Utente:Daniela de Scisciolo/bozza Lucia Pagniello

Lucia Pagniello (Melfi, 23 luglio 1866 – Melfi[1], 1960) è stata una poetessa italiana.

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La vita modifica

Figlia di Teodoro Pagniello, commerciante, insieme ai due fratelli e ad una sorella, rimane orfana in tenera età e questo elemento segnerà la sua sensibilità e la sua produzione poetica. Dopo la morte dei genitori, in quanto primogenita, ebbe la responsabilità di governare la casa ed aiutare fratelli e sorella: ciascuno di essi raggiunse posizioni di prestigio all'interno della società del tempo. Alfredo diventa Professore in Scienze naturali e Chimica farmaceutica, Membro della Società di Igiene di Parigi, Direttore della Farmacia militare di Venezia; Raffaele, filantropo, fu medico delle Ferrovie dello Stato e gli è dedicato il Largo prospiciente la casa natia [2]; la sorella sposa un famoso avvocato.

Lucia diventa maestra elementare nel dicembre del 1889 e, successivamente, Direttrice didattica dal 1907 e fino al 1930-1931.

Muore nel 1960: Michele Araneo in "Cronache lucane su cinquantasette cittadini illustri", Napoli 1965, Società di cultura per la Lucania, riporta come luogo di morte Roma mentre Giovanni Caserta in "Storia della letteratura lucana", Venosa, Edizioni Osanna, registra la sua morte a Melfi.

La produzione poetica modifica

Poetessa fine, sensibile e delicata, pubblica le sue prime poesie nel 1899 e contenute nel volumetto Visioni e ricordi, Melfi, Tipografia Del Secolo. Seguono Voci dell'anima, Melfi 1906, e Ultimi canti, Melfi 1929. Molte liriche compaiono in svariate riviste dell'epoca come Cordelia, I diritti della scuola, La donna italiana, L'avvenire del Melfese, Il bersagliere, Il giornale di Venosa, Il Lucano, La Basilicata ed altre. L'originalità di questa poetessa, così come nota Vincenzo Marsico, consiste "nel fatto che le sue rime lungi dall'essere la semplice solita imitazione dei grandi poeti, è l'eco di essi, a cui aggiunge una indiscussa sua personalissima nota." Novella Capoluongo parla di lei come di una "poetessa triste e sensibile", che "scrisse diversi sonetti che costituiscono dei veri e propri quadri pittorici". http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:eqgY83gFoKYJ:www.universumacademybasilicata.it/index.php%3Foption%3Dcom_k2%26view%3Ditem%26task%3Ddownload%26id%3D11_de3e872a22f58cfaef8c124f3d1d2925%26Itemid%3D189+&cd=15&hl=it&ct=clnk&gl=it

E' possibile riscontrare nelle poesie di Lucia Pagniello riferimenti a Dante, Francesco Petrarca, Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci e soprattutto Giovanni Pascoli. Scrisse prevalentemente sonetti, forma in cui riuscì ad esprimere sentimenti profondi, spesso improntati a tristezza e commozione.

Bibliografia modifica

Edizioni

  • Lucia Pagniello, Voci dell’anima, Melfi, tip. di A. Liccione, 1906.
  • Lucia Pagniello, Visioni e Ricordi, Voci dell’anima, Ultimi canti, Melfi, Stab. Tip. Del Secolo, 1929.

Saggi

  • Maria Bandini Buti (a cura di), Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, serie VI: Poetesse e scrittrici, vol. 2, Roma, Istituto editoriale italiano, p. 101.
  • Vincenzo Marsico, Vite e tormenti di grandi piccole donne, Matera, Montemurro Editore, 1959, pp.149-155
  • Michele Araneo, Cronache lucane su cinquantasette cittadini illustri, Napoli 1965, Società di cultura per la Lucania, p.45
  • Antonio Lotierzo, Raffaele Nigro (a cura di), Poeti della Basilicata, Forlì, Forum/Quinta Generazione, 1980, p.69
  • Tito Spinelli, Letteratura delle regioni d'Italia-Storia e testi-Basilicata, Brescia, La Scuola Editrice, 1987, p.41
  • Giovanni Caserta, Storia della Letteratura Lucana, Venosa, Edizioni Osanna, 1993, p.317

==Note==2. Scrive Vincenzo Marsico, Vite e tormenti di grandi piccole donne, Matera, Montemurro Editore, 1959, p.150:"Per la bontà, scienza ed operosità dimostrata durante la sua vita, il Comune di Melfi gli dedicò degnamente il Largo prospiciente alla sua casa avita (Gattini)"

  1. ^ Secondo M. Araneo, Cronache lucane su cinquantasette cittadini illustri, 1965, p. 45 scrive: "deceduta a Roma". G. Caserta, ..., p. 317, scrive invece che "dalla Lucania non si allontanò mai".