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Bibliografia

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La biblioteca comunale "Antonelliana" di Senigallia ha la sua origine nel 1767, alla morte del cardinale Nicola Tonelli che affidava alla comunità Senigalliese la propria personale biblioteca. La famiglia Antonelli si era insediata a Senigallia, provenienti da Gubbio fin dal 1662. Il patrimonio librario del lascito che fu raccolto nel fondo "antonelli" non giunse al completo a causa probabilmente di perdite e sottrazioni e non era numericamente cospicuo; index originario compilato nel 1769 indicava 14300 opere con 2480 volumi dei quali alcuni manoscritti. Scarse le opere particolarmente rare se si include un incunabolo, un Tebaide purtroppo sottratto alla biblioteca, consistente era il numero delle opere importanti e di particolare bellezza tipografica; quasi tutte legate in pergamena o in pelle.

Cantorinus

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Manoscritto membranaceo e carteceo

secolo XIV, seconda metà

145 x 105 mm

scrittura gotica bononiensis

notazione quadrata nera

legatura in pelle

Senigallia, Biblioteca Comunale Antonelliana

Il cantorino conservato presso la Biblioteca Comunale Antonelliana Senigallia è costituito da 191 carte e una carta di guardia,è di formato in-ottavo con coperte in pelle. La cartulazione non è completa,poichè solo le prime 94 carte hanno una numerazione originale, le rimanenti 97 non hanno alcuna indicazione numerica. Questo è dato probabilmente dalla redazione del codice in due momenti successivi e da copisti differenti. Quanto appena detto è confermato anche nell'esame della notazione musicale: infatti la grafia musicale non è uniforme,la notazione quadrata nera presenta la chiave di Fa tracciata in nero e il custos a fine del telegramma rosso. Nella prima parte della pergamena la notazione si presenta tendenzialmente romboidale, mentre la notazione ha un carattere maggiormente dritto e squadrato nella seconda parte cartacea. Sempre nella seconda parte sono presenti stanghette tracciate con inchiostro rosso non sempre visibili, mentre nella prima parte vi sono varie dimensioni di frase segnate con doppia barra nera. La scrittura del testo liturgico è la Gotica Bononiensis, caratterizzata da tratti spezzati e fortemente calligrafica. La particolarità di questa scrittura è la rotondità delle lettere, la compattezza dei caratteri  e le aste brevi. Le prime 94 carte in pergamena presentano numerosi "occhi della pergamena".

  • Tra le carte 8 e 9 risultano due carte tagliate, tuttavia non interrompono il testo.
  • Alle carte 22v e 23r vi è l'aggiunta nella scrittura del testo liturgico con una grafia di mano posteriore.
  • Alle carte 24v-25rv, 48v-49rv la scrittura del testo e la notazione sono state aggiunte successivamente in modo disordinato e incompleto.

L'origine del documento è sconosciuta e la datazione nella seconda metà del XIV secolo,è ricavata soltanto da elementi codicologici,paleografici e musicali.

Officium beatae mariae virginis o libro d'ore

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manoscritto membranaceo

sec.XV

120x85 mm

scrittura in gotica rotunda

legatura in pergamena color avorio

Senigallia, Biblioteca comunale Antonelliana

Il manoscritto fu donato da Ottaviano Draghi di Mercatello, abate di Lamoli a Francesco Gualandi di San Costanzo. Si tratta di un Libro d'ore detto anche uffizziolo od officiolo, cioè un libro di preghiere, costituito da un compendio di testi devozioni a uso dei laici il cui nucleo centrale è l'ufficio della vergine. Il testo, scritto con caratteri di modulo piuttosto grande con inchiostro marrone e disposto su una sola colonna, è evidenziato nelle sue partizioni principali da numerose iniziali paragrafali de penna filigranate alternativamente blu con fioriture rosse e in foglia d'oro con fioriture nere. Come sempre nei libri d'ore, all'inizio del manoscritto, compare il calendario con l'elenco dei santi per tutto l'anno che presenta, ad ogni carta, le lettere capitali decorate. Si tratta di un codice di piccole dimensioni, pensate per la meditazione individuale e dunque per essere agevolmente tenuto in mano. Gli interventi de pennello si limitano alla iniziali di parti di testo particolarmente importanti. Si tratta di lettere corrispondenti a sei-otto righe di scrittura delineate da una stesura di colore blu e rosa percorsa da filettature in biacca e che si stagliano su un quadrante in foglia d'oro, appoggiandosi poi a un'asta, collocata nel bordo sinistro dalle cui estremità si sviluppa code marginali fatte di lambrecchini rosa dai risvolti blu, primule, foglie di acanto ed altri motivi fitomorfi, non che una rete di filigranature seppia entro cui sono bottoni dorati che vanno a riempire i margini superiore e inferiore del foglio.La decorazione del campo interno delle iniziai si basa su poche formule strutturali di base: si tratta di fioroni policromi profilati di biacca su campire nere animate da delicati motivi aniconici bianchi. La decorazione si espande lungo tutti i margini; entro due listelli aurei si dispone una decorazione fitomorfa in verde, blu,rosa profilata in biacca che si staglia su un foglio giallo. Nel margine inferiore, entro una sorta di rosone di foglie, è una sorta di mascherone rosola scopo ornamentale. Nell'iniziale (la chi greca) è l'unico elemento figurativo presente nell'intero manoscritto: la croce sul calvario. Il manoscritto praticamente inedito è invece ascrivibile al 400 dal momento che presenta un tipo di ornamentazione piuttosto diffusa a quest'epoca in aerea tosco-emiliana.

Gottshalk ollen. Preceptorium domini gotscalci hollen de ordine hermitarum sancti augustini. Nurmberge, per federicum peypus impensis ioannis koburgers,1521

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Senigallia, Biblioteca Comunale Antonelliana fondo Card.Nicola Antonelli.

Questa edizione del praeceptorium divinae legis,stampata da Friendrich Peypus per conto di Johan Koberger, è in caratteri gotici, con iniziali ornate, con testo disposto in deu colonne e paginato in numeri Romani. Il frontespizio è in cornice architettonica con motivi vegetali e, nel margine superiore, due figure di putti. L'esemplare presenta una impronta di sigilillo sul frontespizio, rare postille manoscritte. La legatura è in pergamena su supporto cartonato; il dorso è su quattro nervi semplici ed è mutilo di parte del primo componimento. Sul dorso vi sono tracce del titolo manoscritto "de preceptis decalo". L'autore nacque verso il 1411 a Korbecke, ed entrò giovane nell'ordine degli agostini a Herford.

Libro maestrale del convento di S(anta) M(aria) delle grazie di Senigallia, restaurato li P sett(ombre) e 1749 in cui sono notate tutte le memorie del con(vento) e dell'ospizio.

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Manoscritto cartaceo

secoli XVI-XVIII

lettura in pergamena

Senigallia

Biblioteca Comunale Antonelliana

Il libro maestrale, manoscritto cartaceo di mm. 210x280. L'esemplare, legato in pergamena e conservato opresso la Biblioteca Comunale "Antonelliana" è una raccolta di documenti diversi (origianli e copie) indispenasabili non solo per la ricostruzuone della storia del Conventi di Santa Maria delle Grazie di Senigallia ma anche per quella della città. All'inizio de La vita sono annotati i titoli delle altre biografie scritte da Johan Prefetto che visse a senigallia tra XV e XVI secolo. Infatti, l'opera completa di frate Grazia comprende, oltre alle biografie di Giovanni e Francesco Maria I, cenni biografici dei pontefici ai quali sono legate le vicende dei Della Rovere, vicari della chiesa in quell'arco di tempo. Due brevi biografie sono, infine, dedicate a Carlo VIII e Luigi XII re francesi ai quali sono legate molte vicende del Signor di Senigallia. La datazione dell'intera opera di Frate Grazia potrebbe essere ragionevolmente ricondotta al biennio 1522-1523. In questo stesso biennio egli dava anche inizio all'unico scritto giunto autografo fino a noi: la Cronachetta del Convento, conservato a Falconara presso l'Archivio Provinciale dei Frati Minori delle Marche. E' impossibile stabilire perchè frate Grazia abbia composto ed interrotto la sua opera maggiore proprio in quegli anni,dal momento che sappiamo che egli rimase nelle Marche, almeno fino al 1553.Del resto, quasi nulla si sa di lui a parte le scarne notizie che egli fornisce qua e là, mentre narra le vicende dei vari personaggi o nelle sue opere minori:la Cronachetta autografa e Cronico. Dalla biografia di Carlo VIII, sappiamo che egli era a Parigi nel 1489 e che era a Roma nel 1492. Possiamo anche datare il suo ingresso nell'Ordine francescano nel 1494 ed ipotizzare con qualche fondatezza, che sia venuto a Senigallia proprio in quell'anno. Non fa meraviglia che nel Libro maestrale sia stata copiata la biografia di Giovanni: a lui si deve non solo la decisione di costruire il convento, ma anche quella di affidarlo ai Francescani Minori Osservanti. Nel 1490 egli chiedeva ed otteneva che i frati venissero a prendere possesso e cura dell'erigenda costruzione, recandosi personalmente al Capitolo provinciale che in quell'anno si era tenuto ad Urbino e una pagina del manoscritto ( f.110) ci forma che il primo padre guardiano ne fu frate Pietro da monto dell'olmo. Con tutta probabilità il complesso fu iniziato per essere tomba dei Della Rovere, ma la data dell'inizio dei lavori ha messo in relazione la sua edificazione con un voto fatto dai signori di Senigallia.

Pietro Ridolfi da Tossignano (Tossignano 1536- Senigallia 1601) istorium libro duo quibus haec continentur. De primam urbis senogallinesi eccleasiae praefuerunt; itemque de uniervis diocesis ecclesijs, de eurunde.

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ms. cartaceo
1596-1601

legatura in pelle

Senigallia

Biblioteca Comunale Antonelliana

Ponderosa e complessa per la ricostrzuione di lunghi brani della storia di Senigallia e del suo territorio è listoriarum libri duo quibus haec continentur.De prima urbis senogalliae originae de episcopis et praeclaris eorum gestis qui Senogalliensi ecclasiae praefuerunt; itemque de universis diocesis ecclesijs, de eorundem bonis: de rectoribus, et isporum officijs.Quidusdam alijs ad salutarem eruditionem interpositis di Pietro Ridolfi di Tossignano, manoscritto cartaceo databile 1596-1601. L'imponente manoscritto rilegato in pelle reca un frontespizio con bordo decorato e stemma vescovile. Pietro Ridolfi nasce a Tossignano, nella diocesi di Imola nel 1536. Frate minore conventuale, professore di Teologia e reggente degli studi di Bologna, Venezia e Napoli, viene eletto nel 1568 segretario ed assistente dell'ordine; mel 1570 è ministro della marca e per pochi mesi, Procuratore generale e Consultore della Suprema Inquisizione di Roma. Creato vescovo di Venosa da Sisto V nel 1587, viene da Gregorio XIV traslato a Senigallia il 18 febbraio 1591 e vi muore il 18 maggio 1601. E' sepolto nel Duomo di Senigallia nella cappella dei vescovi. La sua vicenda spirituale è testimoniata da 18 opere a stampa oltre ad alcuni carmi latini, nelle quali ben si evidenziano i suoi interessi teologici, storici e pastorali e la cui importanza è provata anceh daelle numerosi edizioni internazionali di alcuni suoi libri non solo nel suo tempo, ma anchedopo la sua morte. Otto di questi lavori sono menzionati dallo stesso Ridolfi nella sua opera fondamentale per la ricostruzione della storia dell'Ordine francescano: historiarum seraphicae Religianis libri tres,

pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1586. Alle opere a stampa vaaggiuna la memoria di un lavoro manoscritto che aveva perduto: Collectio omnium Pryvilegiorum et monumentorum Civitatis Senogalliae
ed,infinie, il manoscritto completo, oggetto di questo contributo, che è senza dubbio, il "pezzo" più denso di fascino della Biblioteca Comunale Antonelliana" di Senigallia ricca di altri volumi di inestimabile valore. Il vescovo ridolfi vi raccoglieva i risultati della sua Visita pastorale alla Diocesi, dopo aver scritto una lunga premessa teologica e la storia di Senigallia che dà il titolo all'intera opera. il 1596, può essere solo quella dell'inizio della ponderosa fatica, è provato dal fatto che il Vescovo vi abbia lavorato fino al 1601, anno della sua morte, senza avere il tempo di darla alle stampe. infatti, la pagina introduttiva testimonia la sua volontà di non fare un'opera che potesse essere conosciuta e divulgata poiché utile. E' strano il destino che non ha permesso a Ridolfi di attuare il suo intento, perché era lui che aveva voluto che Senigallia fosse dotata di una "stamperia" da cui uscirono titoli pregevoli. Il valore dell'opera si può definire complesso, e le immagine sono dotate di un certo fascino. La parte dedicata alla storia di Senigallia è sopratutto documento rilevante della nuova importanza attribuita alla materia, anche come ricerca di un periodo in cui la chiesa era incorrotta, mentre la Visita pastorale si rivela fonte insostituibile per cercare di ricostruire un mondo che non ha lasciato altre tracce sicure e riflette anche la sua intensa azione pastorale nella diocesi Senigalliese di cui restano a testimonianza anche il Sinodo del 1592, la Convocazione del Capitolo seniore nel 1593, alcuni decreti e l'emanazione ee la pubblicazione nel 1594 dell'editto sulle decime. Questi provvedimenti rispecchiano la necessità del vescovo di riorganizzare il clero diocesano. Dunque l'attività del vescovo Ridolfi è adeguata al grave stato della situazione senegalese; dapprima il Sinodo poi la Visita pastorale. Prima di compiere la Visita impartisce anche precise disposizioni sulla ristrutturazione degli edifici sacri, specie quelli più piccoli, mentre informa sui controlli che egli farà. sarebbe riduttivo considerare il compito del vescovo solo di natura pratica. Una nuova e più profonda consapevolezza guidava la sua missione; essa derivava dall'importanza attribuita alla formazione culturale, tanto che ogni sua azione è motivata da riferimenti puntuali alle Sacre Scritture o ai testi dei Padri della Chiesa, fatto straordinariamente nuovo, se paragonato alla situazione precedente. Tutta la prima parte del II Libro è dedicata a spiegare i modi e le motivazioni teologiche che devono guidare il vescovo in questo suo compito fondamentale, mentre nella II parte vengono descritti tutti i luoghi di culto, accompagnati spesso dalla loro immagine e da una piantina del paese in cui sono situati. Si tratta quindi di un riscontro teologico pratico, difficile da trovare esplicitato nella documentazione che rimane ed esso diventa, più prezioso per chi voglia approfondire il discorso sulla Riforma cattolica. Per questi motivi, l'opera di frate Ridolfi Pietro appare in tutta la sua eccezionalità ove si consideri la lunga premessa alla Visita pastorale nella quale sono spiegate in modo dettagliato le cose e le situazioni che il vescovo avrebbe controllato. C'è urgenza di riforma: i sacerdoti devono essere messi in grado di rispondere al meglio alle istanze di rinnovamento della chiesa, devono immediatamente comprendere il perché delle norme tridentine,' cambiando il loro comportamento esteriore, e interiore e diventare "quasi stellae micantes in firmamento." il volume riassume i tre principali interessi che caratterizzano la vita e l'opera del suo autore: quello pastorale, teologico e storico. Le sue disposizioni rivelano quale sia la chiesa nella quale egli spera, per la quale si batte con tutti i mezzi a sua disposizione e fanno anche pesante alla sofferenza che traspare in molto passi del suo lavoro, davanti ad una realtà ancora molto lontana dal suo ideale e di fronte all'eresia protestante che mette in discussione e nega i principi in cui egli crede profondamente. Infatti i Vescovi del XVI secolo vivono in prima persona il dramma della frattura del mondo cattolico. Contro le nuove teorie protestanti, presenti nelle pagine dellHistoriarum.

Giulio Carlo dei Toschi conte di Fagnano (Senigallia 1682-1766) De Sphoera Armillari Vtea, que de Celo tradituri sumus intelligant. opere pretium omnino est ut aliquem Armillaris Sphere notionem premittamus.Sit itaq.Phisica particularis est ea Philophie pars que in peculiari singulorum corporum med.ne occupat.

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ms. cartaceo

secolo XVIII

266 x184mm

470p scrittura corsiva sec.XVIII

legatura in pergamena

Senigallia

Biblioteca Comunale Antonelliana

fondo Marcolini

Giulio Carlo Fagnano dei Toschi nacque a Senigallia il 26 settembre 1682, dove mori il 18 maggio 1766. Unico figlio di Francesco e Camilla Caterina e in possesso di una ricca eredità da parte materna, egli rivelò ben presto un'interesse profondo per lo studio, nonostante la famiglia, a causa della sua gracilità, in  parte lo contrastasse.

Il manoscritto è privo di titolo comune contiene due opere che vanno ricondotte, piuttosto che ai temi strettamente legati alla disciplina matematica, all'ambito dell'astronomia e della fisica, l'opera de Sphoera armillari..., la prima e più succinta trattazione, contenuta tra le punto-12, nei 10 paragrafi in cui è suddivisa (I Definitiones; II Happlicatio arum definitionum huic universo; III de circulis majorib.s ac p.mo de horizionte;IV de meridiano; V de equatore; VI de zodiaco, et eccliptica; VII de coluris; VIII de circulis minoribus. De tropicis; IX de polaribus; X de triplici sphaere positione),tratta della sfera armillare, lo strumento astronomico formato da anelli fissi, che rappresentano l'orizzonte e il meridiano e da anelli mobili che rappresentano l'equatore, i tropici ed i circoli polari. Segue un'opera considerevole e si tratta, di un lavoro relativo ai singoli corpi celesti, luna, sole, pianeti, stelle, comete. L'opera si occupa di dar conto delle sistematizzazioni in merito di Tolomeo, Copernico e di Tycho Brahi. L'ultima sezione dell'opera presenta le teorie di Newton e, Keplero, di Descartes e di Leibnitz.

Coperta in pergamena rigida. Piatti ant. e post. sono ricoperti da carta marmorizzata rossa, azzurra, e gialla. Dorso liscio. Capitelli di colore azzurro e giallo. Risguardi e carte di guardia. Taglio spruzzato in rosso. Alcuni ripensamenti nel testo. Correzioni nel testo. A causa della rifilarura delle pagine, alcune parole sono leggibili solo in parte.

Gherardo Cibo (Genova 1512-Roccacontrada [Arcevia] 1600) Disegni illustrativi in Historiarum libri duo di Pietro Ridolfi da Tossignano (1596-1601). Carta,penna e inchiostro marrone, coloriture ad acquarello e tempera

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Senigallia, Biblioteca Comunale Antonelliana, fondo Card.Nicola Antonelli.

Nel grande volume manoscritto si trovano disegni di almeno tre mani diverse, delle quali quella di Cibo è la più antica. Le sue vedute incantevoli superano quella dei seguaci, che si trovarono a finire il suo lavoro lasciato incompiuto a causa della vecchiaia, per malattia o persino per la sua morte, sopraggiunta nel 1600. Non sappiamo infatti per quanto tempo Cibo portò avanti questo progetto. Comunque gli altri disegnatori imitarono il suo stile o forse copiarono persino i suoi disegni. Gherardo Cibo conosceva per propria visita i posti che ritraeva nel libro di Ridolfi. Lo si può dimostrare molto visibilmente nel caso della Chiesa di S.Maria in Portonis. Per la veduta sul foglio 42 r del manoscritto ha copiato un disegno che aveva eseguito anni prima sul posto. Il prototipo o una copia anteriore si trova oggi a Parigi (Louvre, inv. 19.884). Nel volume di Senigallia la chiesa viene ingrandita e posta in primo piano e l’ambientazione con le piccole scene di genreaggiunte nel foglio parigino è quasi omessa. Questa prassi permetteva a Gherardo Cibo di inserire i suoi disegni direttamente nel volume. Mentre i testi sono spesso stranamente incollati. Le pagine erano già ripartite e organizzate come in un libro a stampa. Continuando l’opera di Cibo i seguaci hanno anche commesso un errore, incollando una copia autografa di Gherardo raffigurante la veduta di S. Francesco a Rocca Contrada, oggi Arcevia, al posto di S.Medardo pure ad Arcevia. Una seconda copia, questa volta dipinta da una mano dilettante , fu poi messa al posto giusto. Laddove la chiesa o la cappella sono in primo piano, il Cibo mantiene anche le piccole figurine e scene, che rendono le località vissute. Insieme al posto  Gherardo rappresenta anche la vita che anima per esempio S.Maria delle Grazie ad Arcevia. L’abbazia di Chiaravalle o S.Maria in Ponte. Dal dario di Gherardo Cibo risulta che egli girava per documentare le proprietà dei conventi e delle chiese. Non era un architetto che eseguiva rilievi, ma forse procurava ogni tanto piante degli edifici. Nel caso della veduta del convento di Santa Maria delle Grazie nel libro del aRidolfi fu proprosto recentemente che Gherardo si fosse servito di un disegno antico degli anni ’90 del Quattrocento, perché il convento viene rappresentato senza le modifiche apportate alle struttura da parte di Girolamo Genga. Questi cambiamenti potrebbero, però, essere stati apportati durante la presenza del Cibo nelle Marche. Di conseguenza Gherardo poteva ancora vedere il convento prima delle modifiche, e allora il prototipo della veduta può essere un disegno autografo, magari eseguito quando era molto più giovane. Anzi, questo fatto potrebbe essere utile per datare più precisamente l’intervento. In ogni modo, l’esempio di Santa Maria delle Grazie dimostra che il cibo usava anche materiale vecchio per il progetto del vescovo Ridolfi.

Tasso Torquato (Sorrento 1544- Roma 1595) la Gerusalemme liberata di Torquato tasso con le figure di Giambattista piazzetta... in Venezia: stampata da Gianbattista Albrezzi q.Girol., 1745

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Senigallia

Biblioteca comunale Antonelliana

fondo Consolini.

E' un affascinante volume in foglio stampate su ottime carte e illustrato con antiporta figurata, frontespizio in rosso e in nero con vignetta al centro, e ritratto nell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Le prime venti pagine comprendono la dedica dell'Albrizzi a Maria Teresa. Venti grandi incisioni all'inizio di ogni canto, racchiuse da bordure ornamentali di tipo Barocco con dedica alla base delle tavole precedono il testo, venti grandi finali dei quali sei a piena pagina concludono i rispettivi canti. Testate ed iniziali figurate arricchiscono l'apparato illustrativo, tutto disegnato da Gianbattista Piazzetta ed inciso in rame da Felice Polanziani. Completa la ricca architettura tipografia del volume una magnifica legatura di tipo Bozeriana in marocchino con triplice filettatura a contorno di entrambi i piatti, raffigurante diversi motivi ornamentali con fregi al centro. Autore e titolo impresso in oro sul dorso, tagli d'orati. Il volume fa parte del fomndo Consolini donato al comune dallo stesso cardinale Domenico Consolini e consegnato nel 1882 con lettera del sindaco al bibliotecario di allora insieme ad altre pregievolisse opere. Queest'opera considerata modello di esemplarità nell'ambito della produzione del testo ha indubbiamente provocato una stimolante concorrenza tipografica e figurativa come viene ricordato nella stessa dedica di Giovan Battista Albrizzia a Maria Teresa d'Austria. L'Albrizzi fu tra i principali editori-tipografi nella Venezi ade Settecento, fu figlio d'arte e le sue opere sono apprezzate per l'uso costante di ottimi materiali ed alcune per la qualità delle scelte editoriali. Ciò che distingue queste edizioni dalle precedenti imprese figurate e riedizioni illustrate del poema tassiano è la novità introdotta dal Piazzetta nel concepire i soggetti e la composizione delle figure. Il disegno si stacca per la prima volta dalla funzione sussuidiaria dal testo scritto e conquista un propria autonomia espressiva. Il Piazzetta distaccandosi dunque dalla fedeltà al testo tassiano imposto da Bernardo Cassiello si concentra su un singolo soggetto, posto in forte rielievo descrittivo ed emotivo, e senza spezzare l'unità dell'arte.

Index librorum clar: mem: eminentissimi, et reverendiss: domini cardinalis Nicolai antonelli

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ms. cartaceo

secolo XVIII

347x230mm

scrittura corsiva

sec.XVIII; passim altra mano coeva e altro mano sec. XIX

legatura in pergamena

Senigallia

Bbiblioteca comunale Antonelliana

fondo Marcolini.

Nicola Maria Antonelli  nasce nel 1698 a Pergola, dal conte Francesco Antonelli di Senigallia. La sua è una tipica carriera prelatizia durante la quale si distinse per la sua ampia cultura e per la brillante attività intellettuale. La sua opera di maggior rilievo fu la pubblicazione nel 1756 dei Sermones s. Patris Iacobi e, ep.misibeni, nei quali per la prima volta venivano pubblicati i discorsi di uno dei più antichi padri della Chiesa, il siriano Aafrate, contesto armeno e traduzione latina a fronte. Morì il 25 settembre 1777. Il manoscritto  che viene descritto è come attesta la certificazione notarile apposta al termine dello stesso, l'inventario che costituiscono il fondo iniziale della biblioteca comunale  di Senigallia che da Nicola Antonelli prende appunto il suo nome. L'inventario segnala il titolo dell'opera con il nrelativo autore; l'inventario è fornito anche di voci di rimando. A quasi tutte le opere segnalate è stata anteposta la iniziale collocazione del volume all'interno dell Bibliotec Antonelliana. L'inventario è stato in seguito utilizzato dal bibliotecario locale come un normale registro d'ingresso. Legature in pergamena su supporto cartonato. Carte di guardia ante. e post. parzialmente staccato il piatto ante.Dorso a sette nervature. Capitelli grezzi; staccato il superiore. Sulla risguardia ant. precedente cartellino della Biblioteca Comunale riportante la collocazione: credenza n.V Classe I, Scienze Enciclopediche 173 1. Sul dorso, nel primo tassello inferiore ms. a matita:MS.F.42. nel secondo tassello, cartellino che riporta ms. il numero 173. Nel quinto tassello ms. di mano coeva la cifra 4715. Taglio maculato in inchiostro rosso. Sono presenti segnacoli cartacei con lettere alfabetiche. Mancano i segnacoli per le lettere "C", "E","P"," T". Alcune c. presentano ripensamenti del'estensore del testo, con le relative cancellature coeve. Altre c. sono parzialmente lacerate. Front.ms. riquadrato da cornice con motivo anastro. Tit. in caratteri capitali maiuscoli. Il titolo e le indicazioni del luogo e dell'anno sono interrotti da un disegno : entro cornice architettonica , decorata da motivi di fiore e frutta con ai lati due uccelli, entrambi appollaiati su un ramo ciascuno ( quello di sinistra ad ali spiegate, quello di desta ad ali chiuse). Elemento centrale del fregio è un vaso da cui traboccano fiori, poggiato su una base costituita da un drappo decorato da un motivo rappresentante un fiore ed una sfera, da cui pendono tre cordoni con nappe. L'inchiostro usato ha quasi completamente inciso la carta, staccando in gran parte il lato sinistro e parte del lato destro della pagina. In corrispondenza dell'ultima pagina di ogni lettera del catologo, sono presenti tre c. bianche ( tranne per la prima lettera, per la quale ne è stata lasciata una sola ).

Bibliografia

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  • Collectio thesauri: dalle Marche tesori nascosti di un collezionismo illustre, Mostre - Edifir - 2004