Utente:Elena Felluca/Sandbox

Nuovo acquedotto Alsietino

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Il Nuovo acquedotto Alsietino è così denominato in una pianta del 1830, che rende noto il suo percorso.

Esso servì a potenziare l’aqua Paula a vantaggio delle mole sul Gianicolo, come ci ricorda la lapide commemorativa apposta nel secondo castello dell’acqua di Anguillara Sabazia (RM) per volere di Gregorio XVI. La nuova opera idraulica metteva in comunicazione i laghi di Martignano e di Stracciacappa con il lago di Bracciano, tramite il Fosso Casacci: il primo venne abbassato di livello, il secondo venne prosciugato.

P. Bondi da Fiumalbo, scrivendo pochi anni dopo la realizzazione del nuovo acquedotto, ci informa che l’opera venne diretta dall’architetto e ingegnere della presidenza delle acque Giacomo Palazzi, il quale fece convogliare le acque dai laghi di Stracciacappa e Martignano e le condusse nel fosso di Casorci (oggi Fosso Casacci) fino al pianoro della valle d’Inferno (oggi Piana dei Falliti) nella tenuta di Polline, con l’obiettivo di potenziare la portata dell’acquedotto Traiano-Paolo. Ma non accenna al fatto che l’opera avvenne in due tempi e non specifica che gli emissari di Martignano erano due, realizzati uno dopo l’altro, per ovviare al cambiamento del livello che intercorse tra un’opera e l’altra. Infatti, nel 1825 venne captata l’acqua dal lago di Martignano, poi, nel 1830, fu realizzato un prolungamento del cunicolo fino al lago di Stracciacappa e un altro emissario nel lago di Martignano.

L’operazione, però, andava a scapito della salubrità dell’acqua. Gli effetti negativi consistevano anche nell’accumulo di terra, frasche e sabbia, oltre a pesci e insetti, all’interno del condotto. Ovviamente, il prosciugamento totale di Stracciacappa e parziale del lago di Martignano andò a vantaggio dell’agricoltura, fornendo nuove terre per le coltivazioni e per il pascolo.

Il lago di Martignano, l’antico lacus Alsietinus, è noto soprattutto per l’incile dell’acquedotto voluto dall’imperatore Ottaviano Augusto intorno al 2 a.C. per fornire acqua alla naumachia nella XIV regione Transtiberina, che cessò la sua attività nel corso del II secolo d.C., quando il lago si abbassò di livello rendendo impossibile l’ingresso dell’acqua nell’imbocco.


Bibliografia:

Felluca E., 2016, Sabatia Regio. Studi, esplorazione e ricerche nel territorio del Lago di Bracciano. Vol. II, Bracciano.