Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 57

Sandbox Claudio Gioseffi
Appunti da rielaborare sui Colli Berici

[1]. [2].

C mappa 2

Toponimo modifica

Dalla radice germanica berg = monte, portata dai longobardi. la prima volta che furono concepiti come un complesso a se stante fu nel 1084 quando l'imperatore Enrico Quarto donò al vescovo di Vicenza totum montem Berice secundum quod circuit (Tutti i monti Bberici così come girano attorno)[3].

Valmarana Toponimo. Deriva da vallis marana, cioè valle paludosa, invasa frequentemente e per lunghi periodi dalle acque in piena del fiume Retrone.

Origine e composizione dei monti modifica

[4].

Forma parallelogramma, contorno alquanto frastagliato verso settentrione in corrispondenza delle valli di Sant'Agostino e più compatto invece a sud. Due profonde incisioni a livello di pianura, la Val Liona e le valli di Fimon, penetrano in profondità nella rilievo fino quasi a congiungersi nel cuore dei colli e quasi dividendoli in due porzioni principali. La zona occidentale è caratterizzata da quote modeste e da morfologia tenui, con ondulazioni che vanno ad accordarsi dolcemente con la pianura verso sud-ovest.

Versanti meridionali. Su un terreno segnato da tenui pendenze ma esposta al calore del sole e con un microclima per certi aspetti mediterraneo, con un suolo povero dove la pietra affiora con facilità e la terra fertile viene facilmente portata via dalle piogge, dove la roccia intensamente fratturata inghiotte con sorprendente voracità anche l'ultima goccia che cade dal cielo, l'uomo ha saputo costruire nei secoli, con puntiglio, pazienza e tenacia, uno spazio per le proprie coltivazioni, dove domina i migliori vigneti e gli ulivi più rigogliosi[5].

La zona orientale, che si presenta come un altopiano più elevato, con singole quote che superano spesso e agevolmente i 400 m (il monte Lungo dei pressi di San Giovanni in Monte rappresenta la massima elevazione dei Berici 445 m) e con versanti più ripidi, che sul margine estremo verso est, da Costoza a San Donato di Villaga, raggiungono quasi della verticalità [6].

Quando c'era il mare modifica

La formazione più antica dei berici, almeno quella che affiora e si rende visibile alla base del rilievo e in un tratto limitato dei versanti orientali compresi tra Sossano e Nanto, è formata da rocce che appartengono al Cretaceo superiore (72-66 milioni di anni fa) l'ultimo dell'era mesozoica.Durante l'Eocene medio (47,8-41,2 milioni di anni fa) si creò una poderosa frattura della crosta terrestre, detta "Linea della riviera berica", con orientamento di nordest-sudovest, che separò nettamente l'area berico-lessinea da quella euglena.

Durante l'Eocene inferiore si manifestò un'intensa attività vulcanica diffusiva come emissione di prodotti basaltici. Si generò anche una fossa, detta graben dell'Alone-Agno con direzione nord-ovest sud-est che nei Bericicorrisponde alla direttrice Bocca d'Ansiesa-Val Liona. A occidente di questa linea si trovano cospicui accumuli di prodotti vulcanici basaltici, che si possono osservare alla base dei versanti della val Liona Tra villa del ferro e San Germano dei Berici. Iberici orientali in questo momento si differenziano da quelli occidentali e le conseguenti successioni stratigrafiche mostrano le diversità più evidenti: lungo tutto il versante dei berici orientali, sopra alla scaglia rossa Cretacica appare un complesso carbonatico di origine marina, ricco di resti di molluschi, echinidi e crostacei; nei iberici occidentali prevalgono basalti e tufi, perché alla fine dell'Eocene medio in tutta questa zona si formò un sistema di vulcani.

Nell'Eocene superiore (Priaboniano 37,8 - 33,9 milioni di anni fa) il mare invase progressivamente l'area emersa; nel periodo successivo , l'Oligocene inferiore, si ritirò nuovamente dall'area a nordovest dei Berici, mentre verso sud-est si originò un ambiente particolare rappresentato da un sistema di deposizione di tipo caraibico, una barriera corallina - favorita dalla bassa profondità, dalla limpidezza dell'acqua e dalla temperatura elevata - che separava nettamente il mare aperto verso gli euganei da una vasta area retrostante, che si estendeva verso l'alto vicentino. Durante tutto l'Oligocene vi furono ulteriori periodi di emersione e di immersione di quest'area finché, alla fine del miocene (5,5 milioni di anni fa), sotto la spinta del sollevamento alpino, l'intero comparto venne portato in condizioni di definitiva emersione dal mare, e i colli cominciarono a subire l'aggressione degli agenti atmosferici e il progressivo lento smantellamento del rilievo originale[7].

C 26, 32 Fabiani, Trevisiol

Le cavità naturali, la circolazione interna delle acque, le sorgenti minerali e i bagni di acque ipotermali, le miniere di lignite e l'estrazione della torba modifica

Nel complesso dei colli Berici ci sono state censite fino ad oggi poco meno di 600 cavità naturali, concentrate soprattutto nella porzione orientale dell'altopiano, che ha conservato gran parte delle formazioni calcaree oligofreniche. Tuttavia a una pur estesa ed evidente morfologia carsica superficiale non sembra corrispondere un carsismo ipogeo altrettanto diffuso.

Nei Berici occidentali sono ubicate poche decine di grotte, in gran parte a sviluppo orizzontale. L'area carsica orientale invece comprende molte cavità pur modesto come i covoli, ma anche sistemi di grande sviluppo come la grotta della guerra o il complesso dei covoli di costoza, antichissime cave sotterranee, in parte naturali, coltivate per l'estrazione della pietra tenera. Dove poi lo spessore degli strati oligocenici è maggiore, prevalgono le voragini, anche di grandi dimensioni. Il più profondo è l'abisso Mangiaterra di Mossano, il cui ingresso è stato individuato nel 2011 e che raggiunge una profondità di 140 m. Il secondo è la voragine Barbato presso Zovencedo. Il settore centrale poi ha circa 300 cavità già ritirate. Il grande numero di grotte presenti nei colli rappresenta il risultato finale di fenomeni iniziati almeno nel Quaternario antico e caratterizzati da fasi erosive e di riempimento più volte sovraimpostati[8].

C 34, 35 Depositi fosfatici nelle grotte e San Bernardino

Sui colli è quasi del tutto assente una rete idrografica superficiale sulla sommità dell'altopiano. L'elevata solubilità dei calcari è la causa infatti di un repentino assorbimento delle acque meteoriche, che sfruttano anche l'estesa microfratturazione della roccia. Il drenaggio ipogeo si attua poi grazie alla presenza di un fitto sistema di condotte in fessure tra loro intercomunicanti, che l'acqua contribuisce ad allargare eliminando la componente del sedimento. Numerose cavità naturali sono così interessate da corsi d'acqua sotterranei, Che alimentano alcune sorgenti carsiche[9].

Nel 1833 in località Monticello sulla collina sopra Lonigo venne individuata una sorgente di acque fredde e definite come "saline ferruginose e lievemente acidule", che si pensava avessero virtù medicinali benefiche per svariate Malattie; vicino ad essa vi fu furono costruiti un ristorante e uno stabilimento, ma negli anni 60 del novecento la sorgente si esaurì completamente. Un altro studente esisteva all'imbocco delle valli di Sant'Agostino, Molto apprezzato dei vicentini, ma anch'essa nella seconda metà del novecento venne definitivamente abbandonato e l'acqua cesso di sgorgare. Altre sorgenti sgorgano nel tratto sudest dei colli tra ponte di Mossano e la fornace di Villaga[10].

C 40, 41, 42 e 43 torba della Valle del Gazzo, funghi di Costozza, fauna delle grotte.

Cave di pietra e fabbriche di vento modifica

La pietra tenera dei Berici modifica

I sedimenti del complesso di scogliera in ambiente tropicale si deposero nell'ambiente di retroscogliera oligocenica dei colli, dando origine a una biocalcarenite finissima, conosciuta commercialmente come pietra di Vicenza, termine generico che comprende diverse unità anche non appartenenti al complesso di scogliera e con caratteristiche diverse. Numerose le cave aperte sui colli, in particolare a Zovencedo e a San Gottardo, ubicate verso la testata della valle del Gazzo, altre a Brendola, Arcugnano, villabalzana e Costozza.

La pietra di Vicenza, quando è ancora impregnata dalla cosiddetta "acqua di cava", si presta stai bene al taglio e per tale caratteristica è indicata anche con i termini di pietra tenera o pietra da sega. Appena estratta, può essere facilmente lavorata usando martelline e gli stessi scalpelli con cui si intagliano i legni duri. Già in epoca romana l'estrazione poteva avvenire a ciel aperto, ma in questo caso, se non si procedeva speditamente, La roccia si induriva in superficie e la lavorazione risultava poi più difficile. Infatti per il fenomeno della carbonizzazione, l'acqua meteorica viene assorbita dalla pietra e scioglie una parte del carbonato di calcio, che in soluzione migra poi verso la superficie, depositandosi a contatto con l'aria così da formare uno strato di calcite che progressivamente rende il materiale meno poroso, meno permeabile e più tenace e resistente agli agenti atmosferici[11].

C 48, 49, 50, 51 Marinali, Cassetti, pietra tenera

Nel medioevo numerosi laboratori erano già in attività nell'area berica e i blocchi venivano impiegati localmente anche per la costruzione di edifici e di altre opere oppure trasportati su barconi lungo i corsi d'acqua a Vicenza, Padova e a Venezia. Per le vecchie case del posto veniva utilizzato il materiale disponibile nei pressi del cantiere, e le pietre erano adattate al momento con mazzette e Scalpelli e legate fra loro con l'impasto di sabbia e di calce; quest'ultima veniva prodotta artigianalmente cuocendo la pietra stessa in piccoli forni di forma conica, costruiti vicino al luogo di estrazione.(52)

Abitazioni e ricoveri in grotta modifica

L'uomo della preistoria modifica

+C 57, 64
C 58, 59 Cuoleto de Nadale
C 60, 61 Orso delle caverne
C 63, 64, 65 Eremi San Cassiano e San Donato

Luoghi di guerra e di pace eterna modifica

+ C 74-79
C 80-89







Note modifica

  1. ^ Dal Lago, in I Colli Berici, 2015, pp. 22-23
  2. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 22-23
  3. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, p. 3
  4. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 17-44
  5. ^ Dal Lago, in I Colli Berici, 2015, pp. 11
  6. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 17
  7. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 17-28
  8. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 31-33
  9. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 35
  10. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 37-40
  11. ^ Girardi, in I Colli Berici, 2015, pp. 45-47

Bibliografia modifica

  • Reginaldo Dal Lago e Alberto Girardi, I Colli Berici, Vicenza, Cierre edizioni, 2015.