Utente:Luciana Migliore/Sandbox

Dopo un incendio, l'ecosistema boschivo ha una certa capacità di "guarire" e di recuperare. Questo resilienza ecologica varia a seconda del contesto biogeografico e storico

La resilienza (dal latino resiliens -entis, part. pres. di resilire «rimbalzare») in ecologia e biologia è la capacità di un sistema di autoripararsi dopo un danno o di una comunità (o sistema ecologico) di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l'ha allontanata da quello stato.

Resilienza e resistenza in Ecologia modifica


La resilienza è la capacità di un ecosistema di rispondere ad una perturbazione (che ne ha provocato un cambiamento) ritornando ad uno stato di equilibrio che può essere nuovo o identico al precedente equilibrio in dipendenza dal tipo di forze esterne che hanno determinato il disturbo, e soprattutto dalla loro intensità. Le perturbazioni possono essere incendi, inondazioni, boom demografici di insetti o effetto delle attività umane (contaminanti sversati nel suolo o in acqua, introduzione di specie esotiche, ma anche deforestazione, cambiamenti climatici, ecc.). A seconda dell’intensità e/o della durata, il disturbo può modificare il sistema e portarlo ad una soglia oltre la quale predominano processi e strutture diversi, spesso meno desiderabili e più degradati, che inficiano i servizi ecosistemici e l’uso umano pregresso [1] [2]. La misura di quanto un ecosistema può essere spostato dal suo stato precedente e tornare ancora alla normalità viene di solito chiamata ampiezza. La resistenza è la capacità di un ecosistema di rimanere inalterato quando viene sottoposto a un disturbo/perturbazione; alcuni ecosistemi sono più resistenti al cambiamento rispetto ad altri. Resistenza e resilienza sono due proprietà che conferiscono stabilità agli ecosistemi, pur agendo in modo opposto: un ecosistema caratterizzato da elevata resistenza non si lascia modificare da un disturbo/perturbazione (almeno entro certi limiti), ma generalmente ha una bassa resilienza; viceversa un ecosistema con un’elevata resilienza cambia per effetto di un disturbo (quindi ha una bassa resistenza), ma è in grado di riprendersi velocemente. La bassa resistenza a volte può essere vantaggiosa, come negli ecosistemi regolati da disturbi naturali (i.e. fuoco) perché, sebbene modifichi temporaneamente le condizioni, permette al sistema di rimanere stabile sul lungo periodo. Sia la resilienza sia la resistenza possono essere rilevate anche a livello di comunità, popolazione e individuo. Disturbi naturali e antropici sui sistemi naturali possono spostare gli ecosistemi verso uno stato diverso, come nel caso di deforestazione o eutrofizzazione; spesso queste modifiche portano gravi conseguenze anche agli usi umani delle risorse. Inoltre, le attività umane incidono negativamente sulla resilienza degli ecosistemi, per esempio riducendo la biodiversità, sfruttando le risorse naturali o modificando l'uso del suolo; questo facilita e rende più rapido il cambio di stato degli ecosistemi.
Introdotto dall'ecologo canadese C.S. Holling [3], il concetto di resilienza nei sistemi ecologici è stato definito in due modi nella letteratura ecologica:
1. il tempo necessario perché un ecosistema ritorni all’equilibrio o a uno stato stazionario in seguito a una perturbazione; questa definizione di resilienza viene utilizzata anche in fisica e ingegneria, e per questo anche definita "resilienza ingegneristica" [3] [4];
2. la capacità di un sistema di assorbire i disturbi e riorganizzarsi in modo da ripristinare la stessa funzione, struttura e identità che aveva prima del disturbo [5];  questa è ciò che viene indicata come "resilienza ecologica" [4].
La capacità di recupero di un sistema naturale è connessa a tre aspetti: latitudine, resistenza e precarietà, che possono applicarsi sia all’intero sistema sia ai sottosistemi che lo compongono. La latitudine o ampiezza è la massima entità dell’alterazione che può essere applicata a un sistema senza che esso perda la capacità di recuperare struttura e funzionalità precedenti; è inferiore alla soglia che, una volta oltrepassata, rende il recupero molto difficile o impossibile. La resistenza è la capacità di resistere alle azioni o agli effetti dannosi che tendono a cambiare lo stato del sistema; quindi è la capacità di un sistema di "opporsi" alle alterazioni. La precarietà è quanto il sistema sia prossimo al limite oltre il quale perde la capacità di recupero [5]
Soglia o livello di non ritorno
La resilienza si riferisce alla capacità dell'ecosistema di tollerare i disturbi e ripristinarsi. Se il disturbo è di entità e/o durata sufficienti, si può raggiungere quella soglia oltre la quale l'ecosistema subisce un cambio di regime, talvolta in modo permanente. Una volta che il sistema si è spostato al nuovo stato è molto difficile, spesso impossibile, riportarlo allo stato precedente.
L'uso sostenibile di beni e servizi ambientali impone la comprensione e la considerazione della resilienza degli ecosistemi; tuttavia, gli elementi che influenzano la resilienza degli ecosistemi sono molti e tra loro interconnessi. Il ciclo dell'acqua, la fertilità dei suoli, la biodiversità e i fattori climatici hanno una forte influenza reciproca e sono in grado di condizionare sistemi diversi. E’ dunque molto difficile determinare il punto critico di non ritorno.
La biodiversità è un punto nodale della resilienza; come mostrato nella figura, le pressioni sulla biodiversità esistente possono ridurre la diversità e spostarla oltre il punto di non ritorno (tipping point), al di la del quale il sistema si stabilizza a un livello di diversità molto più bassa, che fornisce minori servizi ecosistemici, con conseguente riduzione del benessere per le popolazioni umane che fruiscono del sistema.
Esistono molte aree dell'attività umana che hanno impatto sui sistemi naturali - l'agricoltura, la deforestazione, l'inquinamento, l'estrazione mineraria, le attività ricreative, la pesca eccessiva, lo scarico di rifiuti in mare o il cambiamento climatico - ma il loro effetto dipende dalla resilienza degli ecosistemi su cui insistono. C’è una crescente consapevolezza della necessità di comprendere e porre attenzione alla resilienza degli ecosistemi, per raggiungere l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile [6] [7] [8]: Perman et al. hanno introdotto la resilienza nella definizione di sostenibilità: "sostenibile è ciò che mantiene nel tempo le condizioni per la resilienza degli ecosistemi", mentre Folke et al. hanno affermato che la probabilità di sostenere lo sviluppo è aumentata dal "Managing for resilience" [9]. L’impatto dell’interazione uomo-ecosistemi ha reso evidente la necessità di passare a una gestione delle risorse ambientali basata su "analisi della resilienza, gestione adattativa delle risorse, e governance adattativa" [3].


File:Resilienza.tiff
 
Da: Secretariat of the Convention on Biological Diversity (2010) Global Biodiversity Outlook 3.
Il concetto di resilienza negli ultimi dieci anni ha travalicato l'ecologia, entrando in campi come l'economia e le scienze politiche e perdendo il suo significato ecologico; ma il progressivo processo di urbanizzazione, con l’incremento dell’uso di acqua, energia e altre risorse, ha in qualche modo reso necessaria l’inclusione di queste discipline nella valutazione della resilienza degli ecosistemi antropizzati [10]
La sfida attuale è riportare al centro dell’agenda politica il concetto di resilienza ecologica nel contesto dello sviluppo sostenibile, nonostante le procedure economiche convenzionali e le loro conseguenti applicazioni [11]. Attualmente la resilienza ecologica e le soglie che permettono agli ecosistemi di riprendersi dagli impatti non è esplicitamente inclusa nella legislazione, ma ci sono state alcune fondamentali iniziative a livello internazionale mirate a questo scopo. Un esempio è il Millennium Ecosystem Assessment [12] il cui obiettivo era valutare le conseguenze del cambiamento degli ecosistemi sul benessere umano e porre le basi scientifiche delle azioni necessarie a migliorare la conservazione e l'uso sostenibile dei sistemi naturali, nell’ottica del loro contributo al benessere umano. Allo stesso modo, l'obiettivo del United Nations Environment Programme [13] è stato "fornire leadership e incoraggiare il partenariato per la protezione dell'ambiente ispirando, informando e consentendo a nazioni e popoli di migliorare la qualità della loro vita senza compromettere quella delle generazioni future. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile [14], declina il concetto di “resilienza” nelle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, economico, sociale e ambientale, raccomandando di rafforzare la resilienza, in tutti i Paesi, nelle fasce sociali più deboli e negli ecosistemi, nei confronti dei disastri naturali e antropici e del cambiamento climatico.

1. Folke, C.; Carpenter, S.; Walker, B.; Scheffer, M.; Elmqvist, T.; Gunderson, L.; Holling, C.S. (2004). "Regime Shifts, Resilience, and Biodiversity in Ecosystem Management". Annual Review of Ecology, Evolution, and Systematics. 35: 557–581. doi:10.1146/annurev.ecolsys.35.021103.105711. 2.Peterson, G.; Allen, C.R.; Holling, C.S. (1998). "Ecological Resilience, Biodiversity, and Scale". Ecosystems. 1 (1): 6–18. CiteSeerX 10.1.1.484.146. doi:10.1007/s100219900002. 3. Holling, C.S. (1973). "Resilience and stability of ecological systems" (PDF). Annual Review of Ecology and Systematics. 4: 1–23. 4. Gunderson, L.H. (2000). "Ecological Resilience — In Theory and Application". Annual Review of Ecology and Systematics. 31: 425–439. doi:10.1146/annurev.ecolsys.31.1.425. 5.Walker, B.; Holling, C. S.; Carpenter, S. R.; Kinzig, A. (2004). "Resilience, adaptability and transformability in social–ecological systems". Ecology and Society. 9 (2): 5. doi:10.5751/ES-00650-090205. 6. Gibbs, M.T. (2009). "Resilience: What is it and what does it mean for marine policymakers?". Marine Policy. 33 (2): 322–331. doi:10.1016/j.marpol.2008.08.001. 7. Walker, B.; Carpenter, S.; et al. (2002). "Resilience Management in Social-ecological Systems: a Working Hypothesis for a Participatory Approach". Conservation Ecology. 6 (1): 14. doi:10.5751/ES-00356-060114. 8. Brand, F. (2009). "Critical natural capital revisited: Ecological resilience and sustainable development". Ecological Economics. 68(3): 605–612. doi:10.1016/j.ecolecon.2008.09.013. 9. Folke, C., Carpenter,S., Elmqvist, T., Gunderson, L., Holling C.S., Walker, B. (2002). "Resilience and Sustainable Development: Building Adaptive Capacity in a World of Transformations". Ambio 31 (5): 437–440. doi:10.1639/0044-7447(2002)031[0437:rasdba]2.0.co;2. PMID 12374053. 10. "Ecological and Urban Resilience". columbia.edu. 12 October 2011. 12. "Millennium Ecosystem Assessment". www.millenniumassessment.org. 13. United Nations Environment Programme. Viewed September 12, 2010 United Nations Environment Programme 14. “Transforming our World: the 2030 Agenda for Sustainable Development”, UNITED NATIONS, 2015.
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