Comunicazione non verbale

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Comunicazione: deriva dal termine latino “communico” e significa condivisione, mettere in comune una proprio conoscenza con altre persone o anche entrare in relazione con altri individui attraverso l’interazione. Comunicare non significa solamente mandare dei messaggi in modo passivo, ma va inteso come un atto sociale e reciproco di partecipazione, atto mediato dall'uso di simboli significativi tra individui e gruppi diversi. La comunicazione può essere di tre tipi:

Comunicazione verbaleCorsivo: vengono utilizzate le parole per comunicare; 
Comunicazione non verbaleCorsivo: investe l’espressione del volto, i gesti, il tono della voce e la posizione che il nostro corpo assume. E' meno facile riuscire a controllare i gesti involontari che il nostro corpo mette in atto quando non siamo del tutto sinceri per questo esso tradisce gli effettivi sentimenti, stati d'animo, opinioni che proviamo.
Comunicazione simbolicaCorsivo: coinvolge il nostro modo di vestire, gli oggetti di cui ci circondiamo e che vogliamo che, in definitiva, costituiscono una parte molto significativa della nostra comunicazione.[1]

Poiché la comunicazione è sinonimo di relazione e raggiunge in modo migliore i suoi obiettivi solo attraverso li contatto diretto, la situazione ideale per comunicare è quella ricca di feedback, ovvero la comunicazione faccia a faccia. Il testo scritto non consente di sfruttare in modo completo e ottimale le possibilità relazionali che sono consentite nella comunicazione interpersonale. Questo perché il 65% della comunicazione avviene in modo non verbale, ovvero, al di là delle parole, occhi mani, piedi e muscoli facciali tradiscono pensieri, sensazioni, atteggiamenti in maniera inequivocabile. Secondo alcuni studiosi questa caratteristica è innata nell'individuo, esiste cioè ancora prima di nascere; altri affermano che essa deriva invece dall'ambiente che ci circonda e che cambia da cultura a cultura. Attualmente la teoria dominante è una via di mezzo in quanto si ritiene che nella comunicazione non verbale siano inevitabilmente legati sia fattori di tipo genetico, sia fattori di tipo culturale. I canali non verbali attraverso cui gli individui comunicano sono classificabili in 5 sistemi: · Vocale (l'intonazione della voce); · Cinesico (i movimenti); · Aptico (il contatto fisico); · Prossemico (la distanza); · Cronemico (il tempo della comunicazione). Sistema vocale Riguarda tutti gli aspetti "paralinguistici" del parlare: · Intonazione; · Intensità; · Ritmo; · Tono. Una stessa frase può quindi dare diversi effetti a seconda degli elementi paralinguistici utilizzati. Il sistema vocale è peraltro fortemente espressivo dello stato emotivo di chi parla. Anche il "silenzio" è importantissimo, soprattutto nelle interazioni affettive. Esso è segno d'incertezza nella cultura occidentale, ma viceversa è segno di saggezza in quella orientale. Sistema cinesico È l'intera gamma dei movimenti del corpo: · Espressioni facciali. Sono sempre state viste come le espressioni dei sentimenti, tuttavia è da ricordare che esistono anche le espressioni "false"; · Postura del corpo. Segnala spesso il coinvolgimento nella conversazione, ma questo dipende molto anche dal "contesto" in cui ci si trova; · Gestualità delle mani. Accompagna frequentemente il normale linguaggio verbale, ma possiede pure un proprio codice, come dimostra il fatto che si gesticola anche quando si è soli (al telefono per esempio). Risente comunque molto della cultura d'appartenenza. Sistema aptico Si verifica con il contatto fisico tra i soggetti coinvolti nella Comunicazione e definisce inequivocabilmente il loro grado d'intimità (ci sono la pacca sulla spalla, l'abbraccio di saluto, il tenersi per mano, ecc...). Sistema prossemico Non è altro che la distanza o la modalità di occupare lo spazio tra mittente e destinatario della Comunicazione. C'è infatti una sorta di "zona rossa" tra i soggetti che comunicano in modalità faccia a faccia, la quale è penetrabile per ciascuno solo dalle persone affettivamente vicine, altrimenti scatta l'allarme. Quindi per ognuno esiste una distanza rappresentativa dell'alternativa "bisogno d'indipendenza" vs. "vicinanza delle persone care". Sistema cronemico È il modo di concepire ed organizzare il tempo soggettivo della discussione. Nel discorso, le pause, il ritmo, l'alternanza dei turni tra chi parla e chi ascolta, rispecchiano il tempo soggettivo della conversazione. La Comunicazione efficace deve quindi rispettare i tempi altrui, si deve cioè saper ascoltare con calma.[2]

Qual'è il significato di questi semplici gesti? · Toccarsi il naso: Strofinare la parte inferiore del naso (sotto le narici) con il dorso della mano significa rifiuto. Sfregare la parte esterna significa tensione emotiva, coinvolgimento. · Toccarsi la gola: La zona della gola è legata all'angoscia; · Rosicchiarsi le unghie: E’ un gesto che scarica la tensione di chi lo compie. Osservarsi le unghie, invece, è un'azione legata al senso del giudizio. · Toccarsi le labbra: E’ un segnale di gradimento. Sono segnali di gradimento gli avanzamenti del corpo, il mordicchiarsi le labbra, accarezzarsi i capelli, gambe e braccia non incrociate. Viceversa, sono gesti di rifiuto sfregarsi il naso con il dorso della mano, indietreggiare con il corpo, incrociare gambe e braccia. · Portare l’indice ed il medio appaiati sulla guancia o davanti alle labbra: Significa attenzione, riflessione. · Accavallare le gambe ed intrecciare le dita delle mani attorno ad un ginocchio: E ‘ un atteggiamento caratteristico di chi è solito prendere le proprie decisioni con calma. · Alzata di spalle, palme delle mani: E’ una debolezza passiva, manifestazione di resa. · Togliere e mettere frequentemente gli occhiali: In un miope è indizio di ricorrente desiderio di non vedere, di non accettare una cosa ovvero un avvenimento di qualsivoglia genere. In altri casi è un gesto tipico di chi ha bisogno di prendere tempo per pensare. · Aggiustarsi frequentemente il nodo della cravatta o i risvolti della giacca: Tale gestualità può suggerire l’esistenza di un complesso di inferiorità (paura di non essere perfettamente a posto). Nei rapporti con l’altro sesso, accompagna di norma un qualche tentativo di adescamento. Toccarsi la cravatta o tirarla verso l’esterno serve anche scaricare (o a suggerire) la propria eccitazione.

Il linguaggio corporeo, nella sua millenaria evoluzione, è stato studiato approfonditamente solo a partire dagli anni Sessanta. Ancora oggi molti ritengono che il linguaggio orale sia la forma principale di comunicazione: dal punto di vista evolutivo è invece un’acquisizione recente. Il linguaggio orale si è probabilmente sviluppato in un arco di tempo compreso tra due milioni e cinquecentomila anni fa, in cui il nostro cervello ha triplicato le dimensioni. In precedenza il linguaggio del corpo e i versi rappresentavano gli strumenti principali per trasmettere stati d’animo e sentimenti. Il linguaggio orale ci ricorda la rilevanza che esso ha nella comunicazione. Basti pensare a espressioni d’uso comune quali:

                                              “Togliti questo peso dallo stomaco”
                                                    “E’ tutto nelle tua mani”

                                                    “Affrontalo a testa alta”

Il linguaggio del corpo è il riflesso dello stato emozionale di un soggetto. Ogni gesto o movimento può essere un indizio importante per capire che cosa stia provando un individuo in un determinato momento. Per poter interpretare il linguaggio del corpo è fondamentale cogliere lo stato emozionale del soggetto mentre si ascolta quanto ha da dire e osservare le circostanze in cui lo dice. In tal modo si riescono a distinguere i fatti da eventuali menzogne, la realtà dalla fantasia. La caratteristica della comunicazione non verbale, in particolare di tutti quei gesti che compiamo mentre parliamo con un altro individuo, ci danno informazioni sullo stato e sulle condizioni in cui opera l’emittente; inoltre queste informazioni possono non essere intenzionali. Certo, le informazioni possono essere manipolate per trasmettere informazioni false, anche se il controllo di questi aspetti è altamente variabile. [“Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi”, Allan + Barbara Pease, Sonzogno Editore]