Utente:Makmarius/Sandbox

  1. RINVIA [[1]]



Nel lontano 1992, ventitré anni or sono, vide la luce il primo personaggio satirico a fumetti della storia del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Quel fumetto prese forma grazie alla magica matita di Mario Caputi e acquistò voce grazie alla mia fantasia e alla mia immaginazione.

E se da un lato le vicende di Caputo sono ispirate ad episodi di vita vissuta, dall’altro lato Mario Caputi le ha trasformate in vignette in cui l’Appuntato, in un mondo tutto suo ( ... il carcere secondo Caputo ...), parafrasa sé stesso e le sue esperienze professionali. Peraltro, non è affatto casuale che il “nostro” ha il grado di appuntato, perché quel grado sia io che Caputi lo abbiamo davvero rivestito prima della riforma.

Al nostro eroe, inizialmente, è stato dato il nome di “AppuntatoCaputo”, con una crasi tra cognome e grado, per rendere l’idea di un poliziotto penitenziario rassegnato al proprio destino, che accetta la propria condizione come “il minore dei mali”, stato d’animo nel quale si trova colui che, minacciato di gravissima ingiustizia, accetta quelle minori come fossero un regalo.

Caputo fa apertamente il verso al “RagionierFantozzi” di Paolo Villaggio, che per stessa scelta fondeva il nome e la qualifica in un’unica parola.

Anche Caputo, infatti, è lo stereotipo della rassegnazione: è colui che “obbedisce tacendo”, è il Fantozzi delle carceri, e cerca disperatamente di far capire, attraverso i paradossi delle sue situazioni estreme ed esasperate, quali sono i mali dell’amministrazione penitenziaria.

Il nostro Appuntato si muove in una dimensione tutta sua, che noi abbiamo voluto chiamare “il mondo di Caputo”.

Nel “mondo di Caputo” sono stati ospitati (ovviamente in parodia) tutti i personaggi illustri dell’amministrazione penitenziaria e questi personaggi - Ministri, Capi Dipartimento, Direttori Generali … - sono stati rappresentati esattamente come li ha visti Caputo.

In realtà, Caputo è l’unico appartenente al Corpo ad aver mantenuto il grado di appuntato anche dopo la riforma perché lo indossa sul cuore.

L’AppuntatoCaputo esprime il punto di vista di quelli che vivono, ogni giorno e ogni notte,  la realtà penitenziaria in prima linea: nelle sezioni, sui muri di cinta, nelle corsie degli ospedali, nelle traduzioni.

Le vicissitudini che Caputo affronta sono sicuramente dei paradossi, delle estremizzazioni della realtà, ma si rifanno, comunque, a situazioni reali, quelle che Caputo vuole denunciare con le sue vignette e che, da un lato vogliono far sorridere, ma dall’altro vogliono far riflettere sui malesseri e sui disagi del carcere.

L’AppuntatoCaputo  ha subìto la riforma del 1991 senza poter esprimere la sua opinione, senza poter far sentire la propria voce e, per questa ragione, non l’ha mai considerata sua.

Caputo ha assistito, impotente, alla trascrizione degli articoli 12, 25, 30, 40 e 48 di quella legge e ha capito fin dall’inizio che per lui, e solo per lui, tutto sarebbe rimasto come prima. E fu da allora che decise di restare “APPUNTATO” e di rassegnarsi alla propria condizione.

Caputo ha letto la legge di riforma e ha continuato comunque a pensare la stessa cosa: «’A dà passà a nuttata!».

Ma, oltre a nuttata, sono passati anche gli anni e Caputo ha vissuto il tempo del rinnovamento: quello del “carcere della speranza”, quello del sovraffollamento, quello della sorveglianza dinamica, quello dei piantonamenti, quello delle traduzioni, quello del comparto sicurezza e del contratto, quello del riordino delle carriere, quello dei vice capi giovani e rivoluzionari e quello dei capi anziani e conservatori, e, tuttavia, lui dentro quelle quattro mura, è rimasto sempre l’appuntato, è rimasto sempre “Superiò”.

E, nel frattempo, per tutti questi anni noi abbiamo continuato a raccontare la vita quotidiana, attraverso le sue esperienze e il suo immaginario.

Abbiamo disegnato e dato voce a quello che lui ha vissuto giorno per giorno e a quello che lui ha visto, dal di fuori, del “Palazzo” e della società civile.

Ispirandoci a Orwell, con le strisce di Caputo abbiamo cercato di dimostrare che, davvero: “La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è un pò più uguale!”.

E nonostante tutto, il nostro appuntato è, per prima cosa, “un buono”, una brava persona che, anche in momenti di rabbia o di rancore, resta incapace di far del male a qualcuno. Ed è per questo che Caputo, come il Ragionier Ugo Fantozzi, andrà sicuramente in Paradiso.

Non possiamo dire la stessa cosa, invece, di coloro che lo sfruttano, che lo abbandonano nel momento del bisogno, che lo disprezzano, che lo deridono e che lo vogliono relegare nel limbo dei diseredati (… ma questo è “solo” un problema di coscienza).

In effetti, uno degli obiettivi delle vignette di Caputo è proprio quello di sensibilizzare le coscienze: dopo il sorriso del primo impatto, vorrebbero portare a un esame di coscienza, giacché quel paradosso, quella gag oggetto del fumetto è nient’altro che la parodia di un vero problema dell’amministrazione penitenziaria.

Quindici anni fa, dopo otto anni di fatiche, decidemmo di raccogliere, per la prima volta, le molte tavole dell’Appuntato in un primo volume, per rendere un’idea complessiva del “mondo di Caputo” e dei suoi paradossi. A quel tempo, per una migliore interpretazione e per ricostruire il particolare momento storico e lo specifico episodio che aveva ispirato la singola vignetta, commentammo la maggior parte delle tavole con brevi cenni didascalici. Nella prima parte di questo secondo volume, abbiamo ripubblicato un riassunto di quei primi anni.

La seconda parte raccoglie l’antologia, in ordine cronologico, di tutte le vignette pubblicate sul nostro mensile dal gennaio 2000 al dicembre 2014.

Tanti anni fa dichiarammo di non aver mai pensato, neanche lontanamente, di ispirarci ai Forattini, agli Altan o agli altri mostri sacri della satira politica, e lo dicemmo in buona fede, nella convinzione, però, che quel libro poteva contribuire, pur se in minima parte, a far riflettere sulle condizioni del Corpo, sui suoi guai e sulle responsabilità, attive e omissive, di chi doveva amministrarlo.

Oggi, siamo ancora più convinti della missione dell’AppuntatoCaputo.

La mission impossible dell’Appuntato deve essere quella di tenere in apprensione tutti quanti quelli che, nel bene e nel male, hanno la responsabilità di amministrare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria.

Tenerli in apprensione perché niente e nessuno può sfuggire agli occhi e alle orecchie dell’AppuntatoCaputo … nessuna colpa, nessuna negligenza e nessuna responsabilità.

Del resto, come potrete vedere nelle duecentoventi tavole di questo libro, Caputo non ha mai risparmiato nessuno. Nessuna franchigia, nessun salvacondotto e, soprattutto, nessun timore reverenziale: dalle manie di grandezza di Amato, all’immobilismo di Cianci, dagli uccellini di Coiro ai cagnolini di Margara, dalla prosopopea di Caselli alla Maserati di Ionta e fino alla vigilanza dinamica di Tamburino…

Tutti hanno trovato spazio nel mondo di Caputo, il fantasma dell’opera Margara, come il D’Artagnan De Pascalis, il cardinale Di Somma come l’highlander Pagano e sino al Marchese del Grillo Tamburino immortalato sulla copertina della Rivista.

Oggi come quindici anni fa, rinnoviamo l’auspicio, per noi stessi e per  i nostri colleghi, che tutti (anche coloro che ci hanno sempre criticato per partito preso, per invidia o per rancore) riflettano su ogni singolo episodio.

Nessuno può fare a meno di preoccuparsi di ciò che accade a un altro essere umano ed essere solidale con lui, al di là ed al di sopra dei retaggi, dei lignaggi e delle scale gerarchiche e sociali.

La storia ci ha insegnato che le caste si sono sempre estinte per non essere sopravvissute a se stesse e alla propria chiusura verso gli altri.

Quarantamila AppuntatoCaputo “aspettano e sperano” in un futuro migliore.

Giovanni Battista de Blasis