L'anfiteatro è ubicato nella zona nord orientale della città di Venosa, posto in un'area periferica rispetto all'attuale centro abitato, ma densamente urbanizzata già a partire dalla deduzione coloniale fino al I sec. a.C. Costruito tra il I e il II secolo d.C., è stato privato di molte opere e ornamenti, attualmente collocati in altri monumenti di Venosa (molti furono sfruttati per erigere la Chiesa Incompiuta). Già noto dalla tradizione erudita del XVIII sec. che ne segnalò l'esistenza attraverso un'iscrizione gladiatoria impiegata nell'Incompiuta.

Anfiteatro di epoca romana (Venosa) - Interno

Il primo scavo fu commissionato dai Borboni nel XIX secolo, dove furono trovati una serie di bronzi, monete, terrecotte. Seguirono altri interventi nel 1935, in occasione delle celebrazioni del bimillenario della nascita di Quinto Orazio Flacco, quando fu ricostruita la volta del primo ambulacro. Altri interventi, destinati al restauro, sono databili al 1960 e al 1981. L'edificio si colloca, per il riferimento cronologico dei materiali ceramici rinvenuti, nella prima metà del I sec. d.C.; le ristrutturazioni si collocano plausibilmente nel II sec. d.C.

Nella prima fase è realizzato in opera reticolata; i rinforzi successivi sono in opera mista di tegole e cubilia piuttosto piccoli. L'Anfiteatro romano ha una forma ellittica costituita da un anello esterno pilastrato e da un corpo centrale realizzato su tre livelli, occupati dalle gradinate, in parte costruiti fuori terra e in parte realizzati tagliando a terrazze il terreno in cui sorge; il settore orientale invece fu edificato su un terrapieno artificiale. Nonostante conservato solo per poche decine di centimetri in elevato, se ne ricostruisce facilmente l'assetto planimetrico.

Anfiteatro romano - antica Venusia

L'asse maggiore misura 70 m mentre l'asse minore 40 m. I settori (ima, media e summa cavea) erano sostenuti da corridoi anulari i cui muri portanti presentano delle strutture di rinforzo e da cunei radiali nei quali erano ricavati degli ambienti, non praticabili, ma di cui erano accessibili i due posti ai lati dell'asse maggiore, attraverso passaggi posti lungo il primo ambulacro. Al di sotto dell'arena sono stati rinvenuti diversi ambienti che probabilmente fungevano da deposito di attrezzi e come ricovero per gli animali. Il muro perimetrale esterno è dotato di pilastri con delle aperture che corrispondevano ai diversi ingressi dell'edificio, dei quali l'unico ancora rintracciabile è posto a sud, lungo l'asse maggiore che conduceva all'arena. Esaminando questi dati, si ritiene che questa struttura accogliesse a suo tempo circa diecimila spettatori. Il livello più basso è quello dell'arena, ove si trova la terrazza del "podio" per i personaggi importanti. Vi sono altri due livelli, sostenuti da tre ambulacri concentrici: il primo livello detto "ima cavea", il secondo "media cavea" e il terzo "summa cavea".

Bibliografia

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  • Maria Luisa Marchi e Mariarosaria Salvatore, Venosa: Forma e Urbanistica, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1997, ISBN 88-7062-980-5.
  • Tonia Giammatteo, Spolia. Il riuso dell'antico a Venosa, Potenza, Consiglio Regionale di Basilicata, 2002.