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Oratorio di San Rocco a Sagrogno modifica

Sagrogno è una piccola frazione del comune di Druogno, nella Val Vigezzo. Nella parte alta del paese, verso i pratoni che delimitano il bosco sovrastante, è situato

 
Facciata dell'oratorio

l’antico oratorio di San Rocco.  Viene curato e mantenuto aperto nelle stagioni da primavera ad autunno da alcuni abitanti del posto; durante i mesi invernali il paesino è praticamente disabitato.

Storia modifica

La prima edificazione di questo oratorio risale al 1453, secondo quanto riportato in una scritta posta sopra l'affresco sulla facciata: Questo oratorio fu costruito nel 1453 restaurato nel 1861. La scritta, dipinta in occasione del restauro degli affreschi interni ed esterni compiuto appunto nel 1861, potrebbe essere derivata dalla tradizione popolare e non certificabile con esattezza; certamente però la costruzione è da attribuire alla seconda metà del '400. E' in quel periodo infatti che si diffonde nelle valli dell'Ossola, come in molte altre parti di Italia, il culto di San Rocco, protettore dai contagi delle numerose epidemie di peste. In particolare nel primo decennio del '500 si sviluppò la più devastante delle epidemie di peste che colpirono la Val Vigezzo.


Struttura architettonica modifica

L’oratorio è costituito da una semplice navata con pianta rettangolare, con una abside semicircolare sul lato orientato a nord verso la montagna.

 
L'interno della cappella

La struttura originaria era più piccola di come risulta attualmente: all’inizio dell’800 fu ingrandita avanzando la facciata di circa 5 metri. Sul lato sinistro della facciata un piccolo campanile a vela ospita una campanella che riporta la data del 1762, quindi preesistente all’ampliamento. Cinque finestre disposte due sul lato destro, una sul lato sinistro e due in facciata danno luce all’ambiente interno. Il soffitto in legno affrescato è ricoperto da un tetto in lastre di beola, la pietra tipica dell’Ossola.

Affreschi modifica

Interessanti affreschi in differente stato di conservazione decorano le pareti perimetrali interne, l’abside e anche la facciata. Per la maggior parte di questi affreschi recentemente è stata confermata l’attribuzione a Francesco Balconi.

 
L'affresco del Padre Eterno

Il Balconi fu il primo importante artista della lunga tradizione di pittori che ha meritato alla Val Vigezzo l’appellativo di Valle dei Pittori. Non si conosce la data della sua nascita nel comune di Craveggia, dove non esisteva o è andato perduto l’archivio parrocchiale; si conserva però l’atto di matrimonio nella chiesa di San Silvestro a Druogno nel 1574, che fa ragionevolmente ipotizzare la nascita intorno al 1550.  Suoi sono molti affreschi su case, edifici rustici e nobili, interni di chiese e cappelle nella zona dell’Ossola e della valle Cannobina. Questi in San Rocco sono fra i primi da lui dipinti.

Un  grande affresco nella concavità dell’abside raffigura un anziano Padre Eterno benedicente in una cornice di nubi; sotto la sua mano sinistra una sfera rappresenta il mondo. Ai due lati i santi Rocco e Sebastiano, inginocchiati.  San Rocco è raffigurato second l’iconografia prevalente nella tradizione, con una piaga sulla coscia provocata dalla peste, il bastone e l’abbigliamento da pellegrino. San Sebastiano porta nella  mano un mazzo di frecce, strumenti del suo martirio.

Sopra all’affresco principale del Padre Eterno un piccolo cartiglio rappresenta Adamo ed Eva, ed è riportata la data del 1580, a conferma del fatto che si tratta di dipinti eseguiti nei primi anni dell’attività del Balconi.

Sui due lati del sottarco dell’abside si trovano raffigurati Mosè con le tavole della Legge e, un po’ rovinato, Davide che regge la testa di Golia.

 
L'acquasantiera in beola locale

Sulla parete ai lati dell’abside è dipinta una bella Annunciazione: a sinistra l’Angelo è in movimento verso la Madonna con in mano un rametto di palma e un nastro che riporta la scritta Ave gratia plena, dominus tecum; a destra la Vergine inginocchiata in preghiera, in una stanza dove dall’alto penetra un fascio di luce gialla rappresentante lo Spirito Santo.

Dietro all’altare, nella parte inferiore dell’abside, il Balconi dipinse una scena della Passione di Cristo, con Gesù ferito e sofferente che trasporta la croce e due santi ai lati che cercano di sorreggerlo.

Anche sulla facciata è presente un affresco, che si riferisce alla Madonna del Sangue del vicino santuario di Re, dove secondo la tradizione nel 1494 avvenne un miracolo: un piccolo affresco della Madonna del latte, colpito dalla sassata di uno stizzito giocatore di “piadella”, effuse sangue per una ventina di giorni.

L’accreditamento degli affreschi dell’oratorio a Francesco Balconi era stato da tempo ipotizzato, ma è stato confermato di recente dagli studi di tre ricercatori, Elena Poletti Ecclesia, Gian Vittorio Moro e Fabio Copiatti, che ne hanno ricostruito la vita e le opere. I profili dei volti, gli abbigliamenti delle figure ed alcuni dettagli decorativi sono gli elementi che hanno condotto alla attribuzione. Fra i dettagli decorativi in particolare le cornici, che costituiscono in qualche modo la firma del Balconi: eseguite con gli stessi cartoni che richiamano le cornici scolpite dell’architettura greca, si ritrovano quasi identiche in tutte le sue pitture murali.

Bibliografia modifica

  • Giovanni De Maurizi, L’Ossola e le sue valli, Rizzoli, Milano, 1934</ref>Giovanni De Maurizi, L’Ossola e le sue valli, Rizzoli, Milano, 1934
  • Tullio Bergamini, Oratori di Druogno, in Oscellana, 1979-3
  • AA. VV., La figura e l’opera del primo pittore vigezzino, Oscellana, Edizioni Terre Alte, 2016-3
  • Enrico Rizzi, Memorie di fame, carestie e peste nell'Ossola, Libreria Grossi, Domodossola, 2018
  • Elena Poletti Ecclesia, Eleonora Romanini, Circuito dei Santi, Guida ai percorsi della fede in Valle Vigezzo, Santa Maria Maggiore, 2009