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La storia di questi 3 nomi (chiesa dell'Immacolata, di S.Filippo, dei SS. Simone e Giuda Apostoli) è la storia dei 4 periodi che ha avuto questa chiesa.

primo periodo (1600-1700): l'epoca delle 3 confraternite

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All'inizio del sec. XVII vi era la congregazione detta della Disciplina o dei Battuti che ottenne la facoltà dal Vescovo Lorenzo II Campeggi, di erigere in una casa di proprietà della Congregazione, un Oratorio, con altare per le funzioni religiose. La Congregazione era però povera e non potendo sostenere le spese della messa festiva, le venne incontro la Congregazione dei Canapini traslata poi nella chiesa dei Santi Simone e Giuda, dove la Congregazione della Disciplina dei Battuti chiese ospitalità.

secondo periodo (1694-1808): i Filippini

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Diamante Benedetti morendo nel 1689 lasciava tutta la sua eredità per aprire una Congregazione nell'oratorio di S.Filippo Neri. L'Istituto dei Filippini chiese al Vescovo Muzio Dandini il permesso di erigere la Congregazione e l'ottenne il 19 Aprile 1690. Compiuti i lavori di adattamento della casa toccata loro in eredità, i Filippini aprivano l'oratorio nel 1694, presso la vecchia cattedrale. Ma neppure nella nuova dimora stettero a lungo, poichè avendo nel 1708 ereditato dall'avvocato Alberico Arsili anche certi magazzini contigui alla chiesa dei SS.Simone e Giuda, pensarono di ridurre i magazzini in propria abitazione e per mutare il loro oratorio con la Chiesa predetta, che fecero nel 1719. Si rese necessario l'ampliamento della casa dell'oratorio a causa del continuo sviluppo della Congregazione dell'Oratorio, perciò i Filippini dovettero pensare alla costruzione di una chiesa più ampia. La demolizione del vecchio oratorio dei Battuti avvenne nel 1728 e l'apertura della nuova chiesa il 26 Maggio 1731.

terzo periodo (1820-1861): i padri conventuali

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Trasferitisi i filippini a Montalboddo dopo la seconda soppressione durante il regno italico la chiesa e il Convento passarono in proprietà del Comune di Senigallia. il vescovo di Senigallia Em.mo Cardinale Testaferrata fece pratiche, per avere in cessione dal comune, la chiesa e il convento di S.Filippo per farne a sua volta cessione all'Ordine dei Conventuali poichè non potevano rientrare in possesso della loro Chiesa. Accolta la domanda, il comune di Senigallia cedeva la chiesa e il convento in data 3 Gennaio 1861, con il quale vennero soppresse le corporazioni religiose nelle Marche. Proclamato il Regno d'Italia e pubblicata la legge il 7 Luglio 1876 n. 3036 si affacciò subito il pericolo della chiusura delle chiese conventuali come non corrispondenti alla necessità del culto. Il Mons. Vicario Capitolare domandò al Direttore Demaniale di Ancona che venisse autorizzata l'ufficiatura della chiesa di S.Filippo. Il convento invece, non ritenuto dal comune necessario per uso pubblico, veniva venduto a privati. Il 26 Gennaio il Consiglio Comunale di Senigallia accoglieva la domanda di autorizzazione a conservare aperta al culto la chiesa.

quarto periodo: dal 1861 ad oggi

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L'epoca dei Rettori 1867-1907; 1920-sino ad oggi. In questo tempo avendo i religiosi lasciato la chiesa, questa ritorna in proprietà della Diocesi e il Vescovo nomina il Rettore. Gli avvenimenti ed opere in questo periodo sono:

  1. La costruzione della nuova facciata nel 1904 per opera dell'Arch. Costantino Costantini, stile Lombardo del sec. XI. Il plauso e la Benedizione di Leone XIII.
  2. Il decreto Pontificio della elezione dell'Immacolata Concezione nel 1904.
  3. La ricostruzione della chiesa semidistrutta nel terremoto del 1930.
  4. Incremento della devozione alla Madonna di Loreto con la nuova statua del 1937 e con la Cappella affrescata portata a termine nel 1945.
  5. Affreschi nell'Abside eseguiti nel 1946-1947.
  6. La presenza presso la chiesa delle suore Maestre Pie Venerini dal 1937 al 1968.

La nuova facciata della Chiesa di S.Filippo

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E' l'Omaggio che la Città e Diocesi di Senigallia presentano alla Vergine Immacolata. L'eleganza del disegno, la severità si eleva da tutto l'insieme architettonico e il colore stesso del materiale ne fanno uno dei migliori lavori costruiti in italia. Lo stile è concepito su quello lombardo: un grande occhio Rosone traforato che lascia passare un cielo di luce nella navata centrale; un portale grandioso a colonne di pietra che sostengono la cuspide fiorita, sotto la quale sono collocate delle figurazione simboliche, una fuga di esili colonnette, al sommo del timpano un tempietto che protegge la statua dell'Immacolata, ecco le decorazioni della facciata altissima, la quale, elevata con la sua nuda muraglia in mattone rosso, contrasta con effetto gentile con ricche terrecotte che le fanno cornice.

Dopo il terremoto

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Nel disastroso terremoto del 30 Ottobre 1930 questa chiesa riportò gravissimi gravissimi danni tanto che il Genio Civile ordinò subito la demolizione completa di tutta la parte superiore della facciata fino al portale del campanile e di tutto l'interno lasciando dei soli muri perimetrali poco più di due metri dal pavimento. In seguito ad istanze di S.Ecc.Mons.Vescovo Cucchi di S.M. a S.Santità Pio XI si ottenne che la chiesa si dovesse ricostruire a spese della S.Sede come le chiese parrocchiali della città, ma i ultimo essendosi esaurite le somme fissate per gli edifici sacri terremotati in questa città, si fece noto che la S.Sede non poteva più impegnarsi per la ricostruzione di questa Chiesa. Allora S.Ecc.Mons.Cucchi si recò a Roma con il Rettore della Chiesa e raccolse generose offerte non solo da Eminentissimi Cardinali e da altri personaggi di sua conoscenza ma anche da S.M. il Re Vittorio Emanuele III dal quale ottenne la generosa offerta di L.20.000 e con altre offerte avute pure da pie persone, S.Eccellenza si accinse alla ricostruzione della chiesa affidandone l perizia al Sig. Renato Cicchetti di rimini che armonizzò l'architettura interna con quella esterna della facciata e del campanile così bene e con tanta competenza e coscienza che gli stessi ingegneri del Gene Civile giudicarono questa costruzione come una delle migliori. La Chiesa fu solennemente riaperta al culto nella S.Pasqua dell'anno 1935.

Bibliografia

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  • Mons. ANGELO MENCUCCI, SENIGALLIA E LA SUA DIOCESI, Fano, Editrice Fortuna, 1994.