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Luisa adorno scritrice

scheda in SIUSA

Mila Curradi Stella si nasconde dietro lo pseudonimo di Luisa Adorno. Il nom de plume sottende anche, per espressa volontà dell'autrice, una strategia mimetica e testuale rispetto al proprio ruolo di donna nel nucleo familiare e a quello di scrittrice in quello sociale: proprio per la coincidenza fra vita e letteratura, fra autobiografia e romanzo – nel quale vivono ed agiscono personaggi prestati dalla commedia dell'arte – lo pseudonimo risulta essere etichetta atta a doppiare i dati puramente anagrafici della scrittrice che racconta:

Luisa Adorno, Ricordo di ViareggioLuisa Adorno è uno pseudonimo. Lo presi quando pubblicai L'ultima provincia per evitare che attraverso il mio nome fosse riconosciuto il protagonista, ovvero il Prefetto, mio suocero. Fu riconosciuto lo stesso, ma lo pseudonimo rimase. Il mio nome è Mila Curradi "in Stella", come sono costretta a firmare dati i pasticci burocratici derivati dal credere Stella il nome e Mila il cognome. Sono nata a Pisa nel '21, come ho candidamente confessato sul risvolto di un libro, anche se nei seguenti, invano l'ho taciuto. Il resto, che ho fatto studi classici, che ho insegnato per quasi quarant'anni divisa fra scuola media e superiore, che ho collaborato, sempre brevemente a Il Mondo di Pannunzio, a Paragone, a L'Indice, ad Abitare, che sono eroicamente sposata da quasi cinquant'anni, e ho figli e nipoti, lo sa chi ha letto i miei libri, perché io scrivo soltanto la vita. [Autodichiarazione dell'autrice ora in Scritture femminili in Toscana, a cura di Ernestina Pellegrini, Firenze, Le Lettere, 2006]

"La vita", in un felice connubio di lessico familiare, dialetto siciliano, umorismo e esperienze segnate dal dramma della guerra, permea i suoi romanzi:

L'ultima provincia (Rizzoli, 1963; Sellerio, 1983); Le dorate stanze (Sellerio, 1985; Premio Prato-Europa e Premio Pisa 1985); Arco di luminara (Sellerio, 1990; Premio Racalmare-Leonardo Sciascia e Premio Viareggio 1990); La libertà ha un cappello a cilindro (Sellerio, 1993); Come a un ballo in maschera (Sellerio, 1995); Sebben che siamo donne (Sellerio, 1999; Premio Vittorini 1999); Foglia d'acero (con Daniele Pecorini Manzoni; Sellerio, 2001);

Luisa Adorno, insignita nel 2000 dell'onorificenza per l'impegno letterario dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, si è distinta nel tempo per la partecipazione a numerose attività culturali: come testimone al convegno 100 anni di scrittrici, 100 libri di donne (assieme a Dacia Maraini, Fernanda Pivano, Inge Feltrinelli, Elvira Sellerio, Salone del libro di Torino 16-21 maggio 1996), come giudice nella commissione del Premio Letterario Brancati-Zafferana su Letteratura e Resistenza (21-24 settembre 2005), come vice-presidente dell'Associazione Amici di Leonardo Sciascia, come traduttrice - assieme a Jyrina Štastnà -del romanzo di Helena Šmahelova La fermata del treno dei boschi, e come scrittrice nel recente incontro alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia intitolato Le Storie salvano la vita? (3 luglio 2007).

Per una conoscenza approfondita dell'opera rimandiamo alle interviste da lei rilasciate, con lo stesso entusiasmo e la stessa verve che caratterizza i suoi scritti, a: - A. Lorenzoni, Luisa Adorno tra narrativa e carte d'Archivio, Università degli studi di Firenze, A.A. 2004-2005. - E. Pellegrini, Videointervista a Luisa Adorno, fatta presso il Centro didattico televisivo di Ateneo ora CSIAF (all'interno del ciclo Videointerviste, Progetto Strategico dell'Università degli studi di Firenze, Archivio delle scritture femminili in Toscana dal 1861, sotto la direzione scientifica di Maria Fancelli). - A. Rotolo, Il pozzo dell'esistenza. La memoria nell'opera di Luisa Adorno, Università degli studi di Palermo, A.A. 2003-2004;