Utente:Isaiah pii/Sandbox1

Lo sciopero a rovescio fu una delle forme di lotta operaia e contadina sviluppatesi nel secondo dopoguerra italiano (dal 1947 al 1952). Mentre nelle forme tradizionali di sciopero i lavoratori si astengono dal lavoro, perdendo in tal modo la relativa retribuzione, invece nello sciopero a rovescio o (sciopero alla riversa), i lavoratori prestano il proprio lavoro gratuitamente per realizzare opere di pubblica utilità, oppure occupando terre incolte o malcoltivate per metterle a coltura, senza previ accordi con i proprietari. Particolarmente rilevanti furono gli scioperi a rovescio che si ebbero nel Lazio, e nei Monti Lepini. Tali forme di lotta, che ebbero ampia diffusione in varie zone italiane, vennero documentate anche dal regista neorealista Giuseppe De Santis.

Lo sciopero a rovescio, nato in ambiente contadino, si diffuse poi fra gli operai disoccupati delle borgate. In ambito urbano, i protagonisti degli scioperi a rovescio si sostituivano agli enti pubblici inadempienti nella messa realizzazione o riparazione di strade, fognatura, impianti idrici, scuole.

Bibliografia modifica

  • Luigi Cappelli, Le strade della rinascita. Lotte sociali e scioperi a rovescio. Sezze 1951-1952, Graficart, ISBN: 9788889021590
  • Giuseppe Cantarano, Alla riversa. Per una storia degli scioperi a rovescio (1951-1952), Dedalo Editore, 1989, EAN: 9788822060884

Altri contributi modifica

  • Bernardino Alvaro Jovannitti, La stagione degli scioperi a rovescio : origine e sviluppo delle lotte per il lavoro, 1949-1951, 2007
  • Giorgio Ardau, Quiescenza assoluta del rapporto di lavoro durante lo “sciopero alla rovescia”, 1954. Già pubblicato in “Giurisprudenza Italiana”, disp. 4., pt. 1., sez. 2, 1954.