE IN MEZZO AL VERDE, TERAPIA PER MIGLIORARE LA CREATIVITA’.

Una passeggiata sui monti della Lessinia, o nelle Malghe, ci conferma la teoria sostenuta da molti medici di tutto il mondo che oltre a far bene alla salute fisica (diminuisce i rischi correlati con l’obesità, il diabete, l’ipertensione, migliora la qualità del sonno e l’assunzione di vitamina D), camminare in mezzo al verde calma l’ansia, migliora la concentrazione e quindi la creatività. (http://www.trekking.it/salute-e-benessere/camminare-nella-natura-per-curarsi.html, http://www.trekking.it/salute-e-benessere/camminare-ogni-giorno.html, http://www.lifegate.it/persone/news/camminare-nei-boschi-fa-bene-al-cervello). Se volete prendervi cura di voi stessi nel corpo e nello spirito, e se volte farlo in Lessinia, anche Malga Montarione è stata inserita nelle iniziative di Camminaparco, promosse dal Parco Naturale Reginale della Lessinia e organizzato in collaborazione con molte associazioni, presenta un calendario ricco di appuntamenti. Visitare malghe sugli alpeggi, oppure farsi avvolgere dai paesaggi selvaggi e incontaminati della parte più a nord dell’altipiano, di respirare i profumi e i silenzi della notte in cui sono ancora vive le stelle; o che si scelga di farsi travolgere dai tramonti, ammaliare dalla bellezza dei fiori, dei boschi, delle grotte, dei corsi d’acqua, o degli antichi sentieri, o cullare da una passeggiata a cavallo di fronte ad un panorama mozzafiato, Montarione, è una promessa di ristoro, cultura, relax, divertimento.

Il Parco

Il Parco Naturale della Lessinia, istituito dalla Regione del Veneto con la legge n. 12 del 30 gennaio 1990, si estende sull'altopiano dei Monti Lessini, alle spalle di Verona e al confine con la provincia di Trento.

Dall'analisi degli elementi costituenti il paesaggio della Lessinia è possibile ricostruire i caratteri naturalistici, storici, ambientali ed etnici che hanno condotto all'istituzione del Parco e che ne fanno un unicum nel contesto delle aree protette regionali e nazionali. Il Parco si estende per oltre 100 km2 comprendendo le verdi dorsali pascolive degli Alti Lessini e le fasce delle profonde incisioni vallive, detti vaj, della Marciora, dei Falconi e dell'Anguilla tributari della Valpantena, di Squaranto, di Revolto e della Val Fraselle prolungamenti della Val d'Illasi. Il paesaggio dell'altopiano è quello tipico prealpino, articolato in ampie dorsali contrassegnate da conche e vallette disegnate da prati e pascoli, alternati a boschi di carpino, faggio, abete rosso. I lembi di foresta, più estesi sui versanti dei vaj, testimoniano l'antica vitalità dei boschi prima che l'uomo rivelasse i reali contorni delle montagne, espandendo le aree di pascolo con una meticolosa e diffusa azione di disboscamento, iniziata probabilmente dal Neolitico.