{{Bio |Titolo = |Nome = |Cognome = |PostCognome = |PostCognomeVirgola = |ForzaOrdinamento = |PreData = |Sesso = |LuogoNascita = |LuogoNascitaLink = |LuogoNascitaAlt = |GiornoMeseNascita = |AnnoNascita = |NoteNascita = |LuogoMorte = |LuogoMorteLink = |LuogoMorteAlt = |GiornoMeseMorte = |AnnoMorte = |NoteMorte = |PreAttività = |Epoca = |Epoca2 = |Attività = |Attività2 = |Attività3 = |AttivitàAltre = |Nazionalità = |NazionalitàNaturalizzato = |Cittadinanza = |PostNazionalità = |Categorie = |FineIncipit = |Punto = |Immagine = |Didascalia = |Didascalia2 = |DimImmagine = }} FRANK B.GIGLIOTTI. Massone reverendo di una chiesa metodista di Lemon Grace in California e chef adviser, consigliere capo dell'Oss che nel 1947 dava origine alla Cia.

In un rapporto del Dipartimento di stato Usa del 7 luglio 1947 Walter Dowling della Divisione affari europei parla del gruppo organizzato da Brennan (cfr.infra ndr) in questi termini: "Temo che Gigliotti, anch'egli membro dell'Oss, stia cercando di attivare la vecchia banda dell'Oss in Italia come mezzo per combattere il comunismo. Come è noto le attività di quel gruppo, messo in piedi per la maggior parte da italoamericani quali Scamporino e Corvo, sono sempre state di dubbio valore e i più sono stati rispediti a casa quando Bob Joyce ha preso la direzione in Italia".

E' così che quando, nel 1943, gli Usa sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'Oss sarà la corsa di Max Corvo e Vincent Scamporino all'isola di Favignana per liberare i mafiosi incarcerati dai fascisti.

Gigliotti fa anche parte dell'associazione Sons of Italy, forte di 500.000 iscritti presieduta dal giudice Felix Forte che raggruppa fascisti e anticomunisti che formavano la rete Usa in Italia.

Frank Gigliotti viene fatto presidente del comitato dei massoni Usa che condurrà in porto la riunificazione della massoneria italiana sotto il controllo di quella Usa. Nel Comitato nazionale di cittadini Usa per rendere giustizia alla massoneria italiana entrarono i maggiori esponenti della massoneria Usa, tra i quali Goodwyn Knight, ex governatore della California, William Standley, ex ambasciatore e contrammiraglio, Christian Herter, segretario di stato ecc.

A Roma Gigliotti poteva contare sull'appoggio dell'ambasciatore Usa di origine ebraica e massone James Zellerbach.

Il compromesso fra il Grande oriente e lo Stato italiano fu raggiunto il 7 luglio del 1960 con un atto di transazione firmato dal ministro delle finanze Trabucchi, Publio Cortini in rappresentanza dei massoni italiani e da James Zellerbach, ambasciatore Usa. Frank Gigliotti fu insignito del grado di gran maestro onorario a vita, membro emerito del Supremo consiglio italiano del rito scozzese e rappresentante per l'Italia alla conferenza di Washington. Il primo prezzo che i massoni italiani dovettero pagare agli Usa fu nel 1961: il riconoscimento delle logge Nato presenti nelle basi Usa, come la B.Franklin di Livorno, la Aviano in Friuli, la Truman presso il comando di Bagnoli, la Verona american lodge di Verona, la G.Washington di Vicenza e altre.

http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html


L'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente da parte della prestigiosa Circoscrizione del Nord degli USA (il iconoscimento da parte della Gran Loggia Unita di Inghilterra verrà soltanto nel 1982) fu infatti nel 1947 Frank Gigliotti, già agente della Sezione italiana dell'OSS dal 1941 al 1945, e quindi agente della CIA. Più tardi Gigliotti fu presidente del "Comitato di agitazione" costituitosi negli Stati Uniti per rispondere all'appello lanciato dai fratelli del Grande Oriente impegnati nella contestata opera di riappropriazione della casa massonica di Palazzo Giustiniani confiscata durante il periodo fascista, a seguito dello scioglimento autoritario dell'istituzione. Il compromesso tra il Grande Oriente e lo Stato italiano, patrocinato dai fratelli americani, fu siglato il 7 luglio 1960. L'atto di transazione fu sottoscritto dal ministro delle finanze Trabucchi e dall'allora Gran Maestro Publio Cortini, e vedeva presenti, al tavolo della firma di una stipula tutta italiana, l'ambasciatore americano, J. Zellerbach, e Frank Giglíotti. Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione di unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà legato alle vicende del golpe Borghese, a quelle della Rosa dei Venti, alle organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il Grande Oriente. Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta da Gigliotti in cambio dell'intervento americano nelle trattative con il Governo italiano concernenti il Palazzo Giustiniani. L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento che aveva già dato alla Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione Sud degli USA, nonché numerosi elementi di prestigio nell'ambiente massonico. Non solo si deve rilevare, secondo quanto emerge da queste vicende, che il progetto di unificazione della massoneria italiana sembra corrispondere ad interessi non esclusivamente autoctoni, ma risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente. Si deve infine sottolineare come la denegata giustizia - nella quale sostanzialmente si concretò la mancata restituzione del palazzo confiscato dal fascismo - ebbe l'effetto di rendere la massoneria italiana indebitamente debitrice di quella nord americana. Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività di Licio Gelli e della Loggia Propaganda Due, mirando ad accertare quanto di tale fenomeno sia addebitabile all'impulso organizzativo ed alla intraprendenza personale del Gelli, ed in tal caso con la protezione e l'appoggio di quali organi e di quali personaggi nell'ambito dell'ambiente massonico o eventualmente estranei ad esso. Quanto qui preme riassuntivamente segnalare è che l'organizzazione e l'attività massonica sembrano contrassegnate, ai fini che al nostro studio interessano, dall'adozione di forme di riservatezza, interne come esterne, sia della vita associativa, che dell'appartenenza individuale. Tale riservatezza si appalesa poi come posta a tutela, oltre che dell'attività di indagine esoterica propria dell'istituzione, di attività volte eminentemente ad intervenire in vario modo nella vita extra-associativa degli iscritti, in applicazione della pratica della solidarietà tra fratelli.

http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel01p2.htm


Il nome che alle origini dei rapporti tra mafia e obbedienze massoniche fa da gran catalizzatore è quello di Frank Gigliotti, membro influente della massoneria statunitense e consigliere capo della Cia di allora (Oss), il quale ha stretti legami con Cosa nostra. Uno dei primi atti dell’Oss è costituito, infatti, dalla liberazione armata di circa cinquecento mafiosi al confino presso l’isola di Favignana. Gigliotti, pastore metodista, è figura di primo piano nella preparazione dello sbarco e, nel dopoguerra, viene fatto presidente del Comitato dei massoni Usa che tenterà di condurre in porto la riunificazione della massoneria italiana sotto il controllo di quella statunitense. Tentativo che mira soprattutto a fondere il Grande Oriente d’Italia con il Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia del principe siciliano Alliata di Monreale, legata all’obbedienza di piazza del 1 Gesù. Il pastore protestante sarà il vero protagonista della rinascita massonica in Italia, adoperandosi anche affinché la massoneria italiana del Grande Oriente ritornasse in possesso della storica sede di Palazzo Giustiniani a Roma. L’atto di transazione fu infine sottoscritto, il 7 luglio del 1960 negli ultimi giorni del governo Tambroni, dal ministro delle finanze Trabucchi e, per conto del G.O.I, da Publio Cortini, vedendo presenti tra gli altri, al tavolo della firma di una stipula che avrebbe dovuto riguardare solo l’Italia, l’ambasciatore americano Zellerbak, anch’egli noto massone, e il suddetto Frank Gigliotti. Quest’atto “notarile” rappresenta di fatto il riconoscimento ufficiale della massoneria da parte del governo ed avviene sotto il patrocinio americano. Gigliotti, verosimilmente, cura anche gli interessi di quella mafia senza l’ aiuto della quale lo sbarco difficilmente avrebbe potuto essere realizzato, se non addirittura progettato. Come afferma anche il giornalista Ferruccio Pinotti, nel suo recente studio “Fratelli d’Italia”, “non è un mistero che la massoneria siciliana sia stata fondamentale, insieme a elementi della mafia, nel preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia”. Solo dopo la caduta del regime fascista, infatti, gli Alleati ridonarono vigore sia ai mafiosi che alle vecchie classi dirigenti liberali e massoniche, si guardi all’esempio eclatante dei vari sindaci mafiosi nominati dall’Amgot, da questa indiscutibile simbiosi nasce il sistema di illegalità permanente al potere nella nostra regione.

http://www.forzanuovapalermo.org/Mafia%20e%20Massoneria1.pdf