Linguaggio giovanile

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Il linguaggio giovanile è una varietà diafasica della lingua, utilizzata da adolescenti e postadolescenti in situazioni comunicative informali, interne al gruppo di pari, per lo più orali.

L'interesse per lo studio del linguaggio giovanile nasce in Italia, e in altri paesi, dai primi anni Sessanta, in seguito all'emergere di una "questione giovanile" e alla maggiore centralità sociale, economica e politica assunta dai giovani.

Caratteristiche sociolinguistiche del linguaggio giovanile

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Il linguaggio giovanile si caratterizza in base all'utenza, le intenzioni e finalità, la variabilità e la vitalità linguistica[1].

Alcune caratteristiche sono riferibili al complesso delle generazioni giovanili di un paese, ma la maggior parte delle caratteristiche del linguaggio giovanile si sviluppano in piccoli gruppi e ambienti.

Per questo motivo è più appropriato parlare di "linguaggi giovanili" al plurale, più che di un unico linguaggio giovanile. Diverse sono infatti le varietà legate ad ambienti come scuola, musica, caserma, droga, movimenti politici, sport e singoli gruppi di pari.

Intenzioni, finalità e il rapporto con i gerghi

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Le funzioni principali dei linguaggi giovanili sono quella ludica e quella personale, ovvero di affermazione della propria identità e personalità.

Il linguaggio giovanile condivide con i gerghi la funzione sociale di coesione interna al gruppo di pari e di contrapposizione di questo rispetto all'esterno[2]. Risultano assenti però la funzione criptica e la carica contestativa tipica dei gerghi: l'incomprensibilità da parte degli esterni al gruppo è piuttosto riferibile alla funzione ludica e la componente realmente criptica risulta quasi assente[3][4]. Il linguaggio giovanile riprende però dai gerghi tradizionali numerose entrate lessicali. Nel caso dell'italiano, inoltre, il linguaggio giovanile manifesta caratteristiche formali analoghe a quelle dei gerghi, in particolare la deformazione dei significanti sotto forma di scorciamenti[5].

Variabilità

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I linguaggi giovanili sono estremamente variabili e tale variazione e dipende soprattutto dal contesto nel quale essi si innestano. I prinicipali assi di variazione sono la situazione comunicativa (variazione diafasica); il tempo e lo spazio (variazione diacronica); il livello sociale dei parlanti (variazione diastratica) e le loro modalità di aggregazione.

Variazione diafasica
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il linguaggio giovanile è considerato, dal punto di vista sociolinguistico, una varietà diafasica. L'uso del linguaggio giovanile è condizonato principalmente dalla situazione comunicativa, ancor prima che dall'appartenenza del parlante a una fascia di età specifica[6].

Variazione diacronica
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Per quanto riguarda l'italiano, una possibile periodizzazione dei linguaggi giovanili del Novecento è rappresentata da:

  1. pre 1968: caratterizzato dalla centralità della scuola come istituzione, si incentra su un linguaggio goliardico e pre-politico
  2. sinistrese: negli anni attorno al 1968 il linguaggio giovanile si incentra su argomenti politici
  3. riflusso (fine anni Settanta): dal 1977 e negli anni successivi il linguaggio è dominato da un ritorno al privato e dall'assenza di centri di interesse totalizzanti quali la politica o l'istituzione scolastica[3]
  4. post-moderno: dagli anni '80 in poi si evidenziano subculture specifiche quali, ad esempio, i gruppi di giovani paninari, punk, dark[1]
  5. anni '90 e oltre: i linguaggi giovanili si estendono dal punto di vista diatopico e a nuove classi di età e forme di comunicazione, in particolare quella digitale. Inoltre sono meno evidenti modelli e tendenze nette[7].

Questa periodizzazione, sebbene indicativa più che normativa, consente di evidenziare lo stretto legame fra fra linguaggi giovanili e mutamenti sociali.

Variazione diatopica
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La variabilità nello spazio va considerata sia in senso internazionale, sia in senso nazionale.

A livello internazionale, i linguaggi giovanili sono influenzati dalle peculiarità sociali di ciascuna nazione, sebbene molti termini e costrutti siano condivisi dai linguaggi giovanili a livello sovranazionale. A livello nazionale, sono da considerare le differenze geografiche oltre alle differenze nella struttura urbana.

Il linguaggio giovanile nasce nelle città e da queste tende a diffondersi: l'abbandono del dialetto e la scolarizzazione sono infatti elementi fondamentali per il diffondersi del linguaggio giovanile che si verificano e si irradiano principalmente dai contesti urbani.

Variazione diastratica
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I linguaggi giovanili si manifestano all'interno di gruppi di giovani e sono influenzati dall'estrazione sociale dei parlanti. Ad esempio, la lingua dei giovani scolarizzati di ceto medio si differenzia per modelli di riferimento e caratteristiche da quella dei giovani poco scolarizzati.

Variazione nel tipo di aggregazione
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Le caratteristiche dei linguaggi giovanili dipendono anche dalle dimensioni del gruppo di aggregazione e dal luogo nel quale l'aggregazione si sviluppa.

Caratteristiche lessicali

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Il lessico delle varietà giovanili di lingua riceve apporti sia dalle varietà sincroniche della lingua e dal dialetto, sia dalle varietà diacroniche giovanili.

Per quanto riguarda l'italiano, esercitano un'importante influenza sulla lingua dei giovani apporti lessicali provenienti da:

I lessemi che entrano nei linguaggi giovanili vengono per lo più utilizzati all'interno di uno stile conversazionale caratterizzato da una notevole interazione non verbale, fatta di sguardi e variazioni prossemiche significative. Si notano inoltre meccanismi di acclimatamento dai punti di vista semantico e lessicale.

Modifiche sematiche

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Le più frequenti modifiche apportate sul piano del significato sono:

  • estensione di significato: es. additivo nel senso sostanza stupefacente; atomico nel senso di eccezionale
  • metafora, metonimia, iperbole, parafonia: gnomo nel senso di persona bassa, come esempio di metafora;

Tali cambiamenti possono anche cumularsi all'interno di uno stesso lessema.

Modifiche lessicali

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Sul piano lessicale, vengono prediletti apporti linguistici stranieri, spesso sotto forma di neologismi d'invenzione (es. lovvare, postare, taggare). A questi si aggiungono anche cultismi e latinismi (illo "lui", sapiens "genitori", bonus "va bene così"[9]), diffusi soprattutto in ambiente scolastico liceale.

Le parole accolte vengono spesso modificate mediante:

  • affissazioni particolari: le più diffuse sono -oso, -ore, -ino;
  • cambi e aggiunte di affisso: ad es., nel campo dei prefissi, mega- > megagalattico, megafesta, megadiscoteca e super- > superinteressante).
  • inserti sillabici.
  • abbreviazioni e apocopi: paranoia > para; professore > prof;
  • deformazioni giocose: ciao > 'iao, tipico del lessico paninaro[10];
  • figure retoriche come metatesi, allitterazioni e reduplicazioni. Come esempio di metatesi: drepa per padre, drema per madre, chiove per vecchio, dastra per strada[11].

I rapporti con la lingua comune

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La lingua dei giovani ha un effetto di rinnovamento sulla lingua comune. Nel caso dell'italiano, il lessico giovanile è una spia della nuova collocazione reciproca fra le varietà del repertorio linguistico, in particolare laddove molti tratti, un tempo marcati come gergali o dialettali, stanno perdendo la propria marcatezza, diventando parte della nuova norma dell'italiano neostandard. Gli apporti dei linguaggi giovanili risultano in questo senso massicci e riguardano numerosi colloquialismi (beccare, bestiale, casino, frana, gasato[12]), nonché la grammaticalizzazione di forme ormai ampiamente diffuse nella lingua comune in situazioni informali (da matti, fuori di testa, cannare[12]).

Molte delle "parole nuove" attestate e descritte dall'Accademia della Crusca in schede dedicate rimandano all'ambito tecnologico e a una diffusione in ambiente inizialmente giovanile[13].

Le fonti per lo studio del linguaggio giovanile

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Lo studio del linguaggio giovanile può basarsi su fonti indirette e fonti dirette[14].

Fonti indirette

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Le fonti indirette del linguaggio giovanile sono: opere letterarie, tra le quali traduzioni; periodici per teenagers e mass-media, in particolare radio e televisione.

Le fonti indirette non risultano del tutto affidabili, poiché a rischio di eccessiva letterarietà o amplificazione. Per quanto riguarda i mass media, essi tendono a porsi sia come modello sia come specchio linguistico della lingua dei giovani, determinando un'influenza di tipo circolare.

Per il caso italiano, alcune opere letterarie hanno rappresentano, con intento mimetico, numerosi elementi del linguaggio giovanile[3]:

  • Maria Corti, Il ballo dei sapienti, 1966
  • Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini, 1980; Pao Pao, 1982; Rimini, 1985
  • Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, 1994.

Oltre a queste, si possono ricorsare alcune traduzioni:

  • J.B. Salinger, The catcher in the rye, tradotto come Il giovane Holden da Adriana Motti nel 1961.
  • A. Burgess, A clockwork orange, tradotto come Arancia Meccanica da Floriana Bossi nel 1969.

Per quanto riguarda i periodici, in Italia si moltiplicano quelli dedicati agli adolescenti a partire dagli anni Ottanta. Tra questi: Paninaro, Zippo Paninaro, Wild Boys, Darry, Sfitty[3], Cioè.

Fonti dirette

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Le principali fonti dirette del linguaggio giovanile sono rappresentate da: repertori basati su interviste dirette; questionari sottoposti a gruppi omogenei di giovani e, più di recente, corpora di conversazioni registrate e trascritte.

La situazione ideale di studio utilizza il metodo dell'"osservazione partecipante", nella quale l'osservatore è omogeneo al gruppo studiato. In questo modo è possibile evitare il "paradosso dell'osservatore", ovvero che i giovani si sottraggano al ruolo di oggetto di studio.

Poiché è necessario che vengano realizzati e somministrati questionari sempre aggiornati e periodici, lo studio del linguaggio giovanile privilegia spesso le fonti indirette o remote[15].

La scrittura giovanile

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Fonti di studio della lingua dei giovani sono le scritture murali, in cui l'analisi del materiale testuale si unisce a quella dei mezzi di scrittura, del luogo di realizzazione e delle componenti paralinguistiche, quali il tratto, il colore, l'iconografia che accompagna le parole scritte[16].

Recenti studi si sono concentrati e sulla scrittura liquida, sulla lingua dei social e del web.

  1. ^ a b Alberto A. Sobrero, Varietà giovanili: come sono, come cambiano, in Il linguaggio giovanile degli anni novanta, Bari, Laterza, 1992, pp. 45-58.
  2. ^ Michele Cortelazzo, Il parlato giovanile, in Storia della lingua italiana, vol. II, Torino, Einaudi, 1994, p. 294.
  3. ^ a b c d Lorenzo Coveri, Una lingua per crescere. Scritti sugli italiani dei giovani, Firenze, Franco Cesati Editore, 2014, p. 23.
  4. ^ Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno, Scrostati gaggio! Dizionario storico dei linguaggi giovanili, Torino, UTET, 2004, p. VII.
  5. ^ linguaggio giovanile Enciclopedia dell'italiano Treccani, su treccani.it.
  6. ^ Michele Cortelazzo, Il parlato giovanile, in Alberto Asor Rosa, Luca Serianni e Pietro Trifone (a cura di), Storia della lingua italiana, vol. II, Torino, Einaudi, 1994, pp. 293-295.
  7. ^ Lorenzo Coveri, Una lingua per crescere. Scritti sull'italiano dei giovani, Firenze, Franco Cesati Editore, 2014, p. 116.
  8. ^ linguaggio giovanile, Enciclopedia dell'Italiano Treccani, su treccani.it.
  9. ^ Carla Marcato, In para totale...una cosa da panico...: sulla lingua dei giovani in Italia, in Italica, Vol. 74, n. 4, 1997, pp. 560-575.
  10. ^ Lorenzo Coveri, 'Iao paninaro, in Una lingua per crescere. Scritti sugli italiani dei giovani, Firenze, Franco Cesati editore, pp. 29-36.
  11. ^ Riocontra 2.0, il gioco senza tempo di invertire le parole usato dai ragazzi milanesi come Rkomi di Marco Castrovinci, su milano.repubblica.it.
  12. ^ a b Lorenzo Coveri, Gli studi in Italia, in Emanuele Banfi e Alberto A. Sobrero (a cura di), Il linguaggio giovanile degli anni Novanta, Bari, Laterza, 1992, p. 65.
  13. ^ Elenco parole nuove lingua italiana, Accademia della Crusca, su accademiadellacrusca.it.
  14. ^ Giovanni Casalegno, Le fonti, in Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno, Scrostati gaggio! cit., pp. XII-XXIV.
  15. ^ Lorenzo Coveri, Una lingua per crescere. Scritti sull'italiano dei giovani, Firenze, Franco Cesati Editore, 2014, p. 110.
  16. ^ Lorenzo Coveri, Segni di sogni. Scrittura esposta e scritture giovanili., in Una lingua per crescere: scritti sull'italiano dei giovani., Firenze, Franco Cesati Editore, 2014, pp. 77-93.

Bibliografia

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  • Renzo Ambrogio e Giovanni Casalegno, Scrostati gaggio! Dizionario storico dei linguaggi giovanili, Torino, UTET, 2004
  • Emanuele Banfi e Alberto Sobrero (a cura di), Il linguaggio giovanile degli anni Novanta, Bari, Laterza, 1992
  • Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo, Roma, Carocci, 2012
  • Michele Cortelazzo, Il parlato giovanile, in Alberto Asor Rosa, Luca Serianni e Pietro Trifone (a cura di) Storia della lingua italiana, vol. II, Torino, Einaudi, 1994, pp. 291-317
  • Michele Cortelazzo, voce linguaggio giovanile in Enciclopedia dell'Italiano Treccani, 2010
  • Lorenzo Coveri, Una lingua per crescere: scritti sull'italiano dei giovani, Firenze, Franco Cesati Editore, 2014
  • Paolo D'Achille, L'italiano contemporaneo, Bologna, Il Mulino, 2019
  • Elena Pistolesi, L'italiano del web: social network, blog & co., Firenze, Franco Cesati Editore, 2022
  • Edgar Radtke (a cura di), La lingua dei giovani, Tubinga, Narr, 1993
  • Mirko Tavosanis, L'italiano del web, Roma, Carocci Editore, 2011