Utente:Laurapetric/Sandbox1

Il luogo dei quattro punti cardinali è un monumento situato all'interno del parco di Taino (VA). Sia il parco sia il monumento sono stati progettati nel 1981 dallo scultore Giò Pomodoro.

La realizzazione del parco e dell'installazione è stata eseguita tra il 1981 e il 1991.

Il monumento è a base quadrata e misura circa 18 metri per lato per un'altezza di 8,64 metri dal piano di calpestio. All'interno del quadrilatero si sviluppa una spirale con al suo interno la vasca lunata. Ad essa si contrappone il pilastro centrale (gnomone)che richiama il sole, al suo interno si trova un foro, identificabile da un riquadro di marmo nero, attraverso cui a mezzogiorno del 21 giugno la luce del sole viene proiattata su una tacca incisa sul pilastro caduto ai piedi dello gnomone.

La scultura-installazione “Il luogo dei quattro punti cardinali” è una ideazione di Giorgio Pomodoro ed è stata realizzata nel parco pubblico di Taino tra il 1981 e il 1991. Quando gli fu commissionata l’opera, l’idea che ispirò il progetto fu quella di trasformare il contesto in un luogo di incontro in cui le persone potessero rilassarsi all’interno di uno spazio a misura d’uomo; per citare le sue parole “un parco pubblico inteso come area urbana di compensazione, di riflessione, di sosta e di contemplazione”. Il monumento è stato realizzato utilizzando materiali che provengono dalle valli dei laghi circostanti: granito bianco e grigio di Montorfano, granito rosa di Baveno, granito verde di Mergozzo, beola grigia della Valdossola, serizzo nero della Val Vigezzo, porfido di Quasso al Monte, arenaria gialla di Angera.


Senza essere un’architettura, misura circa 18x18 alla sua base ed è alta 8,64 metri dal piano calpestio.


Il monumento è ancorato alla rete di campo generale, formata da maglie quadrate di base misuranti 5,20x5,20 metri, ed è una parte in funzione di tutta l’area del Parco. La composizione crea massi e pilastri ideati e dislocati nel parco secondo un criterio ben preciso, ovvero per creare dei suggestivi giochi d'ombra, inoltre essa è ispirata ai pianeti e alle stelle e celebra il solstizio d’estate: presenta al centro l’alto pilastro-gnomone, che, proprio alla data del 21 giugno a mezzogiorno, cattura attraverso una fessura tagliata al suo interno e segnalata in marmo nero alla superficie, i raggi del sole e li proietta sul pilastro caduto, nel punto indicato su una tacca. Il monumento è ricco di riferimenti simbolici spazio-temporali regolati dal contrasto: luce e ombre, fuoco e acqua, sole e luna. Inoltre l’opera nel suo complesso è regolata da rapporti numerici e dimensionali. La regola della sezione aurea è espressa dalla formula (-1+√5)/2 e dal suo rapporto numerico 1x1,618. Questa regola agisce sull’intero complesso dell’opera come un cardine attorno al quale – e con il quale – ogni singola sua parte ruota, come un sistema in miniatura, attorno al suo sole. L’ombra del pilastro indica inoltre altri riferimenti astronomici: il solstizio d’inverno, gli equinozi e le date in cui due stelle di prima grandezza, Deneb e Capella, si trovano a mezzanotte sullo zenit di Taino. La realizzazione del monumento ha visto la collaborazione di molte maestranze con diverse competenze: cavatori e scalpellini che da tempi immemorabili lavorano questo granito delle montagne, in luoghi antichi, e che oggi lo trattano a valle, con tecniche e strumenti della contemporanea tecnologia. La scelta dell’artista è sempre stata quella di utilizzare i materiali propri del luogo, quando ne esistono, nel rispetto della realtà ambientali, naturali e umane storicamente date. L’ assemblaggio e l’erezione delle parti che compongono il monumento sono stati fatti dall’impresa Cattaneo, con muratori di Taino. Montate le varie parti che lo compongono, il monumento è stato ritoccato e finito dai tagliapietre direttamente nel luogo dove esso sorge. L’iniziale progetto dell’Anello di Taino (così si chiamava il monumento nei primi progetti) è divenuto, con lo scorrere degli anni, il “Luogo dei quattro punti cardinali”. Quest’opera, del progetto iniziale, conserva dell’idea di base solo l’orientamento astronomico e il cerchio, esso è é iscritto nella base quadrata, inciso sulle grandi piastre della pavimentazione, e contorna la forma lunata del bacino a tre diversi livelli, invaso dall’acqua, dal cui centro si eleva il grande gnomone dedicato ad Apollo, il dio greco che, come si sa, aveva il suo grande santuario in Grecia, a Delphi. C’è una memoria simbolica che è parte di questo grande manufatto, memoria scritta sul granito per essere tramandata. Il delfino inciso alla base del pilastro-gnomone è l’animale sacro al dio greco ed è stato disegnato dal figlio del fotoreporter Gianni Berengo Gardin, Bruto. Lo gnomone è contornato e sorretto da tre proporzionali tronchi di piramide, che si avvitano sul suo corpo, con movimenti di torsione, raggiungendo varie altezze ed espandendosi, salendo o scendendo, in varie grandezze, sempre fra di loro proporzionali. Il progetto è stato eseguito nell’ottobre del 1989. Nel 1990 è stato dato inizio ai lavori ai lavori nei laboratori dei fratelli Cirla, a Gravellona Toce, con la collaborazione e l’assistenza dell’architetto Khalid Jarrar. Dal lavoro di estrazione dei blocchi di granito in cava si è passati, tramite l’utilizzo di dischi diamantati e seghe meccaniche, al lavoro di taglio delle numerose parti che compongono l’opera. Alcune di queste parti sono state ulteriormente lavorate a mano dai maestri tagliapietre. Più tardi, in diverse fasi, le parti così pre-lavorate sono state trasportate a Taino da Gravellona e poi fra loro assemblate sulla piattaforma in cemento armato predisposta appositamente nel parco. Finito il lavoro di montaggio, durato qualche settimana, di queste parti massicce e pesanti di granito, murate fra loro, si è passati a un’ulteriore finitura manuale. L’intero sistema plastico è stato, in questa fase, lavorato e ritoccato come se fosse un’unica grande scultura. Oltre ai cavatori e ai tagliapietre è stata indispensabile l’opera dei muratori, dei camionisti e dei manovratori di una grande gru, impiegata per il sollevamento e la messa in opera dei pesanti blocchi di granito lavorati.