Utente:Giuseppe Di Meglio/Sandbox

Mons. Giuseppe Di Meglio (nato il 15.8.1907, deceduto il 19.7.1994)

Officiale della Segreteria di Stato di S. Santità

Segretario della Nunziatura Apostolica in Austria

Uditore della Nunziatura Apostolica in Germania

Addetto alla S. Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari Consigliere della Nunziatura Apostolica in Spagna

Officiale della Suprema S. Congregazione del S. Offizio

Canonico della Patriarcale Basilica Vaticana

Protonotario Apostolico

Dottore in Filosofia e Teologia, in Diritto Canonico e Civile

Libero Docente in Diritto Internazionale presso l’Università di Roma

Per speciale concessione del Santo Padre, venne dispensato dalla frequenza dei Seminari, e fu educato e formato, sia nelle discipline umanistiche che filosofiche e teologiche, dagli zii Monsignore Giovanni Scotti, Vescovo di Cariati e poi Arcivescovo di Rossano, e Mons. Ciro Scotti. Fu ordinato Sacerdote il 12.12.1929. Dimostrò subito forti capacità nello studio e senso di pietà. Appena giunse a Roma, nel 1929, scelse quale suo Confessore e Guida spirituale il Padre Felice Maria Cappelli, Gloria della Congregazione di Gesù negli studi canonici e morali del Secolo XX, ora servo di Dio. Conseguì la laurea in Filosofia e Teologia. Compì successivamente gli studi in Diritto Canonico e Civile presso la Facoltà Giuridica di S. Apollinare a Roma, ricevendo la Medaglia d’oro, donatagli dal Papa Pio XI. Chiamato alla pOntificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici, vi conseguì il Diploma in Diplomazia e Lingue. Cultore della Lingua Classica e latina, studi e parlò correttamente le lingue moderne. Nel 1935 entrò nella Segreteria di Stato come Officiale e fu subito addetto a delicatissime mansioni. Venne anche incaricato da S.E. Mons. Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, dell’insegnamento della parte giuridica del Corso di Diplomazia nell’Ateneo dell’Apollinare. Fu inviato nel 1937 dal Papa Pio XI alla Nunziatura Apostolica di Vienna, in Austria, nel delicato periodo che precedette l’”Anschluss”. Ivi approfondì e studiò il nuovo ordinamento civile adottato dal cancelliere Dolfuss, pubblicando lo scritto “De Novassimo Roegime Austriae”. Visse a Vienna il delicato e difficile periodo dell’occupazione dell’Austria da parte della Germania e gli storici avvenimenti relativi all’atteggiamento dell’Episcopato Austriaco. Per diretta decisione di Papa Pio XI, venne, quindi, destinato alla Nunziatura Apostolica di Germania, ove visse la persecuzione religiosa del Terzo Reich e la Guerra Mondiale, difendendo i diritti della Chiesa Cattolica. Furono quindi anni anche di profondo studio, nel corso dei quali pubblicò opere giuridiche, quali “De Paersonalitate Juridica Internationalis Ecclesiae”, in cui trattò la questione della relatività della Sovranità. Seguì “Diritto Internazionale e Diritto Naturale” e una Trilogia dei suoi “Scripta Latinitatis”. Per espresso incarico di Pio XI nel Maggio del 1939 partecipò con il Nunzio Apostolico Mons. Giovanni Cicognani all’incontro a Berchtesgaden con il Cancelliere tedesco Hitler e il Ministro degli Esteri Von Ribbentrop con la proposta di una conferenza internazionale di pace al fine di evitare l’invasione della Polonia e, quindi, la prevedibile nuova Guerra Mondiale, preannunciando in caso di conflitto la sicura entrata in guerra di Francia e Inghilterra, sostenute dagli Stati Uniti. Nella permanenza a Berlino, durante la dura occupazione della Polonia, incontrò anche il Padre Sebastiano Kolbe, recentemente proclamato Santo, che aveva attraversato a nuoto l’Oder per sollecitare con una nota l’aiuto per i polacchi, oppressi nei campi di concentramento. Si impegnò a fare espatriare in Olanda la Suora Carmelitana, Edith Stein, duramente perseguitata, perché pubblicamente si era rifiutata di votare per il Furore. Nel luglio 1942, avvisato della prossima uccisione della Suora perché ebrea e “ribelle al Fuhrer”, Mons. Di Meglio, affrontando gravi pericoli personali, si recò in Olanda nell’estremo tentativo di salvarla. La Gestapo, anziché aderire alle sue richieste, l’arrestò, rilasciandolo successivamente su ordine di Berlino godendo egli dell’immunità diplomatica. Dopo pochi giorni la Suora venne uccisa ad Auschwitz, nella Polonia martorizzava. Oggi la veneriamo sugli Altari come Martire della Fede. Fu chiamato a Roma nella Congregazione degli Affari Straordinari Ecclesiastici alla direzione del reparto “Germania”, ove si prodigò a beneficio della Chiesa e svolse anche nel 1944 un determinante intervento a favore della salvezza di Roma dalla minacciata distruzione, come emerge dalla nota del Vicariato. Nel 1946, dopo la conclusione della Guerra, fu inviato in Spagna quale Consigliere della nunziatura di Madrid e gli fu affidata in particolare l’elaborazione del nuovo Concordato fra la S. Sede e la Spagna. A conclusione di tale delicato incarico fu insignito dell’Onorificenza di “Grande ufficiale dell’Ordine di Isabella la Cattolica”, conferitagli personalmente dal Capo dello Stato. “Furino anni caratterizzati dal lavoro intelligente e fedele verso la S. Sede”, come li ha definiti il Card. Noè. Fu anche incaricato di Affari della S. Sede i Portogallo. Ritornato a Roma, operò per 17 anni nella Direzione Dottrinale della Congregazione del S.Offizio e partecipò anche al Concilio Vaticano Secondo quale Segretario della Commissione del Medesimo Dicastero, adoperandosi per evitare che nei testi conciliari vi fossero deviazioni dottrinali. “L’Osservatore Romano”, in occasione della sua nomina a Canonico della Basilica Vaticana e Protonotario Apostolico da parte del S. Padre Giovanni XXII, scrisse di lui: “ La sua preziosa attività si è svolta in periodi particolarmente gravi e delicati, sempre intorno a sé seppe suscitare stima e speciale considerazione”. In questi ultimi anni Mons. Di Meglio ha assolto a importanti incarichi presso la S. C. del S. Offizio con numerosi scritti che hanno accompagnato “la sua opera di fedelissimo della Chiesa e della Sede Apostolica” (“L’Osservatore Romano” del 7.5.61). Il capo di Servizio Storico del Ministero degli Affari Esteri, Prof. Enrico Serra, ha scritto che “il contributo di Mons. Di Meglio alla vita Diplomatica e alla professione Sacerdotale è senza alcun dubbio eccezionale”. L’Arcivescovo Mons. Loris Capovilla, nel ricordo di S.S. Giovanni XXIII e del loro incontro nella nunziatura di Parigi, ha scritto “Mi accosto alla sua Persona con la gratitudine di un Figlio della Chiesa Cattolica verso il Confratello, che ha servito nel silenzio, si è sacrificato in obbedienza e si immola, un’ora dopo l’altra, in dedizione generosa e feconda”. La sua competenza giuridica, il culto degli studi classici e lo spirito di servizio hanno avuto elevati riconoscimenti: nel 1935 il Presidente della Repubblica francese Lebrun gli conferì l’Onorificenza della Legione d’Onore; nel 1959 veniva nominato, per la profondità degli studi, Consigliere dell’ordine di Malta e Cavaliere dell’ordine di Costantino di S. Giorgio; nel 1973 l’Università di Oxford gli conferiva il riconoscimento di “Magister Latinitatis”. Completamente cieco nel 1967, colpito da glaucoma per “eccessiva applicazione mentale”,in occasione del 60° Anniversario del suo Sacerdozio, gli è stata manifestata la solidarietà e l’apprezzamento per la sua vita e le sofferenze, tra gli altri, dal santo Padre Giovanni Paolo II, dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, dal Presidente della Germania Von Weizsacker, dal Presidente del Senato Sen. Spadolini. Mons. Giuseppe Di meglio, per 27 anni “vagante nelle tenebre, cui più non splendeva l’aurora, cui più non cadeva il tramonto”, ha sopportato in silenzio le sofferenze della cecità, offrendole a Dio e una Luce interiore l’ha purificato; ha “speso la propria esistenza al servizio della Chiesa”,come ha scritto “L’Osservatore Romano” il 10.2.85; ha dato il suo aiuto ai bisognosi a rischio della propria esistenza; ha prodigato i tesori della sua cultura, rifuggendo - per sua scelta- da ogni dignità e onore, anelante al solo riconoscimento di dio e alla sua Grazia. Lo ha accompagnato sin dall’infanzia, una deduzione vivissima alla S. Vergine dell’Assunta, Porta del Cielo, cui è dedicata la Chiesa Parrocchiale della natia Piedimonte d’ischia, che venne costruita con economici sacrifici del Prozio Sai. Luigi Scotti, nella quale riposano i resti mortale degli Zii Mons. Giovanni e Ciro Scotti. Quella profonda devozione alla Madonna della Porta gli ha resa più lieve la sofferenza di 27 anni di cecità assoluta anche se intellettualmente operosa, in attesa, come egli scriveva nel 1990, che “si accenda l’eterno FIAT LUX”. E la luce eterna di Dio si è accesa per lui il 19.7.1994, nel Policlinico Gemelli di Roma, spirando piamente in sintonia con le preghiere delle Suore Domenicane Spagnole che filialmente l’assistevano. Per l’infinita Misericordia di Dio, l’hanno accolto in Cielo i suoi cinque Sacerdoti di famiglia: il Prozio Can. Luigi Scotti, gli Zii materni Arcivescovo Giovanni Scotti, Mons. Ciro Scotti e Sac. Giuseppe Scotti, lo Zio paterno Sac. Francesco di Meglio.