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Ritratto di Epimenio Liberi ad opera del fratello Alfeo. (Proprietà fam. Arrigoni. Riproduzione in foto di Armando Bolan).
Epimenio Liberi a Civita Castellana (Proprietà fam, Liberi e Arrigoni).

Epimenio Liberi

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Biografia

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Epimenio Liberi nacque a Popoli (all’epoca provincia di L’Aquila oggi provincia di Pescara con la recente denominazione di Popoli Terme), il 16 luglio 1920 da Teresa Delfini e Gaetano Liberi.

Entrambi i genitori erano originari di Gioia dei Marsi (AQ) ed erano stati costretti a trasferirsi a seguito del devastante terremoto del 1915. Gaetano Liberi trovò impiego presso lo stabilimento Montecatini di Bussi Officine.

Primo di quattro figli, Epimenio frequentò le scuole elementari a Popoli e il primo anno di seminario a Sulmona. All’età di 13 anni raggiunse il padre, uomo di fede antifascista il quale, in seguito a pesanti vessazioni da parte di picchiatori fascisti, si era trasferito a Roma presso suo fratello, dove si iscrisse in un Istituto Tecnico. Nel 1935 l’intera famiglia Liberi si stabilì nella Capitale.

Nel 1937 Gaetano Liberi venne a mancare a causa di una broncopolmonite. La mutata condizione economica familiare costrinse Epimenio a lasciare la scuola e cercare un lavoro in quel di Civita Castellana. Fu nella cittadina viterbese che intraprese un’attività manageriale alle dipendenze di un’azienda boschiva situata nel vicino comune di Castel S. Elia che forniva legname ai cantieri navali di varie città.

L’8 settembre del 1943, data in cui fu reso noto l’armistizio, Epimenio Liberi era formalmente in servizio di leva ma fu considerato “sbandato”, come si evince dal suo Foglio Matricolare, poiché si rifiutò di presentarsi alle autorità della Repubblica Sociale. Fu in quel periodo che aderì al Partito d’Azione collaborando con il raggruppamento del Monte Soratte, operando tra Roma e Civita Castellana in qualità di gregario. Operò attivamente fornendo supporto economico e logistico a membri della resistenza.

Il 21 ottobre 1943 Epimenio Liberi sposò Giovanna Arrigoni e i due si stabilirono a Civita Castellana per un breve periodo. Nel timore, infatti, di essere denunciato, Epimenio decise che sarebbe stato più sicuro trasferirsi a Roma presso l’abitazione della madre.

Il suo arresto avvenne il 19 dicembre del 1943, presumibilmente dietro delazione, mentre si trovava in un bar in compagnia del cognato Goffredo. Gli fu trovata addosso una somma di 17000 lire. Fu recluso nel carcere di via Tasso e là torturato. Vi rimase fino al 14 gennaio del 1944 quando fu trasferito a Regina Coeli con la generica accusa di mercato nero e attività comunista, ma nessun procedimento penale risulta istruito nei suoi confronti.

Nella cella 382 del terzo braccio di Regina Coeli, gestito direttamente dalle SS, Epimenio Liberi incontrò don Giuseppe Morosini che era stato condannato a morte per attività sovversiva in quanto attivista della banda Mosconi (o banda Fulvi) che operava nell’area della Capitale. I due uomini fraternizzarono al punto che il sacerdote, musicista diplomato presso il conservatorio di Padova, commosso dall’amore che Epimenio provava per sua moglie Giovanna, in quel periodo in attesa del primo figlio, compose la famosa “Ninna nanna a un pargolo biondo” in seguito denominata “Ninna nanna a un bimbo mai nato” poiché dopo la morte del marito Giovanna perse la bambina che avrebbe dovuto chiamarsi Cecilia.

Il 24 marzo del 1944 Epimenio Liberi fu prelevato dal carcere e trucidato nelle Fosse Ardeatine.

Il riconoscimento del corpo ad opera della sorella Maria, del fratello Alfeo e della moglie Giovanna avvenne in data 9 settembre 1944.

Epimenio Liberi riposa nel Sacrario delle Fosse Ardeatine all’interno del sacello 297.  

Onorificenze

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A Epimenio Liberi sono state dedicate due strade rispettivamente a Popoli e a Civita Castellana.

Il suo nome figura in una lapide apposta dal Partito d’Azione nel giugno del 1945 e collocata presso Porta Castello in Roma.

A liberazione avvenuta gli è stato conferito il diploma di patriota dal generale Alexander.

 
Sciarpa indossata da Epimenio Liberi al momento del suo arresto. (Proprietà fam. Liberi - Foto di Armando Bolan)

Con Libretto 178744 il Ministero della Guerra ha dichiarato il tenente Epimenio Liberi “presente alla bandiera”.

La commissione laziale per il riconoscimento di partigiano e patriota il 29 aprile 1948 ha dichiarato Epimenio Liberi “partigiano combattente nella lotta per la liberazione nelle file del CLN con la qualifica di gregario” per il periodo che va dall’8 settembre al 24 marzo 1944.

Bibliografia
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Emidio D'Amato: Un uomo un universo - Storia di Epimenio Liberi, vittima delle Fosse Ardeatine; La Caravella, Viterbo, 2023

Di Donato Ugo: Popoli e i popolesi Vol. 5; Stamperia Fracasso, Popoli, 1987

Di Porto Bruno: Quaderni della resistenza laziale Vol.3 ; Regione Lazio, Roma, 1977

Katz Robert: Morte a Roma; Editori Riuniti, 1967

La Bella, Marcarolo, Amadori: Martiri delle Fosse Ardeatine, ANPI

Ascarelli Attilio: Le Fosse Ardeatine; Edizione ANFIM, Roma, 1987

Portelli Alessandro: L'ordine è già stato eseguito, Feltrinelli, Milano, 2012