Collezionista e studiosa di storia del cinema muto, nata a Romagnano Sesia (Novara) il 20 maggio 1908 e morta ivi il 20 febbraio 1991. La sua attività di creatrice e di direttrice del Museo nazionale del cinema di Torino (v. museo), per la quale ottenne numerosi apprezzamenti all'estero, la proiettò nel mondo internazionale della Fédération international des Archives du Film, la FIAF, in cui operò lungamente come una delle personalità più autorevoli. La P. può essere legittimamente considerata come una delle prime persone (con Einar Lauritzen e Henri Langlois) ad avere avuto l'idea di costituire non solo cineteche, per conservare i film, ma anche musei del cinema, per raccogliere un patrimonio legato al cinema in tutte le sue manifestazioni. Di notevole rilievo anche la sua attività di storico del cinema muto italiano.

Ultima di tre sorelle di un'agiata famiglia borghese dai forti interessi culturali, si laureò giovanissima in lettere e cominciò a lavorare presso la Biblioteca Reale di Torino, frequentando anche corsi di biblioteconomia, archivistica e paleografia. Nell'ambito dei suoi studi poetici e letterari pubblicò nel 1937 il Saggio sulla cultura femminile subalpina dalle origini al 1860, mentre a partire dall'articolo Torino cinematografica prima e durante la guerra (Appunti) da lei pubblicato nel 1938 sulla rivista "Bianco e nero" e dedicato soprattutto alle case di produzione torinesi e ai periodici di cinema dell'epoca, si sviluppò sempre più il suo interesse per il cinema. La prima idea della studiosa di costituire un museo del cinema risale al 1941 quando iniziò un lavoro di raccolta e di conservazione dei documenti e dei materiali del cinema torinese, che "aveva fatto conoscere il nome di Torino in tutto il mondo". Questa fase si prolungò sino al 1953 quando, anche grazie al sostegno di Langlois, si costituì l'Associazione culturale Museo del cinema che si proponeva di "raccogliere, conservare ed esporre al pubblico tutto il materiale che si riferisce alla documentazione e alla storia delle attività artistiche, culturali, tecniche e industriali della cinematografia e della fotografia". Il suo quadro di attività non fu più limitato all'orizzonte del cinema torinese, ma si proiettò sul piano internazionale, grazie all'organizzazione di iniziative, mostre e retrospettive in Italia e all'estero. Nel settembre 1958 venne finalmente aperto a Palazzo Chiablese il Museo costituito da sedici sale che ripercorrevano la storia del cinema, dal cosiddetto precinema sino agli ultimi anni. Naturalmente non tutte le collezioni erano altrettanto importanti e accanto al grande patrimonio di archeologia del cinema, e alle buone collezioni di fotografia e di cinema torinese, vi erano altri settori meno documentati. Ma fin dall'inizio la P. aveva concepito la sala cinematografica come una delle componenti essenziali dell'attività espositiva, legando in modo preciso i documenti e i materiali extra filmici al film proiettato e visto. Cineteca e Museo del cinema erano giustamente considerati come un insieme organico.

Tutto il lavoro della P. dedicato al Museo fu sviluppato, incrementato e difeso con una straordinaria energia. Fin dall'inizio fu chiaro nel suo progetto museale la sintesi forte tra raccolta, conservazione ed esibizione dei materiali del cinema. Diversamente dalle posizioni dominanti nella FIAF (cui il Museo allora itinerante venne ammesso nel 1953), la studiosa pensava la conservazione dei materiali non come un fine in sé, ma come un'attività che implica il correlato necessario della proiezione e dell'esibizione dei film e dei materiali raccolti. In questa opzione si trovò schierata con Langlois attestando una capacità indubbia di intuire e di anticipare quelli che sarebbero stati gli sviluppi delle più importanti istituzioni internazionali. Sotto la direzione della P., il Museo organizzò mostre e retrospettive a Torino, e collaborò a iniziative a Milano, Venezia, Parigi, Monaco di Baviera, Bruxelles, Buenos Aires.

Se fondamentale e prioritaria resta l'attività di collezionista e di fondatrice di musei della P. (nel 1987 contribuì alla creazione a Romagnano Sesia del Museo storico etnografico), importante fu anche il suo ruolo di studiosa del cinema. La sua opera, Storia del cinema muto italiano, pubblicata nel 1951, ha costituito per molti anni un essenziale punto di riferimento nella difficile opera di ricostruzione del cinema dei primi anni, come il catalogo Museo nazionale del cinema, curato con Luigi Carluccio e poi pubblicato nel 1978, ha documentato e interpretato un'avventura creativa e collezionistica di grandissimo rilievo. bibliografia

M.A. Prolo, H. Langlois, Le dragon et l'alouette. Correspondance 1948-1979, éd. S. Toffetti, Torino 1992; P. Bertetto, D. Pesenti Campagnoni, La magia dell'immagine, Milano 1996; D. Pesenti Campagnoni, Maria Adriana Prolo, Torino 2002.