Utente:Krizia Pignataro/Sandbox

Il cigno

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Introduzione

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“Il cigno” è un romanzo storico dello scrittore e giornalista italiano Sebastiano Vassalli. Pubblicato nel 1996 da Einaudi, racconta la storia dell’omicidio del direttore del Banco di Sicilia Notarbartolo (risalente al 1893) e delle successive vicende politiche e giudiziarie di quello che è generalmente considerato il primo delitto di mafia nella storia d’Italia e della Sicilia. Si tratta di un ritratto della questione mafiosa italiana, che affonda le radici nel lontano 1893, ma che distende le ramificazioni negli anni recenti della tangentopoli milanese o della strage di Capaci: «Io iniziai a scrivere il libro nel 1991, molto prima che tutto ciò accadesse ma a volte la storia che racconti e che ti sembra anticipatrice, ti scavalca tuo malgrado» (Sebastiano Vassalli, “Il Cigno”). Il titolo (“Il Cigno”) si riferisce al soprannome di Raffaele Palizzolo, deputato e consigliere di amministrazione del Banco di Sicilia, arricchitosi giocando in borsa con i soldi dei risparmiatori e caduto in disgrazia per aver commesso l’ errore di accreditare le vincite al proprio conto e non ad un prestanome. Il mandato di pagamento era poi finito sul tavolo del presidente del consiglio del tempo, il marchese di Rudinì, il quale aveva chiamato per fare pulizia all’interno della banca siciliana il commendatore Emanuele Notarbartolo, già direttore dell’istituto, poi allontanato dagli affari per volere di Francesco Crispi. Palizzolo è il mandante dell’ omicidio di Notarbartolo e, in particolare, è chiamato “Il Cigno” a causa della sua voce modulata e di alcune movenze della sua figura.

Sebastiano Vassalli s’imbatte nella storia del delitto Notarbartolo durante la lettura di un testo di Napoleone Colajanni , “Nel regno della mafia”. Interessatosi alla questione siciliana, diventata ormai questione nazionale a seguito dell’ impresa di Garibaldi, Vassalli si cimenta nella produzione di un manuale che possa spiegare come la mafia costituisca uno strumento per il sistema politico, che, talvolta, si serve di lei per raggiungere alcuni scopi e, in altri momenti, tenta velatamente di “sbarazzarsene”. All’ occasione de “Il Cigno”, Sebastiano Vassalli rappresenta la realtà della società palermitana tra Ottocento e Novecento e racconta la storia di un delitto di mafia della Sicilia di ieri, che diventa lo specchio di tutte le connessioni tra mafia e politica che continuano a corrompere i sistemi dell’ Italia odierna. Il romanzo si apre con un'attenta descrizione dell'omicidio dell'ex sindaco di Palermo Emanuele Notarbartolo, che, da qualche tempo, stava indagando su truffe ed illeciti scottanti, legati al governo Crispi e al Banco di Sicilia, del quale era stato direttore per 13 anni. La scena si svolge nel Febbraio del 1893, sul treno diretto a Termini Imerese; il ritrovamento del corpo senza vita dell’ uomo, ferito brutalmente da ripetute coltellate, dà inizio a una serie di proteste popolari e investigazioni, che, però, non potranno accusare un colpevole lungo diversi anni. Soltanto successivamente si giudica Palizzolo, assolto dopo tre processi, undici anni dopo il delitto, per insufficienza di prove. Infine, si convince di essere stato lui vittima del sopruso e, dunque, di essersi comportato come un vero e proprio eroe nazionale. Siamo di fronte alla tipica cultura siciliana dell’ orgoglio, solidarietà, campanilismo, omertà, sete del potere, e dell'ammazzatina come strumento politico. Si riflette sull’ origine della mafia, intesa da molti solamente come una storiella portata dai disprezzati uomini del Nord Italia; sui temi dell’ illegalità e della verità. Erano tempi difficili, quelli di fine Ottocento, per la Sicilia e l’Italia, tanto è vero che pochi mesi dopo l’uccisione di Notarbartolo, le piazze di Valguarnera, Caltavuturo, Lercara, Pietraperzia, Gibellina e Marineo si sarebbero macchiate di sangue per la repressione dei Fasci Siciliani. La mafia si inserisce in questo periodo come un male destinato a diffondersi e perpetuarsi fino ai giorni nostri. La struttura del libro è scandita da tre Scene, che ricordano i tre regni dell’ oltretomba dantesco: i capitoli, infatti, vengono riuniti sotto un primo Inferno (che si occupa degli anni 1893-1894), un Purgatorio (che descrive 1896-1899) ed un finale Paradiso (che racconta gli episodi del 1901-1904). Tuttavia, dall’Inferno del delitto politico non si giunge alla speranza dell’espiazione e del perdono. Un Paradiso, per concludere, sarebbe stata la Sicilia se un Tribunale dello Stato non fosse arrivato a certificare che esiste un’associazione chiamata Mafia, che commetterebbe soprusi, furti, assassinii ed ogni altro genere di delitti.