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'Antonio Placido Torresi'

Antonio Placido Torresi (Catania, 19 gennaio 1951 – Firenze, 11 dicembre 2012) fu un pittore, restauratore, storico dell’arte e narratore italiano.

Biografia

Nato a Catania dall’avvocato Alfio (coetaneo e amico dello scrittore Vitaliano Brancati) e dalla pianista Franca Pappalardo, dopo gli studi liceali nella città natale, nel 1971 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti a Firenze. Qui seguì i corsi di pittura e soprattutto quelli di scenografia tenuti da Ferdinando Ghelli, diplomandosi nel 1975 per l’appunto in scenografia. Tenne la prima personale di pittura nel 1974 presso la galleria “Guelfa” di Firenze (complessivamente ne allestirà 48 in Italia e all’estero): dipingeva allora in prevalenza le cosiddette “bambole”, figure femminili scomposte e spiritosamente riassemblate con un taglio quasi fumettistico. In quegli anni eseguirà anche, usando il medesimo taglio “cloisonné”, alcune composizioni sacre di grande misura: ricordiamo Annunciazione (Acireale, Monastero della Visitazione), La Madonna del Vento (Ferrara, Casa Betania), Annunciazione e Resurrezione (Ferrara, Seminario Arcivescovile). Vinto un concorso statale nel 1977, lavorò quindi per molti anni per il Ministero dei Beni Culturali a Firenze, sia presso la Galleria degli Uffizi e – soprattutto – nell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, dove si dimostrò valente restauratore di dipinti conservati in chiese e musei della Toscana. All’inizio degli anni Ottanta, forse grazie anche alla stretta amicizia con il più anziano pittore George Soppelsa (italo-americano che allora viveva a Firenze) Torresi mutò il proprio stile, legandosi alla corrente del Postmoderno nella sua fase di rivisitazione della grande architettura e scenografia italiana, soprattutto in un’ottica surrealista e neo-metafisica e legata in genere ad una curiosa ambientazione marina, dove trasfigurava i ricordi della sua infanzia nel Mediterraneo. La sua colta pittura si richiamava così nel contempo alla Magna Grecia e a Pompei, al Rinascimento e al Quadraturismo barocco, come nei cosiddetti “teatrini”, deliziose composizioni ad olio dalla forte connotazione da “maquette” scenografica, ambientate spesso nel mar Mediterraneo, con richiami stilistici rivolti ai grandi Novecentisti, da De Chirico a Carrà a Gigliotti Zanini. Conosciuto nell’agosto 1987 il critico d’arte Lucio Scardino, titolare della casa editrice “Liberty house” di Ferrara, fu da lui stimolato a rendere pubbliche le sue esperienze legate alla tecnica dei pittori le cui opere andava restaurando: nacquero così due volumi “I dipinti dell’Ottocento e del Novecento. Note sulla tecnica e sul restauro” (1990) e “I colori della peste. Tecnica e restauro dei dipinti del Seicento” (1991), ben presto esauriti. Appassionatosi all’argomento, Torresi iniziò quindi a dedicarsi allo studio di antichi, quanto inediti ricettari di tecnica artistica conservati in biblioteche pubbliche dell’Emilia e della Toscana, dei quali egli curava la trascrizione, un glossario dei termini ricorrenti e stendeva una introduzione dal taglio squisitamente divulgativo,cercando di rivolgersi a lettori che andassero all’infuori di un’accademica cerchia di addetti ai lavori. Tra i volumi con la sua curatela ricordiamo perlomeno: “A far littere de oro” (1992), “Tecnica artistica a Siena” (1993), “Il ricettario Bardi. Cosmesi e tecnica artistica nella Firenze medicea” (1994), “Osservazioni sulla scultura antica” di Boselli (1994), “Il ricettario Tomasi” (2001), “Il ricettario Medici” (2004), “Su carta” (2006). L’analisi delle fonti artistiche lo portò quindi alla riedizione di trattati pubblicati da pittori quali Gaetano Previati (1992 e 2007), Antonio Franchi (2002), Carlo Ferrario (2002), Cennino Cennini (2004) e Jehan Georges Vibert (2005), nonché di testi inediti di Secco Suardo, Cosimo Conti, Fattori e Canova. Contemporaneamente si dedicava alla stesura di dizionari biografici dedicati agli artisti italiani vissuti tra il 1750 e il 1950, componendo migliaia di utilissime seppur brevi schede sull’operato di artefici talvolta ingiustamente dimenticati: “Primo e secondo dizionario biografico dei pittori restauratori italiani” (1999 e 2003), “Neo-medicei” (1996), “Il Dizionario Faini” (1997), “Scultori d’Accademia” (2000). A sua volta pubblicava quale autore testi manualistici sulla foderatura delle tele, la tecnica della pittura ad olio, l’uso delle vernici, i supporti dei dipinti e il loro restauro, il più noto dei quali resta “L’abecedario del restauratore dei dipinti su carta, legno e tela. Materiali, tecniche e strumenti antichi e moderni” (1998). Questa esigenza – di tipo quasi “didattico” - era determinata dall’esigenza di essere divenuto, dal 1996, docente di restauro pittorico presso le Accademie di Belle Arti, dapprima a Ravenna e quindi a Carrara. Come pittore nel frattempo egli applicava al suo sapido gusto “postmodern” nuove ricerche di tipo polimaterico, incollando sulla tela stucchi colorati e addirittura conchiglie, realizzando così singolari dipinti di ambientazione equorea, spesso donati a musei e a pubbliche istituzioni (dai musei di Cento e Pieve di Cento alle raccolte comunali di Argenta). Negli ultimi anni di vita Torresi decise di lasciare l’insegnamento, aprendo una propria “bottega d’arte” a Firenze, inaugurata nel 2006 con la mostra “Etruria novecentesca. Opere d’arte toscana da una collezione sul XX secolo”, con catalogo curato da Lucio Scardino, ma lo scarso successo commerciale incontrato dall’impresa lo scoraggiò a un punto tale da voler smettere di pubblicar testi sull’argomento (l’ultimo significativo resta , nel 2007, “Scriver d’arte”, ambiziosa carrellata dedicata agli scritti stesi direttamente dagli artisti a partire dal ‘500). Decise allora di dedicarsi alla letteratura d’invenzione – pur non abbandonando mai la pittura – pubblicando due romanzi brevi nel 2011 (“La magnolia” e “Il dottore e l’orologiaio”), mentre è uscito postumo “Proiezioni. Due racconti cinematografici” (2013). Altri suoi testi narrativi dattiloscritti sono conservati presso l’archivio dei Musei Civici d’Arte Antica di Ferrara, al quale nel 2011 Torresi decise di lasciare 70 faldoni di documentazione sulla sua attività di artista e studioso, mentre altri documenti (assieme a sette acquarelli) donò contemporaneamente alla Biblioteca degli Galleria degli Uffizi a Firenze. Sempre più disilluso, nello stesso anno vendette la propria “bottega d’arte”, assieme alla sua biblioteca e all’autovettura, quasi avvertendo un triste presentimento: l’11 dicembre 2012 infatti Antonio Placido Torresi è morto improvvisamente per un malore che lo ha colto in una strada di Firenze prospiciente la stazione di S. Maria Novella.

Bibliografia

“Antonio Torresi. Per un ventennale. Mostra antologica di pittura, 1974-1994”, a cura di Cristina Danti, Ferrara, 1994. “Antonio Torresi. Per un trentennale. Mostra antologica di pittura, 1973-2002”, a cura di Valerio Rivosecchi, Ferrara, 2002. AA.VV., “La stanza di Antonio. Mostra-omaggio al pittore Antonio Placido Torresi (1951-2012)”, Ferrara, 2013.