Caratteristiche

modifica

La pesca in apnea è riconosciuta dalla normativa nazionale e comunitaria come una forma di pesca sportiva al pari di altre forme di pesca sportiva di superficie (regolamento CE n. 1967/2006 entrato in vigore a fine gennaio 2007). La sportività e la particolarità di tale disciplina è determinata dal fatto che l'immersione si svolge in apnea, cioè trattenendo il fiato per pochi minuti (massimo 2-3 per i migliori atleti), cercando la preda libera nel suo habitat naturale. Questa condizione richiede una preparazione atletica specifica, un buon livello generale di fitness e uno stato di salute dell’apparato cardio-circolatorio ottimale. Sebbene l’azione di pesca possa essere macroscopicamente schematizzata in poche fasi: preparazione in superficie, discesa, appostamento (o avvicinamento, o ingresso in tana), tiro, risalita, la pesca in apnea è in realtà un’attività ad alto grado di complessità. Per ottenere risultati é necessario, oltre ad avere una buona apnea, possedere la capacità di gestirla. Il pescatore deve avere, allo stesso tempo, un particolare adattamento all'ambiente marino e una profonda conoscenza delle abitudini delle specie bersaglio che si acquisisce con l'esperienza di moltissime ore trascorse in acqua. Una caratteristica esclusiva di questa tecnica di pesca è la capacità selettiva di scegliere il tipo e le dimensioni delle prede. Una calzante definizione é “Release and Cacht” dove il rilascio si esprime nella decisione a monte della cattura (F.D’Agnano – Editoriale http://cacciaepesca.tv/pesca/attualita/leditoriale-di-fabrizio-dagnano-ma-quanti-metri-scendi.html). Il release and catch sostituisce la pratica del catch and release propria della pesca con ami dalla superficie. In questo caso il pescatore dovrebbe rilasciare il pesce che non intende tenere per il proprio consumo, cercando di non danneggiarlo, e di riossigenarlo se sottoposto a lungo stress. La pratica è impossibile nella pesca sub, che, invece, consente di non stressare il pesce, che viene "rilasciato" senza alcuna ferita, poiché il pescatore, in via preventiva, sceglie di non colpirlo, riservandosi la cattura esclusivamente del pesce che vorrà consumare. Si predilige la cattura, anche singola, di pesci di maggiori dimensioni e con un coefficiente di difficoltà più alto. I fondali adatti a questa pratica sono prevalentemente rocciosi, o di natura coralligena (il grotto) , ma si ottengono lusinghieri risultati anche in zone meno ricche di anfratti o con prevalenza di poseidonia. In genere una rottura della monotonia di un fondale come può essere una roccia solitaria, un relitto, una tubatura sono richiami irresistibile per molte specie. Le batimetriche più usuali sono comprese tra la superficie e i primi 15-20 metri. Ma un ristretto numero di atleti particolarmente dotati é in grado di pescare con continuità oltre i 30 metri e raggiungere profondità vicine a 40- 50. L’attrezzatura è costituita da: fucile subacqueo, muta, pinne, maschera e aeratore, zavorra, boa segnasub. I fucili subacquei, annoverati tra gli attrezzi consentiti per la pesca sportiva dall’art. 138 lett.e del D.P.R. 1639/68, possono essere ad aria compressa oppure a propulsione elastica (arbaléte) e consentono un unico tiro a distanze relativamente modeste, contenute nel migliore dei casi entro 3-4 mt. E’ preferibile per lunghe permanenze in acqua l’utilizzo di una muta umida con particolari caratteristiche di coibentazione, aderenza ed elasticità. Le mute normalmente utilizzate hanno spessori compresi tra 3,5 e 7-8 mm. e sono da preferire senza cerniere e monofoderate. Le pinne sono generalmente lunghe con pala in tecnopolimero o nelle versioni più moderne in composito (fibra di carbonio o fibra di vetro). La maschera deve garantire buona vestibilità, ottimo campo visivo e volume contenuto. L’aeratore è un tubo, preferibilmente corto e largo, che permette la respirazione al subacqueo in superficie. La zavorra è costituita da una cintura che trattiene saponette di piombo, mediamente di 1 kg. l’una, in quantità relativa alla profondità d’esercizio e allo spessore della muta. La boa segnasub è forse l’accessorio più essenziale di un corredo per una battuta di pesca in apnea, oltre che obbligatorio a norma di legge. Possibilmente di dimensioni generose che ne permettano l’avvistamento da grande distanza. Il pescatore deve operare in un raggio di 50 mt. dalla verticale della boa e le imbarcazioni possono transitare a non meno di 100 mt. dalla stessa per evidenti ragioni di sicurezza.


Impatto biologico

modifica

Sebbene il nostro paese abbia una lunga tradizione di campioni, la pesca in apnea è esercitata da un numero esiguo di appassionati, rispetto alla totalità dei pescatori ricreativi, valutato in circa il 3% da studi effettuati in altri paesi (Spagna e California USA)[1],[2].Il gravoso impegno fisico necessario per catturare le prede che ne limita il numero di praticanti, la caccia in apnea condotta in ambiente ostile per l'uomo, l'affermarsi di tecniche di pesca all'aspetto e all'agguato che premiano la difficoltà della cattura singola o di esemplari di dimensioni ben superiori alle prede della pesca di superficie rendono la pesca in apnea una forma di pesca poco aggressiva. Nella piramide delle responsabilità del prelievo ittico (California Department of fish and game study - Marine Fisheries Survey 1984-1989)[3] alla pesca professionale è attribuito il 93%, a quella di superficie il 6,3%, e alla pesca in apnea lo 0,3%. La caratteristica capacità di selezionare le prede ne fa un sistema di pesca teoricamente compatibile con le esigenze di tutela di alcune specie ittiche ove necessaria o con una eventuale regolamentazione della pesca in determinate aree a differenza di sistemi di pesca devastanti e poco selettivi come ad esempio il cianciolo, una rete di circuizione. Questo concetto: "La pesca subacquea è l'attività più selettiva tra i diversi tipi di RF -Soliva, 2006” è espresso al paragrafo 2.2.2 pag. 8 di uno studio della FAO (Gaudin, C.; De Young, c. "Recreational fisheries in the Mediterranean countries: a review of existing legal frameworks. Studies and Reviews, General Fisheries Commission for the Mediterranean No. 81. Rome, FAO. 2007 - ISBN 978-92-5-105898-5). La caratteristica di alcune specie come la cernia o le corvine che adottano come strategia difensiva il rifugio in tana negli agglomerati rocciosi le espone in modo maggiore a questa tecnica di pesca inducendone un allontanamento dalla zone più vicine alla superficie. L’allontanamento e la riduzione di queste specie non è, però, imputabile alla sola pesca in apnea ma alla pressione complessiva di tutta la pesca sia amatoriale che professionale. Una recente pubblicazione dimostra che queste specie si riducono anche in zone dove questa è proibita [Antonio Di Franco et al."Evaluating Effects of Total and Partial Restrictions to Fishing on Mediterranean rocky-reef fish assemblages" Marine Ecology Progress Series Vol. 387: 275-285, 2009], altri lavori rilevano un aumento sia di quantità che di taglia esclusivamente nelle zone a riserva totale ma questo non si estende alle zone a riserva parziale dove sono consentiti tutti gli altri tipi di pesca sia professionale che ricreativa di superficie ad eccezione della pesca in apnea (Do partial marine reserves protect reef fish assemblages? C.M. Denny*, R.C. Babcock Leigh Marine Laboratory, PO Box 349, Warkworth, New Zealand -Received 23October 2002; received in revised form 16 April 2003; accepted 18 April 2003 ). L'impatto della pesca professionale, anche artigianale, e della pesca di superficie ricreativa consentite appare dunque molto rilevante, tale da vanificare completamente gli intenti di tutela (Lester, S.E. and Halpern, B.S.Biological responses in marine no-take reserves versus partially protected areas. Marine Ecology Progress Series 367: 49-56, 2008 - Higgins, R.M., Vandeperre, F., Pérez-Ruzafa, A., and Santos, R.S. Priorities for fisheries in marine protected area design and management: Implications for artisanal-type fisheries as found in southern Europe. Journal for Nature Conservation 16(4): 222-233, 2008). Diversamente dalla pesca in apnea amatoriale, le gare di pesca possono comportare un maggiore impatto sulla popolazione dei tratti interessati. Sebbene non ci sia univocità di pareri nella comunità scientifica è probabile che la concentrazione di atleti di alto livello, la frequenza delle competizioni in determinati tratti di costa comporti una riduzione sensibile di numero e taglia della cernia (“Recruitment of the Dusky Grouper (Epinephelus Marginatus) in the North-Western Mediterranean Sea” by Pascaline BODILIS, Anne GANTEAUME & Patrice FRANCOUR Cybium 2003, 27(2): 123-129, Spearfishing – Is it ecologically sustainable? Adam Smith and Seiji Nakaya, Australian Underwater Federation (AUF) C\ 4 Seaward Cres, Townsville QLD 4810, Australia Department of Environment, PO Box 917, Nuku’alofa, Tonga 3rd World Recreational Fishing Conference. 21-24 May 2002. Noerthern Territory, Australia).In Italia, da qualche anno, la Fipsas ha abolito la cernia dalle competizioni agonistiche. La riduzione della presenza di questo serranide nel mediterraneo è comunque generale, per questo alcuni paesi (Corsica – Francia) ne hanno vietato la pesca sia con la lenza che subacquea (PREFECTURE DE LA REGION PROVENCE-ALPES-COTE D’AZUR direction régionale des Affaires Maritimes Provence-Alpes-Côte d’Azur Marseille, le 30 décembre 2002 ARRETE N° 2002/1113).