Tematiche modifica

Il romanzo presenta delle tematiche ricorrenti:

Guerra modifica

La tematica centrale è la guerra.

Nel primo capitolo il personaggio la incontra davvero: infatti fino a quel momento egli ne aveva solo sentito parlare:

«Gelo improvviso, cuore che si smaglia. La prima fucilata di guerra: l'avvertimento che la macchina è in moto e ti ha preso dentro inesorabilmente. Ci sei. Non ne uscirai più. Non ci credevi forse ancora, fino a ieri, giocavi con la posta della tua vita come con la certezza di poterla ritirare, parlavi con facile eroismi e di sacrifici che non conoscevi. Ci sei, adesso. Il destino tiene giuoco.»

Essa è:

  • “ … folle!”, dalla quale prende vita un sentimento di paura;
  • ciò che porta alla spersonalizzazione dei soldati: i nemici non si vedono più come persone che combattono, come loro, per onorare la propria Patria, ma come cose da uccidere;
  • ciò che fa nascere il sentimento di cameratismo.

Il giudizio sulla guerra e il suo volto mutano anche in relazione ai punti di vista:

  • per i soldati, che hanno affrontato i combattimenti rischiando quotidianamente la propria vita per l’onore della Patria, la guerra,è fatica e lavoro.

«[…]quella dei reticolati strappati con le mani o intaccati con forbici da giardino; quella dei superiori che sfottevano e delle azioni fatte per riempire un comunicato; quella lacera e famelica delle ritirate da proteggere, o il gettito allo sbaraglio perché il nemico aveva rotto e bisognava fermarlo a tutti i costi; quella delle vittorie ignote e delle ritirate senza fine – quella senza turni di riposo e senza doppia licenza, senza decorazioni e senza propaganda […]»

  • per gli altri, che ne hanno solo sentito parlare, essa è vista come una cosa inutile dalla quale la loro saggezza li ha tenuti lontani

«[…] che cosa hai fatto di buono? Hai vinto la guerra ed il pane cresce di prezzo e lo zucchero scompare e il carbone non viene e la Dalmazia non ce la danno. Fesso, valeva la pena che facessi il fesso su per la prima linea.»

Morte modifica

Il pensiero del personaggio in relazione alla morte muta nel corso della narrazione: inizialmente Monelli ritiene che la morte in battaglia sia ingiusta, ma, dopo l'esperienza dei combattimenti, essa diviene per lui una via verso l'eroismo- “ … schiantato da una pallottola in fronte, eroe sereno, [...]. Io ti invidio, stasera” [4]. È sempre presente la consapevolezza di poter morire da un momento all'altro e di non potere, di conseguenza, nutrire molta speranza nel domani.

Vita militare modifica

La vita dei soldati al fronte e in trincea è segnata da alcuni oggetti, situazioni, sentimenti ricorrenti. Eccone alcuni

  • Il cibo e la fame sono incubi costanti. Nella Parte II il cibo è visto come un lusso, come emerge dall'episodio in cui il soldato Busa e il capitano Battaglia si prendono una pausa nel mezzo dello scontro e grazie al cibo prezioso, miracolosamente giunto fino a loro, assaporano un momento di gioia, di lusso insperato: "Cribbiu, Busa, che lüsso..." [5]. Nella Parte III la fame viene narrata come una condizione ormai fisiologica, che non si riesce a soddisfare nemmeno con il rancio. “ Il cibo è la sola preoccupazione”. [6]
  • Il vino è per i soldati è l'unica ricchezza, poiché è la via di fuga dalla dura realtà della vita in guerra ed è ciò che consente di entrare in uno stato di incoscienza e di anestetizzare il dolore e la paura. Assieme al fumo rappresenta una delle vie di consolazione e si comprende quindi che per difenderlo si è disposti a tutto: “... che se i todeschi vol ciaparlo [il vino] bisogna che i me tira le granate col rampin che marcia a züruck” [7]. Per la stessa ragione nulla può impedire di berne a volontà, non appena ve ne sia l'occasione, come si coglie dall'episodio della Parte I in cui arrivati a Marter i soldati si slanciano sulle botti di una cantina, nonostante il pericolo, smentito dai fatti, che il vino fosse stato avvelenato:

«[...]Fabbro ha detto che gli austriaci»

.

La nostalgia è il sentimento più presente nei cuori e nelle menti dei militari. Nella Parte I e II, essa si riversa sul ricordo struggente della della casa e della propria donna; nella Parte III, quando Monelli e i suoi compagni di armi si trovano prigionieri in un campo di lavoro, essa si concentra sulla guerra e sul combattimento oramai impossibili.

La guerra ha un impatto molto forte anche sui rapporti affettivi e sull'immagine che la donna assume nei pensieri dei soldati: essi, esasperati dalle angosce quotidiane per la situazione tragica che stanno vivendo, pensando alla figura femminile, si allontanano momentaneamente dalla realtà infernale che li circonda. Le poche donne che avevano occasione di incontrare nelle brevi licenze, restavano argomento di conversazione e ricordo consolatorio per molto tempo

Natura modifica

Essa nella narrazione assume due volti. Con la sua bellezza gratuita offre consolazione ad aiuto, ma quando diviene teatro di scontro e di morte essa, proprio per il contrasto tra la sua vita e vitalità e la morte degli uomini, aumenta l'orrore della scena, generando nei cuori dei soldati paura e l'angoscia. Ciò è ben descritto nelle Parti I e II.

Libertà modifica

Essa è il sogno della fine della prigionia. Per tale ragione la tematica è presente principalmente nella Parte III. I soldati rinchiusi nei campi dei tedeschi provano più volte ad evadere per riconquistare la propria libertà, ma la gran parte delle volte vengono catturati. Quando con firma dell'armistizio il sogno si realizza, Monelli prova due sentimenti contrastanti: sollievo, per non dover più vivere in prigionia,; tristezza, poiché non poteva essere con gli ultimi battaglioni all'assalto.


Pedron Pina Nicoletta, Pontalti Anna e Zanotti Maria (a cura di), Il Trentino nella grande guerra: unità didattica su fonti archivistiche e iconografiche del Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà di Trento , la Valsugana orientale snella distruzione della Grande Guerra, Trento, Publiprint, 1988.


Passa quindi a raccontare come viveva prima che lo chiamassero per il servizio da soldato: descrive i suoi stati d’animo e i sentimenti che prova nel momento in cui la guerra arriva e lui è costretto a partire. Scrive

«quando andai soldato, io non ero sicuro delle mie capacità che con la piccozza o la scotta in mano, o postillando qualche volume di storici o di esegeti»

e continua

«fin dai primi anni dell’Università avevo l’abitudine di annotare su libretti tascabili, quasi sempre epigrammaticamente, per modo di citazioni, di scorci, di allusioni, di versetti sgangherati e balordi, i rari avvenimenti, le frequenti fantasie, le delusioni e le mortificazioni delle mie vane giornate; e questa abitudine conservai da soldato»

Collegamenti esterni modifica

Note modifica

  1. ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 22, ISBN 88-89660-05-8.
  2. ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, pp. 220 - 221, ISBN 88-89660-05-8.
  3. ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 220, ISBN 88-89660-05-8.
  4. ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 190, ISBN 88-89660-05-8.
  5. ^ Paolo Monelli, Parte II, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, pp. 148 - 151, ISBN 88-89660-05-8.
  6. ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 202, ISBN 88-89660-05-8.
  7. ^ Paolo Monelli, Parte III, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 189, ISBN 88-89660-05-8.
  8. ^ Paolo Monelli, Parte I, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, pp. 36 - 39, ISBN 88-89660-05-8.
  9. ^ a b Paolo Monelli, Prefazione, in Le scarpe al sole, Milano, La Libreria Militare Editrice, 2008, p. 9, ISBN 88-89660-05-8.