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Giovanni d'Agostino (Catania, 1 giugno 1932Bologna, 31 gennaio 2000) è stato un artista italiano.

Biografia[1]

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Giovanni d’Agostino è nato a Catania nel 1932. Di famiglia siciliana, trascorre infanzia e giovinezza in Sicilia e studia al Liceo Artistico di Reggio Calabria. Si diploma Maestro d’Arte per la Ceramica a Nove di Vicenza.

Il suo primo incontro con l’arte ufficiale avviene al Premio Capo d’Orlando (1955)[1], dove conosce pittori già affermati (Guttuso, Mirabella, Migneco, Omiccioli, Motti, Zancanaro, Mussio, Dova e altri), con alcuni dei quali stringe rapporti di frequentazione. Questi incontri sono stati determinanti per la sua prima formazione artistica.

A metà degli anni Cinquanta tiene la sua prima personale alla Galleria Il Fondaco di Messina, con dipinti di un realismo sociale di tipo lirico, paesaggi e ritratti di braccianti siciliani e calabresi, dove è evidente l’influenza di Gino Rossi.

Sempre negli anni Cinquanta si trasferisce nel Veneto, proprio nella città in cui morì di Gino Rossi (Treviso), dove continua a dipingere paesaggi e pescatori del Sile, approfondendo le esperienze precedenti. Da Treviso, dopo un breve soggiorno a Parigi, dove conosce Beniamino Joppolo, la cui personalità e cultura lo affascinano profondamente, si trasferisce a Roma e frequenta l’ambiente della Nuova Pesa. In questo periodo tiene una personale alla Galleria Il Grigio.

Nei primi anni Sessanta torna nel Veneto e vi resta fino al ’68; in questo periodo tiene molte esposizioni personali e collettive: a Padova, a Rovigo, a Roma, a Venezia, a Bologna. Nel 1968 si trasferisce a Bologna: conosce l’ambiente bolognese e nel 1970 Concetto Pozzati lo chiama a insegnare all’Accademia di Belle Arti di Urbino.

Partecipa alla mostra itinerante Prospettive 4, espone alla Galleria De’ Foscherari di Bologna, tiene una personale al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, alla Galleria Annunciata di Milano. Nel 1972 viene invitato alla Biennale di Venezia; nel 1973 espone alla Galleria di Porta Ticinese di Milano, viene invitato al Museo di Karkhov, tiene una personale alla Galleria Civica di Modena; nel 1975 viene invitato tra gli artisti siciliani a Capo d’Orlando.

È nella prima metà di questo decennio che datano le prime opere di cera: superfici nelle quali vengono inseriti minimali elementi naturali come petali, aghi di pino e altro.

Con queste opere vengono allestite le personali alla Galleria Bon à tirer di Milano nel 1975 e nel 1977. Nel 1977 viene invitato alla mostra “La forma della scrittura” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna e tiene la prima di una serie di personali alla Galleria del Naviglio.

Alla metà degli anni ’70 risale l'inizio delle numerose collaborazioni con poeti, musicisti, ballerini e architetti soprattutto nella forma di performance e installazioni. Tra i tanti, Franco Beltrametti[2][3], Corrado Costa, Rita degli Esposti, John Gian, Steve Lacy, Jean Monod, Tom Raworth, Flora Ruchat e Pasquale Verdicchio.

Partecipa ai Festival di Poesia «P77» a Venezia[4] e poi alle successive tre edizioni (One World Poetry «P78», «P79», «P80») a Amsterdam.

Nel 1978 lascia l’Accademia di Belle Arti di Urbino per quella di Firenze (si trasferirà in quella di Bologna all'inizio del decennio successivo).

Di questo periodo il ciclo di cere bianche chiamato «trasparenze e spessori».

Nel 1983 gli viene dedicata una personale alla Casa del Mantegna di Mantova.

Alla metà degli anni ’80 risale il ciclo delle cere nere.

Continua l'attività espositiva, in particolare con la Galleria Il Naviglio di Milano (che lo porterà al Palais des Beux-Arts di Bruxelles nell’87 e nello stesso anno e nei successivi due alle fiere di Basilea e di Colonia) e con la Galleria del Falconiere (Ancona).

A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 inizia il ciclo delle opere su rame.

Queste opere vengono esposte alla Galleria del Falconiere in una personale nel 1991 e in una collettiva («Rami di d'Agostino, Mussio, Nagasawa», 1993).

Del 1994 è la personale allo Studio G7 di Bologna, sempre Bologna nel 1995 espone alla Stamperia Squadro.

Risale al 1999 il ciclo degli «ipotesti» che verranno esposti nello stesso anno in una delle ultime mostre, alla galleria Studio G7 (Bologna).

Le cere bianche, le cere nere, i rami e gli ipotesti rappresentano le grandi tappe del suo percorso artistico.

Muore a Bologna all'inizio del 2000.

Principali mostre

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  1. ^ a b Giovanna Manduca (a cura di), Giovanni d'Agostino. Opere 1970-1999, traduzione di Peter Andrew Henderson, Fondazione Franco Beltrametti / L'Artiere Edizionitalia, 2002.
  2. ^ Franco Beltrametti. Choses qui voyagent, Milano, Mazzotta, 1995, p. 37.
  3. ^ Franco Beltrametti. Sempre cercando, Museo d'Arte Mendrisio, 1999, p. 44, 48, 105.
  4. ^ La poesia è un luogo, Abracadabra, p. 13, 34, 70.