Filippo V schiera sulle alture i Peltasti e l’ala destra della falange prima con una profondità di 8 righe e poi di 16. Schiera poi alla destra della falange la fanteria leggera e la cavalleria che ripiegavano davanti all'urto dell'ala sinistra romana comandata da Flaminino. Va all’attacco senza aspettare che la sua ala sinistra, comandata da Nicanore, si schieri. L’ala sinistra romana non regge l’urto della falange e cpmincia a ripiegare usando la tattica manipolare. Flaminino a sorpresa passa sull’ala destra dove insieme alle forze romane ci sono le forze etoliche. Preceduto dagli elefanti assalta l’ala sinistra macedone non ancora perfettamente spiegata. Il successo romano è pieno ed il proconsole incalza il nemico che cede. Mentre la battaglia procede nel modo classico cioè la vittoria di ciascuno degli avversari sopra una delle ali, un tribuno dell’ala destra prende, di sua iniziativa, 20 manipoli (40 centurie, circa 6,5 coorti) della 2^ linea composta dai legionari principi e triari e li guida a tergo della falange macedone dell’ala sinistra di Filippo. Il re che comanda la cavalleria, sulla estrema sinistra del suo schieramento si accorge in ritardo della diversione. La falange, tatticamente non ideata per attacchi posteriori e non fornita di una 2^ linea di difesa, si disfa. Filippo raccolti i fuggiaschi traci e macedoni fugge. Muoiono nello scontro 8.000 Macedoni e 5.000 cadoni prigionieri. Un terzo dell’esercito macedone non riesce quindi a raggiungere il re. Le perdite romane ammontano a 700 uomini, più 700 tra Etoli ed alleati. Gli Etoli saccheggiano per primi il campo macedone senza darsi carico dei loro alleati romani e greci. E’ la prima grande sconfitta subita dalla falange macedone dalla sua ideazione