Utente:ChiaraDolzani/sandbox

<ref> (IT) almanaccoagrario, San Michele all'Adige, giugno 1900. URL consultato il 14 ottobre 2005.


Contemporaneamente al suo impiego al tribunale, Gerloni coltiva la passione per le api e nel 1899 riceve l’incarico di far visita alle valli del Trentino. L'attività è commissionata dal Consiglio dell’Agricoltura trentino (istituto agrario di san michele all'adige trafiletto 1.2.4), poichè ha ricevuto un fondo per l'apicoltura da parte dell'Eccelso Ministero del Governo austro-ungarico. Gerloni tiene delle conferenze nei consorzi, nati per mantenere i rapporti tra i contadini e l'ente pubblico, con lo scopo di conoscere lo stato dell'apicoltura nelle varie valli trentine, riservandosi di intervenire, in caso di bisogno, con le sovvenzioni necessarie. Nel compiere il suo incarico capisce che in Trentino le produzioni di cere e miele avrebbero potuto essere di gran lunga superiori, se ci fosse stata una maggiore attenzione alla produzione e all'allevamento delle api. Infatti egli sostiene che il territorio si presenta favorevole all'allevamento e i prodotti sono molto apprezzati dai visitatori. Inoltre nota che nel territorio si pratica l’apicoltura come occupazione accessoria e si lavora solo con metodi tradizionali. L'apicoltura razionale, intesa come quasi un vero e proprio studio scientifico, viene esercitata da persone di rango superiore, ma Gerloni vuole che si esegua l’apicoltura con rigore e non semplicemente il possesso delle api, definita anche apicoltura empirica, esercitata dai restanti apicoltori. Anche se riscontra il fatto, che in quel momento nel nostro paese non sia possibile esercitare solamente l'apicoltura, a causa dell'economia, come avviene in altri paesi quali la Boemia, la regione dell'Hannover, la Germania e la Svizzera. Nel 1900 viene pubblicata la prima edizione del suo libro “Apicoltura “ che viene distribuita ai Consorzi di apicoltura. La sua opera è suddivisa in una parte teorica dove ripercorre la storia dell'apicoltura e dei suoi prodotti, della società all'interno dello sciame e dell'habitat ideale per le api, sia a livello di arnia che di flora. Inoltre è presente una parte pratica in cui parla della gestione dell'arnia e delle api, introducendo anche l'utilizzo di attrezzi specifici. L'ultima parte presenta operazioni particolari dove argomenta il commercio dei prodotti. Per rendere il libro accessibile a tutti gli apicoltori, Gerloni decide di creare una lista delle piante più comuni con i loro nomi in dialetto, in modo da agevolare l'identificazione. In questa stesura Gerloni esprime le sue esperienze fatte in Trentino e in altri luoghi sullo studio dell’apicoltura. Nei dodici anni successivi fa ulteriori esperienze, che comportano una nuova edizione del libro con l’aggiunta delle sue nuove conoscenze nel settore Contemporaneamente al suo impiego al tribunale, Gerloni coltiva la passione per le api e nel 1899 riceve l’incarico di far visita alle valli del Trentino. L'attività è commissionata dal Consiglio dell’Agricoltura trentino (istituto agrario di san michele all'adige trafiletto 1.2.4), poichè ha ricevuto un fondo per l'apicoltura da parte dell'Eccelso Ministero del Governo austro-ungarico. Gerloni tiene delle conferenze nei consorzi, nati per mantenere i rapporti tra i contadini e l'ente pubblico, con lo scopo di conoscere lo stato dell'apicoltura nelle varie valli trentine, riservandosi di intervenire, in caso di bisogno, con le sovvenzioni necessarie. Nel compiere il suo incarico capisce che in Trentino le produzioni di cere e miele avrebbero potuto essere di gran lunga superiori, se ci fosse stata una maggiore attenzione alla produzione e all'allevamento delle api. Infatti egli sostiene che il territorio si presenta favorevole all'allevamento e i prodotti sono molto apprezzati dai visitatori. Inoltre nota che nel territorio si pratica l’apicoltura come occupazione accessoria e si lavora solo con metodi tradizionali. L'apicoltura razionale, intesa come quasi un vero e proprio studio scientifico, viene esercitata da persone di rango superiore, ma Gerloni vuole che si esegua l’apicoltura con rigore e non semplicemente il possesso delle api, definita anche apicoltura empirica, esercitata dai restanti apicoltori. Anche se riscontra il fatto, che in quel momento nel nostro paese non sia possibile esercitare solamente l'apicoltura, a causa dell'economia, come avviene in altri paesi quali la Boemia, la regione dell'Hannover, la Germania e la Svizzera. Nel 1900 viene pubblicata la prima edizione del suo libro “Apicoltura “ che viene distribuita ai Consorzi di apicoltura. La sua opera è suddivisa in una parte teorica dove ripercorre la storia dell'apicoltura e dei suoi prodotti, della società all'interno dello sciame e dell'habitat ideale per le api, sia a livello di arnia che di flora. Inoltre è presente una parte pratica in cui parla della gestione dell'arnia e delle api, introducendo anche l'utilizzo di attrezzi specifici. L'ultima parte presenta operazioni particolari dove argomenta il commercio dei prodotti. Per rendere il libro accessibile a tutti gli apicoltori, Gerloni decide di creare una lista delle piante più comuni con i loro nomi in dialetto, in modo da agevolare l'identificazione. In questa stesura Gerloni esprime le sue esperienze fatte in Trentino e in altri luoghi sullo studio dell’apicoltura. Nei dodici anni successivi fa ulteriori esperienze, che comportano una nuova edizione del libro con l’aggiunta delle sue nuove conoscenze nel settore.