Utente:Ludovica bianchi/Sandbox

Le circostanze eccezionali

modifica

L'arringa di Cicerone si apre sottolineando l'eccezionalità del momento in cui si svolge il processo: era il 4 Aprile del 56 a.C., giorno in cui si aprivano a Roma i ludi Megalenses, particolarmente fastosi per quell'anno[1], presieduti da Publio Clodio, che avrebbe colto l'occasione per celebrare la Grande Madre Idea[2], il cui trasferimento dalla Frigia a Roma era dovuto alla sua gens[3]. Non a caso nell'intera orazione uno dei motivi conduttori sarà proprio quello costituito dalle varie allusioni agli spettacoli teatrali, il cui scopo è <<di trasportare il clima festivo nel foro, di trasportare il tribunale in un teatro comico>>[4], << di richiamare agli ascoltatori le rappresentazioni dei ludi Megalenses, che essi stavano perdendo proprio per via di quel processo>>[5], e, infine, di dimostrare quanto dovesse sembrare grave il crimine di cui Celio era accusato, se si costringeva i giudici a sentenziare mentre l'intera Roma era in festa. Del resto costui era stato accusato del grave crimine di violenza politica, mentre, per quanto riguarda gi altri capi d'accusa[6], fatta eccezione per l'assassinio di Dione,non siamo al corrente, sebbene sicuramente collegati con l' <<affare egiziano>>, che aveva avuto numerose ripercussioni sulla politica di Roma[7].

L'affare egiziano

modifica

Tolomeo Alessandro II, salito sul trono d'Egitto con l'appoggio di Silla,era morto nell'80 a.C[8] . lasciando il suo regno in eredità al popolo romano. Fu solo nel 59 che a Tolomeo Aulete fu riconosciuto il diritto di prendere il potere con l'impegno di versare 36 milioni di denari ogni anno direttamente al console Giulio Cesare e al suo alleato Pompeo. Mal sopportato dal popolo per l'ingente tassazione imposta egli fu cacciato dal regno e costretto a cercare aiuto presso i romani per essere reintegrato sul trono. Nel frattempo però gli alessandrini avevano inviato a Roma un'ambasceria di 100 cittadini,capeggiata da Dione,per contestare le mosse del re. A quel punto Tolomeo ingaggiò dei sicari per far sì che la delegazione non arrivasse a destinazione: alcuni ambasciatori furono corrotti e altri uccisi, tra questi Dione, che fu trovato morto nella casa del cittadino che l'aveva ospitato.Vennero portati sotto processo e condannati parecchi alessandrini della cerchia di Tolomeo, mentre tra i cittadini romani coinvolti in tali manovre due solo furono trascinati in giudizio Il primo fu Publio Asicio, l'altro Marco Celio Rufo[9] appunto.

L'accusa

modifica

Private erano le motivazioni che spinsero Lucio Sempronio Atratino a presentare l'accusa: era infatti figlio di Lucio Calpurnio Bestia[10], incriminato de ambitu[11] per ben due volte dallo stesso Celio. Data, però, la sua giovane età -aveva solo 17 anni- era affiancato da Erennio Balbo e Publio Clodio, liberto che ottenne la cittadinanza grazie all'intervento di Clodio[12]. Nonostante ciò l'unica orazione che ci è pervenuta delle sei è quella di Cicerone, per cui bisogna partire dalle repliche di costui per una ricostruzione, ipotetica, delle arringhe che lo precedettero. Aprì le ostilità Atratino, con un'orazione misurata ma non priva di punte d'acredine, in cui grande attenzione si pose all'analisi dei precedenti dell'imputato (sul modo in cui si insegnava agli accusatori nella Rhetorica_ad_Herennium). Dalle sue parole Celio viene tratteggiato come individuo intimamente portato alla violenza, socialmente pericoloso, quindi idoneo a macchiarsi di tutti quegli atti che erano alla base della sua accusa de vi[13]. Per secondo prese la parola Publio Clodio, la cui orazione è difficile da giudicare, poichè ne possiamo ricavare il contenuto unicamente dalla risposta di Cicerone che si limita a liquidarla con un rapido accenno, colmo di sufficiente ironia. Per ultimo intervenne Lucio Erennio Balbo che più di tutti contribuì a dare un immagine di Celio come giovane depravato e capace di ogni genere di misfatto. Inoltre fu lui che più accuratamente trattò dell'assassinio di Dione e del precedente tentato omicidio del filosofo, ancora ospite di Lucio Lucceio, in cui cercò di dimostrare il coinvolgimento di Celio. Fondamentale era, quindi, la testimonianza di Clodia riguardo i crimina auri et veneni. Secondo la testimonianza di Clodia, era, a quel tempo, in ottimi rapporti con il giovane che si rivolse a lei per ricevere una somma di denaro che, a suo dire, avrebbe usato per l'allestimento dei ludi, ma che, come Clodia seppe più avanti, gli servì per corrompere degli schiavi di Lucceio per uccidere Dione. Il passo successivo sarebbe stato eliminare Clodia, che aveva scoperto il complotto, e per questo si accordò con gli schiavi di lei perchè la avvelenassero, ma questi misero al corrente di ciò la padrona e il piano fu sventato. L'arringa di Erennio è grandemente lodata da Cicerone che sottolineò la grande impressione che produsse e l'attenzione con cui i giudici la seguirono [14].

La difesa

modifica

La difesa si svolse in vari momenti. Per primo prese la parola riguardo i principali capi d'accusa lo stesso Celio Rufo che trasformò la difesa in un'aspra invettiva verso la controparte. Come testimoniato da Svetonio, colpì anzitutto Plozio Gallo che aveva preparato l'arringa di Atratino.

Per secondo, sui crimina de vi si espresse Marco Licinio Crasso che attraverso il suo discorso mirava a colpire la politica egiziana di Pompeo e spaccare, tra i giudici, il fronte favorevole a Clodio[15].

Alla fine - era proprio della sua tattica parlare per ultimo - intervenne Cicerone.

  1. ^ Cfr. il capitolo Clodius at the Theatre in T. P. Wiseman, Cinna the Poet and other Roman Essays, Leicester 1974, pp. 159-169.
  2. ^ Cfr. Cicerone, In difesa di Marco Celio, a cura di Alberto Cavarzere con testo latino a fronte, Introduzione, p. 9
  3. ^ Cfr. D.M. Cosi, Casa Mater Idaea. Giuliano l'Apostata e l'etica della sessualità, Venezia 1986, pp. 22-27
  4. ^ K.A. Geffcken,Comedy in the 'Peo Caelio' with an Appendix on the 'In Clodium et Curionem',Leiden 1973, p.10
  5. ^ M.R. Salzman,Cicero, the <<Megalenses>>, and the Defence of Caelius, in AjPh 103, 1982, p. 302
  6. ^ Cfr. In difesa di Marco Celio, a cura di Alberto Cavarzere con testo latino a fronte, introduzione pp. 11-12
  7. ^ Per quanto riguarda le implicazioni dell'affare egiziano a Roma cfr. I. Shatzman,The Egiptian Question in Roman Politics, in Latomus 30, 1971, pp. 363-369; sul collegamento con il processo di Celio vedi Wiseman, Catullus and his World. A Reappraisal, Cambridge 1985, pp. 54-62
  8. ^ Cicerone, in difesa di Marco Celio, a curadi Alberto Cavarzere con testo latino a fronte, marsilio editori, pag.12
  9. ^ A tali processi Fanno riferimento anche Cassio Dione 39, 14, 4 e Tacito, Dialogus de oratoribus, 21, 2
  10. ^ per l'identificazione cfr. F. Münzer, Aus dem Leben des M. Caelius Rufus, in Hermes 44, 1909, pp. 135-142
  11. ^ su questo e altri processi a Bestia cfr. J. W. Crawford, M. Tullius Cicero : the Lost and Unpublished Orations, Göttingen 1984, pp. 143-149
  12. ^ cfr. Wiseman, Catullus, p. 68 nota 78
  13. ^ Cicerone, in difesa di Marco Celio, a curadi Alberto Cavarzere con testo latino a fronte, marsilio editori, pp. 18-20
  14. ^ Cicerone, in difesa di Marco Celio, a cura di Alberto Cavarzere con testo latino a fronte, marsilio editori, pp. 21-22
  15. ^ cfr. Wiseman, Catullus, p.76

Bibliografia

modifica
  • Cicerone, In difesa di Marco Celio, a cura di Alberto Cavarzere con testo latino a fronte, Marsilio Editori, 1992.